La costruzione dal basso, idea vera o moda?

Foto: besoccer.com

Il calcio nella sua vena tattica è in continua evoluzione, nonostante quelli che sono considerati dei veri e propri Guru restano intoccabili con le loro idee tattiche. Non saremo qui a parlarvi di epoche tattiche ma proveremo a chiarire i vostri dubbi circa la “Costruzione dal basso” utilizzando il portiere, quanto sia diventata virale nonchè un vero must.

E’ necessario partire dal cambiamento più recente, il portiere può rimettere in gioco il pallone su rimessa anche nella sua area, non è più necessario aspettare che la palla esca dall’area di rigore. Bene era il 2019 e lIFAB rivoluzionava il calcio con questa nuova regola, per molti controversa, per altri una vera innovazione.

Se volessimo esser precisi però, non è che serviva l’IFAB per permettere alla costruzione dal basso di proliferare, bastava un attimo tornare al Barcellona di Guardiola e del Tiki Taka per avere già il primo esempio di questo tipo di manovra. Se il tecnico catalano, deve tanto a Rinus Michels e Johan Cruijff per il suo inconfondibile stile di gioco che tanto ha preso dal “Totaalvoetball”, d’altro canto il calcio moderno, deve tanto a Pep per esser stato il pioniere di questa variante di gioco già con Victor Valdes. Sarri, Gattuso, Inzaghi e Fonseca, esempi nostrani di tecnici che utilizzano la costruzione dal basso, ma vediamo in concreto su quali basi si fonda questo credo, le skills che i giocatori devono avere ed i pro e i contro dell’utilizzo.

La salida lavolpiana, cosi è stata rinominata in terra catalana, parte così : portiere imbastisce il possesso, il mediano di centrocampo, scala in mezzo ai 2 centrali di difesa, per creare una ennesima soluzione di passaggio e i terzini si allargano e si alzano. Semplice detto così, anche per noi, sotto certi aspetti che della tattica siamo neofiti. Le skills, l’identikit dei calciatori utili affinchè la salida lavolpiana, sia efficace sono le seguenti: portiere bravo con i piedi – Ederson ad esempio- e in palleggio, uno dei due centrali che sappia fare il libero alla vecchia maniera, – Bonucci uno dei top – alleggerendolo dai compiti di marcatura, un mediano di impostazione e non di rottura – Locatelli grande scoperta – che faccia del fioretto la sua arma preferita e del fosforo la sua vera forza.

Foto: assoanalisti.it

Abbiamo chiarito un pò le idee, circa la dinamica e il tipo di interpreti necessari, è il momento di conoscere i pro e i contro della costruzione dal basso.

I Pro della costruzione dal basso; innanzitutto si crea una superiorità numerica nella creazione dell’azione offensiva, conseguenza del pressing alto portato dall’avversario. Si abbandona il gioco delle posizioni, si danno cosi meno punti di riferimento, tutti adeguano la loro posizione, in funzione dell’azione cosi come era nell’idea calcistica olandese. Tornando alla superiorità numerica, si tenderanno a creare spazi in mezzo al campo, vedasi i gol di Manè e Salah su impostazione che parte da Alisson.

I Contro della costruzione dal basso; il rischio di perdere palla è dietro l’angolo vedasi Bastoni in Coppa Italia ma anche il Napoli di Gattuso ha regalato tanti gol. La sofferenza del pressing alto diventa un vero problema, nonostante l’innalzamento del baricentro avversario fosse una vera manna. Il pressing alto porta alla frenesia nel costruire, mancanza di freddezza, minuti che scorrono e gol che non arriva, non sono fattori che amano la costruzione dal basso. Ultimo non per importanza è che l’ azione può passare da offensiva a difensiva, un pallone che non arriva all’interprete giusto, la touchè regalata all’avversario ed il capovolgimento di fronte è dietro l’angolo, eppure cercavamo di creare una palla gol e invece l’abbiamo concessa.

Nel nostro essere neofiti ed inesperti abbiamo provato a chiarirci le idee sulla nuova tendenza tattica che sta spopolando, Neur, Alisson ed Ederson sono i portieri che più traggono vantaggi da questa manovra. Ennesimo capitolo di una rivoluzione tattica in corso nel XXI secolo, una rivoluzione che deve tanto a Rinus Michels e che oggi ancora influenza la crescita di tanti allenatori.

Daniela Villani

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