Il Caffè del professore Salvatore Sabella
A seguire vi proponiamo la disamina di Hellas Verona-Napoli realizzata dal professore Salvatore Sabella:
La vittoria di Verona riapre il terzo ciclo di Garcia nella sua finora breve esperienza Napoletana.
Due volte nella polvere e due volte sugli altari che ci restituiscono un Napoli con tante certezze ma anche le solite immancabili ombre che accompagnano il suo altalenante cammino ed è troppo presto credere che si sia ritrovato quell’ incedere straordinario della scorsa stagione.
Questa squadra è ancora troppo umorale, solo a tratti devastante, ma ancora in soggezione per lunghi momenti, capace di soffrire anche quando il risultato è chiuso, rea di commettere troppi errori dei singoli e così ridare smalto agli avversari perdendo quella lucidità e cattiveria agonistica che avevano contribuito, la scorsa stagione, a creare il suo mito di squadra fuori categoria.
Ieri i primi cinque minuti sono stati di imbarazzo contro un apparente arrembante Verona che primeggiava nel gioco aereo grazie ai traversoni venuti da calci d’angolo in serie.
Poi non c’è stata più partita.
Per un’ ora di gioco, gli azzurri sono tornati in cattedra, ogni pedina al suo posto assegnatogli di diritto e non di fatto.
Lobotka a schermare magistralmente la difesa, supportato egregiamente da Cajuste, elemento prezioso sia in appoggio che in interdizione, ha macinato chilometri, sempre lucido e tenace, comincia a meritare la dovuta attenzione e considerazione.
Zielinski fine ricamatore di giocate , Kvaratshvelia ritornato straordinario.
La volpe Georgiana è tra i pochi calciatori che da solo può spostare gli equilibri, ha ritrovato forza nelle gambe e lucidità nelle giocate, lascia l’ impressione agli avversari di perdere la palla con i suoi dribbling ripetuti , obbligandoli invece a ritrovarla in fondo alla rete. Semplicemente immenso.
Intelligente il modo in cui ha saputo interpretare il suo ruolo in campo Raspadori, schierato inizialmente come centrale nel tridente offensivo, si è inventato da “centravanti tattico” ( espressione dell’ indimenticabile Sandro Ciotti), spaziando lungo tutto il fronte offensivo, venendo incontro per cucire la manovra, giocando anche da esterno per rifinire la prima rete di Politano, anch’ egli autore di una prova maiuscola.
Sul triplice vantaggio sono poi riapparsi i soliti scheletri dagli armadi, abbiamo regalato la rete agli Scaligeri e siamo entrati negli ultimi trenta minuti di sofferenza e confusione, dove un reattivo Meret, finalmente, ha contribuito a non permettere che la partita si riaprisse.
Abbiamo avuto altre occasioni per segnare la quarta rete ma nel disordine finale non ci siamo riusciti.
È vera gloria?
Valutiamo con scetticismo questo risultato, frutto di una prestazione buona ma ondivaga che sembra essere la prerogativa degli uomini di Garcia , tecnico equilibrato ma certamente non brillante né per intuizioni di campo né per dialettica in conferenza stampa perché continuare a ribadire , come ha fatto anche il suo padre ” padrone” , che ci siano tra le altre delle responsabilità da attribuire alla stampa, è puerile e banale e certamente non è la causa dei suoi mali.
Non ci fidiamo ancora di una squadra che è grande con le piccole ma piccola con le grandi, troppe pause nelle prestazioni e nel gioco come ieri dove non si può regalare ad avversari, modesti tecnicamente ma solidi atleticamente, un’ intera mezz’ora.
Garcia non riesce a trovare la soluzione ai limiti che , senza soluzione di continuità, manifesta la sua squadra che difetta di tenuta, vistoso il calo fisico negli ultimi 20 minuti di quasi tutti gli effettivi, segno di una preparazione estiva non all’ altezza, e di concentrazione soprattutto in difesa dove manca la personalità di un leader che sappia tenere la linea difensiva alta, anche ieri c’è stata la solita attesa ai limiti della nostra area che favoriva le confuse ma continue folate avversarie.
Il tecnico deve intervenire sulla fase difensiva, bisogna saper difendere di reparto e non affidarsi al singolo, alzare la linea e giocare di anticipo così da compattare la mediana e lasciare meno spazio tra difensori e centrocampisti.
Difendere con l’ anticipo sull’ avversario non è nelle corde tecniche dei nostri attuali difensori, nessuno ha la forza di saper guidare la difesa ed è per questo che occorre la mano del tecnico che studi quelle mosse che permettano il gioco di assieme a fisarmonica così da sopperire alle mancanze individuali.
Dobbiamo aspettare ( e sperare) che le cose si stabilizzino solo per il meglio, il presidente ha chiesto e dato tempo al tecnico che lui stesso aveva messo sulla graticola per poi fare un passo indietro, sempre e solo nella sua beata solitudine in un mondo che, per sua scelta, lo vede solo al comando con tutti i suoi dubbi e le pochissime certezze.
ADL sa di aver sbagliato , e tanto, nel momento in cui doveva scegliere, porvi rimedio ora è molto difficile, la sua mente arguta lo porta all’ attesa di quello che potrà essere, sperando che sia buono, nella consapevolezza che fallire la qualificazione Champions e non superare l’ attuale girone , lo riporterebbe in quel limbo di fatturato strutturale minimo che non garantirebbe certo un futuro glorioso ma solo un mediocre presente.
Abbiamo apprezzato, e molto, il suo assumersi la totale responsabilità delle scelte fatte, forse sbagliate, molto meno il suo ultimo fare, seduto, da solo con i suoi imbarazzi a bordo campo ad assistere al lavoro quotidiano dei suoi uomini per cercare di ricostruire quel magnifico giocattolo fatto di sincroni ingranaggi e che dava spettacolo , consapevole di essere stato il principale artefice della sua rottura.
Se questo teatrino sarà servito lo sapremo presto, come sempre le prossime due sfide saranno decisive , la prima per ipotecare la qualificazione, la seconda per riaprire il campionato, noi ci crediamo ma non basta, ci vorrà un grande Napoli in campo e fuori, e poi i posteri daranno la loro sentenza.
Salvatore Sabella