La storia di Jamie Vardy: l’attaccante operaio

Sheffield, Nord dell’Inghilterra, è lì che ha luogo la storia del protagonista di oggi: Jamie Vardy. L’attaccante inglese nasce l’11 Gennaio 1987 da un’umile famiglia operaia la quale, nonostante le ridotte possibilità economiche, permette al ragazzo di coltivare la propria passione per il calcio. Jamie, all’età di quindici anni, riesce a superare un provino per la squadra più importante della sua città, vale a dire lo Sheffield Wednesday, club che inizialmente lo accoglie a braccia aperte dopo aver notato le sue caratteristiche, ma che successivamente lo scarterà a causa del fisico definito eccessivamente “scarno”. L’amore per il gioco del pallone porta Vardy a ripiegare su un piano B, ovvero allenarsi per la squadra di quartiere, lo Stocksbridge Park Steels, con cui rimarrà legato per ben 4 anni a causa delle mancate opportunità legate alla scarsa visibilità di cui godeva la società in ambito nazionale; inoltre il guadagno non era dei migliori, in quanto il ragazzo all’età di ormai 20 anni percepiva 30£ settimanali, il che implicò la necessità di trovare un ulteriore impiego. Jamie seguì le tracce della propria famiglia, divenendo così operaio in una fabbrica di carbonio che lo teneva impegnato dalle 10 alle 12 ore al giorno, sottoponendolo a sforzi fisici estremi. Il lavoratore di Sheffield continuò ad allenarsi cercando di migliorare sopratutto dal punto di vista atletico, non a caso riuscì a siglare 66 goal in 107 partite stagionali, statistica che gli permetterà di farsi notare da una squadra di ottava divisione inglese, l’Halifax Town, con la quale mise a segno altre 27 reti in 41 apparizioni. I risultati cominciavano ad arrivare, gli sforzi di Jamie stavano per essere interamente ripagati dal campo, in quanto dopo un’ottima esperienza al Fleetwood Town, club di quinta divisione con cui il ragazzo fece scintille, arrivò la chiamata del Leicester, all’epoca in Championship. Vardy fu pagato 1 milione di sterline, cifra abbastanza rilevante considerando l’età del giocatore acquistato (25), ma che si rivelò del tutto efficace. La prima stagione però non fu delle migliori, in quanto l’attaccante ingannato dall’ampio stipendio percepito dopo anni di sacrifici, passava intere notti a fare baldoria fin quando la società non lo convocò per rimetterlo in sesto. Di lì in poi la storia cambiò radicalmente: allenamenti, sudore e tanto impegno, furono gli ingredienti che gli permisero insieme ai “Foxes” di raggiungere la Premier League; il protagonista di questa impresa? Proprio lui, Jamie, il quale insaccò 16 goal fondamentali al raggiungimento della vetta. L’approdo nella massima serie oscurò la sua figura, dato che Ulloa godeva del posto da titolare; l’annata fu decisamente altalenante e il Leicester riuscì a salvarsi sul filo del rasoio, decidendo successivamente di ingaggiare un nuovo allenatore, ovvero Claudio Ranieri, il quale vide in Vardy l’attaccante perfetto per la propria squadra. La scelta del tecnico fu perfettamente azzeccata, quella stagione fu una tra le più memorabili del ventunesimo secolo, una mera impresa calcistica: i foxes dettavano il proprio gioco su qualsiasi campo inglese, guadagnando meritatamente il premio tanto atteso alla fine del percorso, niente di meno che la vittoria della Premier League. Jamie si era preso ciò che gli spettava dopo una vita volta al sacrifico, 24 goal stagionali, statistiche importantissime che lo portarono addirittura ad esordire in nazionale all’età di 28 anni; anche lì il ragazzo di Sheffield si fece valere: 7 goal in 26 apparizioni. Con il passar degli anni lo “striker” non ha perso la fame del goal, non a caso lo scorso anno riuscì a classificarsi come miglior marcatore, mentre quest’anno ha già messo a segno 5 goal in 3 match, niente male per un trentatreenne. La storia di quest’uomo ci insegna che nessuno ci regala qualcosa, bensì la nostra forza di volontà mista al lavoro è l’unico ingrediente che ci permette di guadagnarci qualcosa di davvero importante. Vardy prima di diventare un attaccante riconosciuto globalmente ha sputato sangue e lavorato, ora si gode il suo meritato premio, la gloria. Una delle storie più emozionanti del panorama calcistico, signori e signore, ecco a voi l’attaccante operaio.

Renato Oliviero

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