L’avversaria di CL: il bagliore della Stella Rossa tra calcio, tifo e politica -Di Mattia Ronsisvalle
Domani sera alle ore 21:00, presso il Marakana di Belgrado (il Rajko Mitic), il Napoli affronterà la squadra Stella Rossa.
Noi di paroladeltifoso.it abbiamo il piacere e la missione di volere sensibilizzare i nostri tifosi per un’informazione completa volta a conoscere la storia dell’avversaria di domani.
L’ETA’ DELL’ORO – Il Fudbalski klub Crvena zvezda è il nome originale della squadra di Belgrado, uno dei team più titolati del calcio serbo.
Nel corso della sua storia i biancorossi possono contare diversi titoli: 28 campionati (di cui la maggior parte nella lega jugoslavia e il restante nel campionato moderno che prevede la Serbia come nazione a sé), 24 coppe nazionali (pre e post scissione della Jugoslavia) e diversi trofei intercontinentali, uno su tutti la Champion’s League (ex Coppa dei Campioni).
Il calcio serbo ha visto vivere un periodo d’oro nel corso degli anni 80’-90’ proprio grazie ai successi della Stella Rossa.
Nella finale della Coppa Campioni del 1990-91, i biancorossi si aggiudicarono il trofeo grazie alla vittoria ai rigori nella finale contro l’Olympique Marsiglia nel nuovo Stadio San Nicola di Bari, inaugurato da appena un anno, di fronte a 60.000 spettatori, di cui un terzo giunti dalla Jugoslavia.
Una coincidenza che forse nemmeno il patron Aurelio De Laurentiis conosce, dato che la sua ipotetica intenzione è quella di “trasformare” il San Nicola nel nuovo campo europeo casalingo del Napoli.
LA CRISI DEL SISTEMA SERBO – Dalla seconda metà degli anni novante però, il calcio serbo ha subito una profonda crisi.
I campioni come Dzajic, Stojkovic, Mihajlovic, Savicevic, Stankovic, Prosinecki, Belodedici, Jugovic e Pancev ormai non esistono più, l’era dei trofei gloriosi è solo un dolce ricordo.
Per come si presenta oggi la Superliga serba, questi risultati contano poco.
FIFpro, il sindacato internazionale dei calciatori, da qualche anno si è interessato alla brutta situazione in cui si trova la maggior parte dei club della Superliga e sconsigliando, negli ultimi anni, ai calciatori stranieri di firmare contratti con i club serbi, in quanto potrebbe non essere garantito loro un regolare stipendio.
Per darvi un’idea della crisi, vi diciamo che il campionato serbo è un torneo in cui le squadre fuori Belgrado segnano con il pennarello i palloni usati nelle partite. E parliamo teoricamente di squadre semi-professioniste.
Anche la Stella Rossa non sta attraversando un periodo roseo. Da anni accumula debiti su debiti (che si stimano essere superiori ai 30 milioni, un’enormità per una squadra serba) ed è tenuta in piedi dal governo, rappresentato all’interno della società dal comune di Belgrado, e dalla sponsorizzazione caritatevole da 4.5 milioni all’anno della Gazprom. La situazione debitoria è lo specchio della dirigenza, i cui membri cambiano in continuazione lasciando dietro di sé più problemi che altro. Il danno maggiore è stato fatto al settore giovanile, che fino a vent’anni fa era il più grande ed efficiente dei Balcani, e che oggi invece fatica a tenere il passo di quello del Partizan, che nel tempo è diventato il più importante del paese.
Certo le ultime qualificazioni in Europa League e in Champion’s League hanno permesso al club di proseguire il proprio percorso di crescita con una certa stabilità, ma la strada per tornare ai successi è ben lontana.
ARKAN E IL TIFO – Mettiamola così, il tifo dell’est Europa non è mai stato tranquillo e apolitico.
Diciamo anche che la politica è sempre stata una parte importante nel giuoco del calcio serbo dopo e jugoslavo prima. Ed è qui che spicca la figura di Arkan. Da sempre grande appassionato di calcio, Arkan è stato il leader del gruppo ultras più violento della curva della Stella Rossa Belgrado negli anni del conflitto iniziato nel 1991: Ražnatović è noto ai corpi di Polizia di tutta Europa, per aver imperversato tra Italia, Germania, Olanda e Belgio con rapine ed esecuzioni (anche su commissione dei servizi segreti della Jugoslavia di Tito) tra gli anni 70 e 80.
Una volta tornato in patria diventa uno dei principali protagonisti della guerra civile, e sugli spalti del Marakana organizza una spietata milizia di supporto a Slobodan Milošević, presidente della Serbia e della Repubblica Federale di Jugoslavia che troverà la morte a L’Ajadurante il processo a suo carico per crimini contro l’umanità. Arkan e le sue ‘Tigri’ seminano il terrore da vero braccio armato dell’espansionismo della “Grande Serbia”: i circa tremila volontari reclutati tra la curva dello stadio e le carceri belgradesi si rendono protagonisti di migliaia di uccisioni, e il potere del loro leader cresce a dismisura nel corso di quei tragici anni.
Ora quegli anni sono passati ma il tifo è sempre molto acceso, anche se il ministro serbo per la gioventù e sport, Vanja Udovicic, ha dichiarato che “Arkan e le sue milizie sono cose del passato. Chi verrà a Belgrado sarà accolto amichevolmente.
Vogliamo inviare alla Uefa e all’intera Europa un messaggio di sportività. Sono sicuro che tutto si svolgerà in modo pacifico e in piena sicurezza”.
CON GLI AZZURRI – Il Napoli ha affrontato la squadra serba due volte negli ottavi di finale di Mitropa Cup: nel primo match del 23 marzo 1966, la Stella Rossa ha sconfitto Napoli per 2 reti a 0, nel 14 aprile dello stesso anno il Napoli ha vinto in casa per un totale di 2-1.
Il Napoli viene da un’ottima vittoria contro la Fiorentina, i presupposti per vincere ci sono tutti, oltre all’arma Ancelotti che di Champion’s League ne sa qualcosa…
Mattia Ronsisvalle