Il caffè del professore di Salvatore Sabella

Fonte foto: sito Napoli

Di seguito vi proponiamo la disamina di Napoli-Atalanta a cura del professore Salvatore Sabella: 

“Più grande è la fiducia, più grande è il tradimento”. 

Ci credevamo tutti  nella rincorsa alla Champions  tranne i protagonisti scesi in campo che hanno consumato il più vile dei tradimenti sportivi.

Dopo due settimane di intensa   preparazione  con quasi tutti gli effettivi, con gente che ha rinunciato alla convocazione per ritrovare una condizione fisica e mentale appropriata, è stato mortificante assistere ad un primo tempo giocato in maniera amatoriale. Il primo gol preso, dove tutti si sono fermati credendo che ci  fosse  un presunto fallo,  è imbarazzante.

Traore’ trotterellante in mezzo al campo è stato travolto dalla fisicità degli Orobici,  Politano evanescente e incapace di una giocata alternativa, un Rui che da professore è diventato uno svogliato  ripetente, un Juan Jesus rimasto ancora alle diatribe fuori dal campo,  Osimehn facile preda di Hien, il capitano maldestro nei controlli  e un  Meret incommentabile , hanno sancito la  fine dei sogni di questo festival dell’ ipocrisia cominciato il giorno stesso della vittoria del tricolore scorso.

 L’ Atalanta andava aggirata e non affrontata a viso aperto perché era impari la loro stazza atletica rispetto alla nostra,  Calzona non ci è riuscito mostrando limiti nella lettura della gara, sia per lo schieramento iniziale che esigeva una mediana più fisica,  che durante la sua evoluzione, ancora una volta inutile l’ ingresso di Lindstrom a risultato compromesso, tardivo poi  l’ inserimento di Simeone solo  per gli ultimi quindici minuti. Dal tecnico ci si aspettava di più.

Questo è  il razionale su cui possiamo discernere e criticare, poi c’è l’ inevitabile componente erratica su cui si possono fare solo delle ipotesi che sono  sempre a nostro sfavore.

Rimpalli in area avversaria mai a favore,  palo interno con traiettoria poi ad uscire ,  deviazione fortuita e non resa vincente dall’ ottimo Carnesecchi, conclusioni di testa fallite per nulla.

Ma il fato è l’ alibi dei perdenti e, forse, è giusto che ci sia avverso perché dove non si arriva con la ragione  deve farlo il cuore ed è quello che è mancato ai nostri, troppo fragili emotivamente, incapaci di opporsi fisicamente ,  senza orgoglio e senza entusiasmo.

La prima ammonizione  per fallo di gioco l’ ha presa  il  capitano a cinque minuti dalla fine, prima c’era stata quella di Osimehn, per proteste!

 È lo specchio di una gara sconcertante  da  cui gli azzurri non hanno saputo trarre nulla se non una cocente umiliazione al cospetto di avversari scesi in campo in maniera decisa e determinata per raccogliere la posta piena per un traguardo che significa programmare il futuro e non arrancare su macerie , tecniche ed economiche, che purtroppo rappresentano ora il nostro orizzonte temporale più immediato.

Poco significativa la reazione nella ripresa a risultato acquisito, frutto più della confusione tattica dovuta ai tanti cambi che alla strategia del modulo proposto.

 Incolore  Lindstrom, volenteroso Ngonge, ottima quanto paradossale invece la prova  del subentrato Zielinski che , ancora di più, rimarca i limiti di una società che non esiste, che non ha saputo gestire la vicenda del polacco , unico uomo di qualità del centrocampo, in un progetto di cui però non fa più parte , per un rinnovo di contratto che non era obbligatorio dovesse avvenire ma che imponeva la sua gestione in maniera professionale e non darla in pasto al pubblico ludibrio come invece è avvenuto.

Ma questa è un’ altra storia ed è poi la vera conclusione di una annata catastrofica  che il Presidente ha reso una via Crucis culminata con il suo fallimento e il nostro martirio calcistico.

Ora c’è solo da capire cosa fare nelle ultime giornate, se  continuare a credere nell’ impossibile o provare a preparare il nuovo terreno dando spazio a chi ne ha voglia  privilegiando l’ impiego di quei calciatori che dovrebbero fare parte della  prossima  rosa per capire il loro reale valore.

Parliamo di  Raspadori da schierare finalmente nel suo ruolo naturale, di Cayuste, di Natan, dello stesso Lindstrom ma facendolo partire da titolare.

Questa è la programmazione che , insieme ad una inevitabile rifondazione, dovrebbe partire dalla società, ma chi la attuerà?

Gli stessi che hanno cambiato tre tecnici in una stagione e comprato calciatori non pronti ? 

Servono i fatti e servono subito, ma la risposta la conosciamo,  chi ci ha tradito continuerà a farlo perché rientra nella sua indole e se non cambia registro continueremo solo a leccarci le ferite che noi sentiamo  sulla nostra pelle. 

Che sia una Pasqua serena e di buona salute  per tutti dal profondo del cuore del vostro professore.

Salvatore Sabella

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