Il caffè del professore di Salvatore Sabella 

Fonte foto: sito Napoli

Di seguito vi proponiamo la disamina della partita Napoli-Bologna a cura del professore Salvatore Sabella:

“Ogni parola ha delle conseguenze, ogni silenzio anche” (Jean- Paul Sartre).

Il silenzio, quello  dei nostri innocenti,  e’ assordante e ci mortifica perché fuggire dalle proprie responsabilità è da vigliacchi.

Troppo semplice,  e soprattutto comodo,  nascondersi dietro un eloquente silenzio che non serve per riflettere ma solo per continuare ad offendere ed ingannare chi ancora crede nei valori dello sport che  rappresentano anche  una rivalsa sociale .

Che il Napoli non sia più una  squadra lo abbiamo scritto da tempo, che si sia persa anche la dignità pure, che ora siamo di fronte a dei codardi, lo denunciamo oggi.

Offrire una prestazione come quella di ieri è  mortificante perché si perde sul campo ma si gioca, si da l’ anima , si applaudono i vincitori e i vinti, ma di fronte ad un atteggiamento assolutamente disfattista si prova solo ribrezzo.

Non e più solo una sconfitta, ma una umiliazione  che Napoli non merita.

Nella totale anarchia che ormai accompagna il delirio azzurro, non è ammissibile  vedere gente che in campo cammina, che non si sacrifica per inseguire un avversario o recuperare un pallone vagante, che non lotta e non aiuta un compagno in difficoltà, ormai tutti per uno e ognuno per sé stesso.

Il trionfo dell’ ipocrisia e della pavidità. Non c’è da salvare niente e nessuno.

Calzona è un uomo solo al comando del nulla, è e resterà l’ eterno secondo perché non ha  carisma, si è lasciato travolgere dal nefasto oblio di quelli che credeva fossero i suoi uomini che invece gli hanno girato le spalle.

Gli avevamo chiesto, e poi implorato,  di avere il coraggio delle scelte forti, non ha avuto nemmeno  l’ audacia   di cambiare gli effettivi quando era necessario, attendendo invece il momento in cui la barca era già affondata. 

È stata l’ audacia  della paura che gli è costata non solo la partita ma la credibilità.

Ormai di plausibile non c’è più nulla se nessuno ha avuto il fegato  nemmeno di spiegare il perché di un tracollo del genere, ma non c’è da meravigliarsi perché assumersi le proprie responsabilità è da uomini invece noi siamo al cospetto di   imbelli.

Kafkchiano che chiunque giochi contro il Napoli riesca a segnare, sempre allo stesso modo quando tutti restano fermi in attesa degli eventi che sistematicamente poi ci travolgono.

Sulla prima rete Felsinea, tutti a guardare la carambola   sulla prima conclusione di Zirkzee, e sul cross successivo il capitano travolto per impeto e cattiveria dal Ndoye di turno alla prima marcatura della stagione.

Stesso copione sul raddoppio poco dopo di Posh quasi incredulo nell’ essere libero di insaccare di testa tra l’ inerme retroguardia azzurra, intenta a sospirare in un dolce immobilismo quasi a favorire la marcatura avversaria.

Erano passati poco più di 10 minuti e la nostra partita è finita lì per la cronaca ma in realtà non è mai cominciata per lo stolto manipolo dei  mercenari azzurri.

Il Bologna ha giocato  una partita  ordinata, forte  della sua  identità di gioco e di squadra,   con uno Zirkzee lasciato libero di spaziare  fra le linee, favorito anche dalla assoluta  mancanza dello scellerato  centrocampo Napoletano.

 Il  talento  olandese,  che nel suo modo di giocare ricorda il formidabile Platini, maestro  nel sottrarsi alle marcature avversarie giocando sulla trequarti, ha fatto lo stesso, ha stoffa e i  piedi vellutati. 

Calamitava la palla, allargava gli spazi nella mediana Partenopea  favorendo i continui inserimenti  e creando scompigli nella nostra armata Brancaleone.

Andava fermato solo in un modo , accorciando la squadra  per creare  quella  densità fra la difesa e il  centrocampo che invece si è sfaldato sulle corse a vuoto di Cayuste, sul continuo rincorrere in affanno di Lobotka e sull’ avvilente immobilismo di Anguissa. 

Se c’era il dubbio che la partita non fosse stata preparata bene , il perpetuarsi delle giocate sbagliate ci ha dato la certezza che la gara non è stata preparata affatto!

Solita babele di Kvaratshvelia che gioca la  partita da solo, ripetitivo e senza mai una variante la proposizione di Politano anche nel calciare il rigore, lasciato solo nel deserto della savana del Maradona l’ indomabile Osimehn.

Nessun apporto dei subentrati, come sempre tardivamente.

Ecco perché i vili si sono sottratti al confronto del dopo partita, cosa avrebbero dovuto dirci se non  che il loro campionato è finito da un pezzo. 

Da chi poi sia partito l’ ordine del silenzio poco importa, le macerie ormai sono tutte uguali.

Vadano in ritiro è che sia non meditativo ma punitivo, sarebbe l’ unica cosa sensata in questo mondi di ladri perché ci hanno tolto quello che il calcio regala, l’ emozione. 

E nella clausura ci deve essere posto anche per il Presidente con tutti i ( suoi) Filistei.

Questa stagione non deve finire per essere cancellata, ma sia la base da cui ripartire, vadano via tutti quelli che non credono nel prossimo progetto, non si creino più disparità contrattuali economiche perché sono alla base di molti   malesseri, i calciatori giocano per soldi e i nodi contrattuali vanno risolti prima , si stabiliscano i ruoli assegnati per competenza e professionalità, la società si identifichi in un management e non in un uomo solo al comando, quelle erano altre epoche, il tempo è passato e cambiato , il prezzo degli scempi è stato già pagato e dello scudetto vinto la scorsa stagione ne resta solo un olezzo nell’ aria. 

Sarà arduo e difficile ricostruire il tutto , ci vorrà del tempo , probabilmente tanto e forse troppo per chi , alle soglie delle settantacinque primavere, il suo tempo lo ha già fatto. 

Da uomo brillante lo sa , ed è per questo che ora fugge da una realtà che prima ha costruito ed ora ha distrutto e del futuro non c’è certezza.

Siamo i primi a lodare la strategia del  calcio sostenibile , ma dopo una stagione come questa , in quanto si quantifica la perdita? 

Quella Economica e finanziaria lo diranno le prossime contabilità, moralmente questa ferita lascerà invece i segni e per lunghissimo tempo.

Dopo la partita di Udine avevamo preferito il silenzio che da risposte su tutto, dopo il Bologna è ripartita la lucidità della mente, lo dovevamo a tutti quelli che ci onorano nel leggerci.

Salvatore Sabella

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