Il “Ciruzzo Furioso”, la prima punta e l’arte di arrangiarsi

Mertens (con Insigne) è ancora un punto fermo dell’attacco azzurro privo di un centravanti. Milik c’è ma ancora non incide. Così il Napoli, come la città che rappresenta, si deve “arrangiare”

I problemi del Napoli relativi al reparto offensivo non sono mai diventati concreti grazie alla capacità dei suoi allenatori e alla qualità degli attaccanti azzurri.

Sembra passato un secolo da quando il presidente Aurelio De Laurentiis ha acquistato al posto di Mr. 90 Milioni Gonzalo Higuain, l’attaccante polacco Arek Milik. Purtroppo la sfortuna si è accanita con il bomber ex Ajax che dopo un inizio incoraggiante sotto il Vesuvio, ha subito due gravi infortuni subiti a entrambi le ginocchia.

Intanto Maurizio Sarri, a causa di alcune lacune non colmate dalla società, si è dovuto inventare Dries Mertens prima punta e la scelta è stata premiata. Ad oggi, l’allenatore è cambiato, Milik sta bene, ma ad essere protagonista è sempre lui: il folletto belga.

Inoltre, il Napoli ha ceduto Roberto Inglese al Parma e in attesa di Amin Younes (che non è una prima punta ed è al momento infortunato), Carlo Ancelotti ha a disposizione oltre a Milik proprio Mertens.

Guardando questo inizio di stagione e i numeri, la realtà afferma quanto sia indispensabile l’utilizzo di “Ciruzzo”. Milik, sul campo da gioco sembra ancora “timido”, mentre Mertens ha sempre avuto fame di gol e di vittoria. È bastato rivedere la sua rabbia dopo il pareggio casalingo contro la Roma (conquistato proprio grazie ad una sua marcatura) e la sua reazione in occasione della partita contro l’Empoli (sugellata con una splendida tripletta), per capire quanto il bomber belga voglia essere protagonista con la maglia azzurra.

Per carità, nessuno vuole sminuire Milik. Le sue capacità non sono certo in discussione. Tuttavia, è indubbio che al Napoli serva un bomber in grado di segnare 20 – 30 gol a stagione. Chi l’ha affermato durante il calciomercato estivo è stato “linciato” mediaticamente dai propri colleghi. Gli stessi che oggi hanno invocato il ritorno di Cavani screditando proprio Milik. Ma questi sono i paradossi e le gravi mancanze, caratteristiche della categoria dei giornalisti.

Insomma, la storia degli attaccanti del Napoli mi ha ricordato un po’ quella del popolo partenopeo. Persone fataliste e quasi costrette per genetica ad arrangiarsi. Non ci sono alternative, non ci sono vie di fuga. O ci si arrangia o è impossibile andare avanti. Come se l’unico modo per utilizzare il proprio ingegno sia quello di svolgere attività al confine tra ciò che è legale e ciò che non lo è. E così anche gli allenatori del Napoli si arrangiano, e lo dovranno fare fino a quando De Laurentiis non acquisterà un centravanti di alto livello.

Ma a noi piace ricordare un’immagine, la più importante di tutte: l’abbraccio di Mertens a Milik dopo il gol segnato dal centravanti polacco contro l’Empoli (su assist proprio dell’attaccante belga). Il simbolo di un gruppo unito, capace di andare oltre le polemiche e le “male lingue”. Insomma di un gruppo “napulegno”, che tutta questa voglia di arrangiarsi, forse, non ce l’ha. E noi tifosi c’è lo auguriamo di vero cuore.

Andrea Aversa

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