L’ALTRA FACCIA DEL CORONA VIRUS CI PARLA DELL’IMPORTANZA DEI TIFOSI.

È davanti agli occhi di tutti il periodo che stiamo vivendo: il Corona Virus ha bussato alla nostra porta senza neanche avvisarci, senza prendere un appuntamento, entrando nelle nostre vite come uno sconosciuto per poi farsi conoscere in tutti i suoi minimi dettagli.

Si, proprio come una persona.
Abbiamo attraversato diverse fasi, quella in cui non sapevamo neanche l’esistenza, quella della scoperta e quella di averlo provato sulla nostra pelle.
Io a questa infezione preferirei assegnare un vero e proprio nome: la chiamerei “lezione”.

Oltre ad aver scoperto nuove cose, tante altre sono risaltate fuori, ahimè molto importanti per il nostro paese: la sanità in Italia, la povertà, l’importanza di un lavoro ed il peso che ha la tecnologia nel mondo moderno.
Quest’oggi però, vorrei soffermarmi sul nome che abbiamo dato a questa pandemia.
Lezione. Sotto tutti gli aspetti: nella vita di sempre ma anche nel calcio, il nostro sport preferito, soprattutto per quanto riguarda i tifosi.
Da anni ribadiamo l’importanza del tifo, il cuore pulsante di ogni squadra ma soprattutto di questa grande, grandissima azienda che ogni qualvolta che ha l’occasione cerca di denigrare e mandare “fuori strada” i supporters, che siano in Italia o all’estero, la realtà è uguale da tutte le parti.

Nella nostra penisola possiamo fare riferimento al Napoli: squadra conosciuta nel mondo per aver avuto il calciatore più forte di tutti i tempi, Diego Armando Maradona ma anche per il calore che la piazza riesce a dare alla squadra.

In alcune circostanze essi vengono definiti “drogati” dal presidente Aurelio De Laurentiis nonostante siano fondamentali –a parlare sono i numeri- per le vittorie interne della squadra azzurra.
Il pubblico, da molti anni a questa parte, non occupa nessun posto nella piramide del calcio, tenendolo sempre fuori da ogni contesto “futbolistico” senza attribuirgli la giusta importanza.
Come vi dicevo, questa epidemia è una lezione.

Perché? In questi giorni stiamo assistendo alla questione “porte chiuse, porte aperte” in Italia mentre i Germania, che sono ripartiti senza i spettatori allo stadio, stanno cercando di sopperire a questa assenza con sagome di gomma ma soprattutto con audio di cori registrati per creare un’atmosfera adeguata ad una partita a dimostrazione di quanto senza la loro presenza non c’è calcio.

Insegnamento per tutti, ma soprattuto per gli organi alti di questa “forza economica”, i tifosi sono parte integrante di questo sport quasi quanto i giocatori.
“Una volta alla settimana, il tifoso fugge da casa sua e va allo stadio. Sventolano le bandiere, suonano le trombe, i razzi, i tamburi, piovono le stelle filanti e i coriandoli: la città scompare, la routine si dimentica, esiste solo il tempio. In questo spazio sacro, l’unica religione che non ha atei esibisce le sue divinità…” disse Eduardo Galeano.

Ecco, vi lascio così, con questa affermazione che vi farà riflettere particolarmente, così come quest’articolo.

Gennaro Del Vecchio

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