Il Napoli gioca male: perché?

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Il Napoli gioca male: perché?

Il calcio post Covid ci ha consegnato uno sport diverso, profondamente cambiato nei suoi fondamentali. Abbiamo ampiamente parlato delle modifiche apportate sul prato verde, come le 5 sostituzioni e i match ogni 3 giorni, causa Europei. Proviamo a spiegare perché il Napoli gioca male.

Perché il Napoli gioca male? La disamina esige profondità di dibattito e analisi critica. Partiamo dal presupposto che Rino Gattuso, dopo essere entrato a stagione in corso a seguito della tragica gestione Ancelotti, anche quest’anno non ha potuto fare il ritiro col gruppo squadra. A far parte della rosa a Castel di Sangro, erano presenti infatti numerosi esuberi ed il planning societario non era ancora chiaro e definitivo: Amir Rrahmani è stato probabilmente l’unico acquisto ad unirsi per tempo alla nuova squadra.

Osimhen, tassello fondamentale del Napoli di Gattuso e investimento importante della società, ha giocato finora pochissime partite. Il nigeriano è alle prese con un infortunio alla spalla patito in Nazionale che pare essere più grave del previsto. Mentre si prova ad indovinare la data del suo rientro, appare chiaro che il progetto tecnico del mister calabrese è in stand-by in questo momento. L’ex Lille garantiva quella profondità necessaria al suo 4-2-3-1, il cui assetto tattico si basava sugli spazi lasciati dal ragazzo di Lagos, poi sfruttati dai vari Politano, Lozano e Insigne. Mancando quindi la colonna portante di tale modulo, Gattuso ha visto venir meno anzitempo tutte le sue idee.

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Ma non è tutto: dopo Osimhen, nella gara di San Siro contro l’Inter, Rino ha dovuto subire anche l’assenza del miglior goleador della storia del Napoli, Dries Mertens.

Ecco che la squadra si è trovata a mettere in atto un modulo che non era stato cucito sugli uomini in campo. L’assetto tattico, infatti, non esalta le caratteristiche di chi deve sopperire alle assenze in attacco, ovvero Petagna. Non ci si può aspettare dall’ex Spal lo scatto e la profondità, ma soprattutto il club non l’ha acquistato per questo.

Appare quindi chiaro che i problemi del Napoli affondano le loro radici qui. La squadra vista ad Udine ha palesato mancanza di verticalità e approssimazione tattica, un senso di sfiducia dettato dalla poca personalità di alcuni interpreti chiave e dal destino avverso. Un destino a cui gli azzurri hanno dimostrato di non saper rispondere, in continua balìa degli eventi.

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A coronamento della situazione già problematica si aggiunge un’importante variante, diretta conseguenza del calcio in tempi di Covid. Giocare ogni tre giorni mette a dura prova la tenuta mentale e fisica dei calciatori, e mai come quest’anno il Napoli ha provato sulla propria pella cosa significa avere l’infermeria affollata.

Insomma, il problema del gol e del gioco può essere collegato alla contemporanea assenza dei due attaccanti titolari. Si spera che il 2021 sia più benevolo con squadra e tecnico, perché il credito con la fortuna è enorme.

Luca Linardi

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