Il pezzotto e la sua storia: Napoli prima, il resto d’Italia poi

Il pezzotto e la sua storia: Napoli prima, il resto d’Italia poi

Sarebbe opportuno disquisire sull’origine del termine pezzotto, prima di parlare del suo odierno uso e della sua attuale diffusione. Il termine nasce a Napoli intorno agli anni 50. I ladri quando rubavano le automobili si scontravano con un problema che richiedeva assolutamente una rapida risoluzione. Le auto avevano un numero di telaio stampato sotto al cofano che rendevano le auto rubate facilmente riconoscibili ai controlli.

Per ovviare a tale “disagio”, i ladri dovevano necessariamente sostituire questo numero per evitare guai con la legge, con la giustizia. Asportavano quindi il vecchio pezzo su cui era inciso il numero di matricola con un “pezzotto” ossia un nuovo pezzo marchiato a sua volta con una matricola falsa, unico modo per eludere e bypassare i controlli. Il pezzotto identificava quindi qualsiasi prodotto contraffatto, ma con un’etichetta che fosse simile all’originale.

In Italia il termine si è diffuso circa 20 anni fa, quando sono arrivate le pay TV  e il calcio satellitare. Solo allora il bel paese ha cominciato così ad amare e apprezzare “l’arte napoletana del camuffamento e arrangiamento”  dotandosi delle schede stream “con il chippone” che consentiva agli utenti di sborsare meno denaro. Il pezzotto, quindi, da allora si è associato alla contraffazione di abbonamenti prima televisivi, poi con l’arrivo di internet e del calcio in streaming, cibernetici.

Tutto questo, più le notizie degli innumerevoli arresti su tutto il territorio, non hanno fatto altro che consolidare l’immagine di un mondo iperconnesso e sommerso, in cui la criminalità sguazza con la complicità di aziende estere che diffondono non solo le partite di calcio ma qualsiasi servizio di streaming. Basti pensare alle sole vendite del 2020 di 2 milioni di pezzotti, un numero che eguaglia la cifra degli abbonati di Dazn, per avere un’idea. La guerra allo streaming illegale è ormai prerogativa della Guardia di Finanza e della Polizia Postale che però devono scontrarsi con la vacuità del web e l’impossibilità di rivalersi su un numero davvero impressionante di cittadini.

Franco Maccarelli, alias Eros, alias “mistero della luce” due sue nickname, aveva provato a mantenere segreta la sua identità, scoperta nel settembre del 2019 purtroppo per lui. Secondo gli inquirenti il più grande network pirata di piattaforme televisive con 5 milioni di utenti per 60 milioni di euro annui. Un anno e mezzo dopo lo smantellamento della sua rete tuttavia “il re del pezzotto” risultava essere ancora a capo di un’organizzazione simile. Nuovamente sgominato, ma stavolta da un’operazione che vedeva coinvolti 12 paesi europei praticamente una “delta Force” contro “il re del pezzotto”.

“ La pirateria è un reato” slogan che andava in voga e in onda incessantemente per impaurire i gestori dei servizi pirati e gli utenti e tentare di combattere tale reato. “La pirateria uccide il calcio“ la versione calcistica più nota e diffusa da una campagna pubblicitaria partorita nel 2019 della Lega calcio, in cui si sottolineava che la fine del calcio era dovuto al pezzotto e non a competizioni improbabili, al calcio scommesse, alle guerre tra federazioni, alle valanghe di milioni destinate ai calciatori pagati pure per salutare tifosi.

Le colpe del declino andrebbero invece ricercate proprio nelle decisioni delle nostre massime istituzioni calcistiche che hanno avuto un effetto negativo sul proliferare dello streaming illegale. A conferma di ciò le ultime assegnazioni dei diritti televisivi della serie a DAZN, la cui difficoltà di gestione e ricezione sono ben noti a tutti, che hanno visto un clamoroso incremento dei pezzotti.

Segno che “obbligare“ a sottoscrivere più abbonamenti per campionato e coppe, non è stata la migliore strategia per migliorare e sostenere la battaglia contro la pirateria. Ad oggi, infatti, per i clienti è meglio il pezzotto che offre un servizio che parte immediatamente appena accendi la televisione e garantisce un’assistenza più repentina rispetto alle Tv legali. Sky ad esempio ci mette 48 ore per venirti a fare assistenza. Gli stessi clienti sottolineano poi che con un solo abbonamento il pezzotto ti consente di vedere tutto lo streaming possibile e inimmaginabile Netflix, Disney, Amazon, Sky, inoltre con una notevole differenza di prezzo, differenza incolmabile.

Che il pezzotto rappresenti un problema reale per le tv legali e la Lega dal punto di vista economico e di gestione non lo si discute assolutissimamente, conosciamo benissimo le conseguenze che pagano le stesse. Alla Lega calcio non resta altro che porsi un paio di domande e darsi un paio di risposte. La partita la Lega la può ancora vincere, deve semplicemente giocarsela con carte migliori.

Francesca Tripaldelli

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