L’ Italia del calcio nel…pallone. Una ripartenza superficiale e lontana anni luce dalla “bolla” americana
Mancano poche ore e riprenderà la stagione 19/20 della Serie A. Dopo settimane e settimane di indecisione e controversie sulla possibilità o meno di portare a termine il campionato, il calcio italiano sta per entrare nel vivo di un’ estate infuocata di partite, come mai era successo prima.
Ma che ripartenza sarà ? Quanto effettivamente sarà garantita la sicurezza tra gli addetti ai lavori(calciatori e altri protagonisti impiegati nello svolgimento della competizione) e il “mondo esterno” ? A nostro parere poco.
Le squadre si sposteranno da una regione all’ altra del Paese, da Nord a Sud. E ciò non rassicura per niente. Perchè se ci sono regioni dove i contagi si sono praticamente azzerati, vedi la nostra Campania; ce ne sono altre in cui questi non si sono per nulla fermati. In primis la Lombardia che ne conta ancora oltre 150 al giorno e che vede protagoniste tre squadre nella massima categoria. E pensare che questo Sabato proprio l’ Inter verrà a giocare con tutti i suoi tesserati a Napoli per la sfida di Coppa Italia…
Perchè rischiare di dover fermare di nuovo tutto se malauguratamente si verificassero positività nelle squadre, in un Paese messo fortemente in ginocchio dal Coronavirus e dove diversi calciatori hanno contratto la malattia ?
Basta allargare lo sguardo oltre la nostra penisola per osservare come c’ è chi sta spendendo energie per far sì che si ritorni ad intrattenere la gente in totale sicurezza, senza dover rischiare un altro stop. È il caso degli Stati Uniti e del suo equivalente maggiore sport nazionale per seguito: il basket. La National Basketball Association, NBA, ha messo a punto la “bolla”, un modello eccezionale con cui concluderà la stagione limitando praticamente a zero il rischio di contagi.
Tutta la NBA sarà racchiusa in una “bolla” di 100 km quadrati con tutto quanto serve per accogliere i protagonisti. Un operato che centra lo scopo di separare le squadre, gli arbitri e gli addetti ai lavori dal resto del Paese. Si è fatto canestro !
Avverrà tutto all’ Espn Wide World of Sports Complex di Disney World, vicino a Orlando, la casa di Topolino, in Florida. I protagonisti ci arriveranno il 7 Luglio, riprenderanno a giocare il 31 dello stesso mese e ci rimarranno sino agli inizi di Ottobre. Un tour de force isolati dal “mondo esterno” per regalare a tutti gli appassionati del principale campionato di basket del mondo un finale di stagione e l’ assegnazione del prestigioso titolo.
Uno sforzo logistico grandissimo, ma che dimostra ancora una volta le grandi possibilità degli USA per lo sport.
In Italia invece niente tentativi di questo genere. Sì, il progetto sarebbe molto dispendioso ed è praticamente utopia nel nostro sistema calcistico e sportivo in generale, ma non si è manco provati ad abbozzare una organizzazione di questo genere.
Personalmente immagino un finale di Serie A giocato tutto in una delle due isole, Sicilia e Sardegna, dove si è sempre avuto e si ha la situazione migliore a livello di contagi. Le squadre starebbero, proprio come i cestisti americani in Florida, in quella che diventerebbe la “bolla dell’ isola”: trascorrerebbero lì i mesi di Giugno e Luglio necessari per chiudere la stagione e si muoverebbero in zone circoscritte senza possibilità di rilevanti contatti con il “mondo esterno”.
Ma in Italia a quanto pare anche il solo pensiero di qualcosa di simile è fantascienza.
Si torna a giocare sì, ma col rischio che nel giro di poco si possa ribloccare nuovamente tutto. Ovviamente ci auguriamo di no, ma il rischio lo si sta correndo.
Marco Falco