Il diavolo veste CR7 – di Livio Varriale

Cristiano Ronaldo sconta il patto con il diavolo. Cari amici della sfera cubica oggi voglio parlarvi di un fatto che sta sconvolgendo il mondo calcistico su più fronti. La Juventus, come ben sapete, ha acquistato il giocatore più influente del mondo, Cristiano Ronaldo. Un’azione di marketing prima che calcistica, ma davvero stellare se consideriamo il livello appena sufficiente del calcio italiano negli ultimi anni. Cristiano Ronaldo è un giocatore che proviene dal Real Madrid, un centro di potere globale che in questi giorni ha approvato la costruzione di un nuovo stadio da 574 milioni. Chi è stato nell’attuale Santiago Bernabeu, seppur vecchio, lo farebbe a cambio volentieri con il proprio luogo di culto calcistico cittadino. E c’è davvero poco da dire a riguardo se pensiamo al fatto che il Real Madrid ha una rosa che vale 969 milioni di euro, è il club più titolato della storia europea ed ha un fatturato di 620 milioni di euro l’anno.

Chi entra nel Real Madrid è certamente un top player, anche se panchinaro e spesso costretto a giocare poco. L’esempio del Napoli è lampante: Albiol, Callejon ed Higuain sono dei signori giocatori nonostante non avessero ampio spazio nei Blancos spagnoli.

Quella che sto per raccontarvi sembrerebbe una storia tratta da un romanzo di Dan Brown, ma rappresenta invece il livello globale di potere e squallore che interessa non solo il calcio, ma tutte le attività di primissimo piano che muovono soldi pesanti nei mercati.

Ed il calcio, come vi ho detto, è uno di questi.

Cristiano Ronaldo è sempre stato un giocatore forte di suo. Non ha mai avuto bisogno di troppe sponsorizzazioni, pagine di giornale o articoli compiacenti perché è un fuoriclasse ed anche uno sportivo serio e professionista ligio al dovere.

Successo immeritato? No, ma è chiaro che ce ne passa dall’essere un fuoriclasse rispetto ad un testimonial.

Esistono dei giri vorticosi che ti garantiscono più di quanto ci si potrebbe aspettare dalla vita anche del più forte calciatore  del mondo ed il fatto che Cristiano Ronaldo non sia solamente un top player di una signora squadra, ma un marchio commerciale noto più della sua militanza calcistica, ne è l’esempio pratico.

CR7 è un brand che macina quanto fattura il Napoli praticamente:200 milioni di euro.

Adesso prendete questo fatturato e sommatelo per 5 anni, troverete ovviamente una cifra blu di 1 miliardo di euro. Soldi costruiti su un personaggio sportivo, ma anche su un prodotto di marketing che è cresciuto grazie ai riconoscimenti internazionali che l’hanno reso il giocatore più forte del mondo, più corretto e pieno di umanità.

A 30 anni suonati, dopo anni di business miliardario, la procura spagnola ha acceso i riflettori anche su di lui contestandogli una evasione di soli 14 milioni di euro. Lui si è difeso, ma alla fine ha patteggiato una condanna a due anni ed una riduzione dell’importo evaso a 5 milioni di euro. Risultato? 18 milioni di multa che il portoghese ha pagato senza pensarci.

Riflettete sul fatto che la Fifa abbia premiato Modric e non lui, sul fatto che sia passato alla Juventus, grazie soprattutto alla legge del Governo Renzi che accoglieva per cifre irrisorie capitali stranieri e che giarda caso la sua cessione è stata pianificata con 8 mesi di anticipo. Ronaldo sta vivendo la stessa sorte che ha già escluso il suo rivale in campo Lionel Messi dalla competizione per l’uomo più influente del calcio, ma è chiaro ed evidente che qui il calcio c’entra poco. C’è bisogno di dare un asset diverso all’economia del calcio fatta di sponsorizzazioni e soldi che vengono versati in attività benefiche sempre collegate al giro dei generali in casa FIFA. L’accusa di stupro , inusitata visti gli anni trascorsi e l’accordo già sottoscritto tra le parti, è servita proprio a questo: fermare una volta e per tutte il business che ruota intorno a CR7 per destinarlo ad un nuovo testimonial di talento e soprattutto giovane.

Non entro nel merito della questione, non sono un giudice e non mi appassiona più di tanto la vicenda, ma che questa serva a farci comprendere che dietro un risultato di una partita ci siano tante sfaccettature che rendono la sfera cubica … allora sì.

Livio Varriale

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