Celtic e Rangers sono due squadre calcistiche in primis ma sono altrettanto dei simboli per la città e per le genti. Simboli non solo calcistici perché Glasgow e le sue strade inglobano secoli e secoli di storia che partono dall’epoca celtica, passando per quella Imperiale fino ai giorni nostri. Glasgow ha da sempre visto contrapposte idee religiose e politiche, che manco a farlo apposta si riversano e si riflettono nel calcio, il tutto per dar vita a una delle stracittadine più affascinanti del Mondo.
Il Celtic come noto fu fondato a Forbes Street in una chiesa Cattolica, da un frate di origini irlandesi – ecco spiegata la forte simpatia per il Celtic da parte degli irlandesi- ponendosi a sostegno della comunità cattolica della Capitale e che fino a pochi anni fa, aveva tra le sue fila solo giocatori di fede cattolica. D’altro canto i cugini blu del Rangers uniscono la frangia protestante della città scozzese, da sempre la grande maggioranza religiosa, figlia della scissione anglicana di Enrico VIII.
Dove c’è conflitto religioso non può mancare il conflitto politico. Risparmiando la lezione di geografia con annessa spiegazione del Commonwealth è sotto l’occhio di tutti che a Glasgow, in particolare, il referendum per l’indipendenza scozzese ha fatto scalpore e non poco. Referendum che infiamma e influenza i match tra Rangers e Celtic, dove trova terreno fertile. La contrapposizione vede i Rangers molto legati alla corona britannica della regina Elisabetta e contrari all’indipendenza, contrapposti al Celtic, i biancoverdi –con legami e radici legate all “EIRE” – propensi in maniera eccessiva verso l’indipendenza scozzese.
La rivalità sul prato verde arricchita da questi fattori extra calcistici rende questo match unico. Il fascino di questa partita non è scappata all’attenzione della Premier League che qualche anno addietro addirittura aveva spinto per far si che le due squadre di Glasgow- dopo Cardiff e Swansea, due gallesi – partecipassero al campionato più bello del mondo. Proposta bocciata all’unanimità dei club di Premier e che forse un po’ ci lascia l’amaro in bocca. A questo match sono molteplici le vicende calcistiche e non correlate, impossibile non citare alla vigilia dell’Old Firm giocatosi a Pasqua del 2011 quando fu recapitato un pacco bomba all’allenatore del Celtic, Neil Lennon. Il match di Domenica conclusosi con la vittoria del Celtic non è stato da meno e se fuori dal campo gli scontri sono stati placati, in campo non se le sono di certo mandate a dire. Due rossi per i Rangers conditi dal clamoroso pugno di Ryan Kent ai danni di Scott Brown, antipasto del gol beffa del Celtic al minuto 86 di James Forrest che ha mandato all’inferno i Rangers di Steven Gerrard.
Resta semplicemente il fascino di una partita che porta con se anni di storia, di passioni e di vicende uniche. Rivalità e violenza che hanno fatto scalpore ma che hanno alla fin fine alimentato l’essenza del calcio, quel calcio moderno che dovrebbe riscoprire la vera e sana rivalità guardando un po all’Old Firm come esempio da esportare, prendendo il meglio da questo per far si che il calcio resti una sana competizione e che non abbia nulla a che vedere con la violenza, perché il calcio, d’altronde resta pure sempre uno spettacolo stupendo ad ogni latitudine del Mondo.
Daniela Villani