Le parole di addio di Pavoletti sono da lacrime…
Ciao.
Una parola semplice, come me.
Dico ciao al Genoa e a Genova dopo due anni intensi, felici, carichi di emozioni, entusiasmo e tanto lavoro.
Ricordo gli inizi. Gennaio 2015. Ero a casa, a Livorno. D’improvviso una telefonata: “Domani vieni a Milano, si firma per il Genoa”. Non ho dormito la notte per l’emozione: una piazza importante che ha colorato la storia del calcio con i propri colori. Sentivo fosse il posto giusto. Una nuova casa, in cui crescere e diventare grande.
Sono arrivato in punta di piedi, pronto a mettermi al servizio del mister e della squadra. I primi tempi in panchina sono stati duri, ma ero determinato a conquistarmi fiducia, affetto e un posto da titolare. Poi il gol al Parma: ricordo la gioia, la mia prima esultanza in rossoblù, la consapevolezza che il lavoro paga. Sempre.
Da quel momento i ricordi diventano un puzzle di facce, sorrisi, autografi, allenamenti, amici, sconfitte, vittorie, tristezza, entusiasmo, parole, gol. Fino agli ultimi due mesi della scorsa stagione, il momento più bello: la vittoria nel derby e quella con l’Inter in casa. Una salvezza conquistata con la forza del gruppo, a suon di bel gioco e gol: un lieto fine meritato.
Ora questa storia è giunta ai titoli di coda. Ma non l’amore per questa città e questa maglia. Gli amori non finiscono, cambiano forma. Oggi io sono chiamato ad una nuova avventura, ma non dimentico coloro a cui ho voluto bene e che me ne hanno voluto, perché sono parte di me. Nella vita a tutti capita di cambiare lavoro, di cambiare azienda, di partire per nuove esperienze, non è diverso per me. Nella vita capita anche di sbagliare a parlare: se alcune mie dichiarazioni hanno offeso o illuso qualcuno, mi scuso. Comprendo l’amarezza di tanti, riconosco la schiettezza e quell’essere scarni e diretti, tipico delle persone di mare. Ma non esiste alcun tradimento. Solo un cambiamento, che non giustifica il rancore, le minacce e gli insulti che qualcuno mi ha rivolto. È il percorso di tutti: strade che si dividono; una nuova tifoseria da abbracciare: calda come quella rossoblù e amica da sempre di quella genoana; compagni di viaggio che si salutano, per poi rincontrarsi, un giorno, chissà.
Se rompo solo adesso il silenzio, è perchè ho voluto evitare altri fraintendimenti e confusione. Ho preferito scrivere oggi, dopo un periodo di riflessione, per non alimentare altre polemiche.
Chiudo ringraziando tutti. Grazie al Presidente, alla società, al mister (presente e passato), ai compagni di squadra, ai tifosi, ai magazzinieri, ai giardinieri, ai custodi del centro sportivo e dello stadio… Vi sono grato per ogni parola, critica, complimento, pacca sulla spalla e sorriso che mi avete donato.
Sono nato al mare, a Livorno. Sono rinato al mare, a Genova. Ora ritroverò un altro mare. Per un’altra avventura.