Il caffè del professore di Salvatore Sabella


” Non è vero! I fantasmi non esistono, li abbiamo creati noi, siamo noi i fantasmi” …. nell’ immaginario collettivo di una commedia della vita , dal genio di Eduardo.
Ogni scheletro lo credevamo chiuso nel grosso armadio, invece, uno dopo l’ altro, vengono fuori e ci servono il conto di una interpretazione magistrale dall’ epilogo sportivo avvilente.

Assistiamo ad uno spettacolo già visto , dall’ esito inizialmente incerto ma dal finale scontato, scritto da un autore geniale ed arrogante che ha saputo distruggere l’ opera con tutta la struttura.

Il copione è lo stesso, si parte a tutta, c’è la sensazione di potersela giocare, si accarezza l’ idea di essere ancora i più forti, per un’ illusione che dura un tempo, per poi subire il solito maledetto episodio sfavorevole, e disunirsi miseramente con le gambe molli , la testa vuota e senza cuore.

Questo è il Napoli, una squadra di fantasmi con una maglia azzurra sulle spalle e un tricolore sul petto che non è stato onorato.
Perdiamo e il nostro portiere, non Raffaele il portinaio dall’ anima nera della commedia, quasi non tocca palla, mai una vera parata che salvi il risultato , che risulti decisivo. Non lo è mai stato da inizio stagione, non c’è stata una vittoria grazie al ” miracolo” del nostro estremo, ma si continua su questa battuta ed anche ieri abbiamo pagato il giusto pegno della presunzione.

Ma la batteria dello sconquasso presenta anche altri illustri interpreti di questo teatro , riproponiamo un Rahmani inguardabile ed un Natan che , dati i suoi trascorsi anche da esterno sinistro , schierato sulla fascia mancina di una difesa a quattro , è imbarazzante .

Questo è il materiale che propongono i campioni d’ Italia , sono i primi fantasmi a cui se ne aggiungono altri che fino a ieri decidevano i campionati e che oggi sono solo la forma visibile di
un’ anima.

Dove sono i Kvaratshvelia, gli Osimehn, gli Anguissa, i Di Lorenzo che avevano bruciato l’ erba con il loro incedere devastante?
Quella squadra non esiste più, restano solo i loro spettri accompagnati dal nostro sguardo rassegnato, come quello di Mazzarri.

La sensazione è che il tecnico ancora non abbia messo mano sulla formazione , sta assecondando quello che gli è stato chiesto, o meglio imposto, vive la gara troppo pacatamente , evidenzia e giustifica i continui e ripetuti errori, forse sarebbe il momento di fare piazza pulita e far giocare solo chi ha gli occhi della tigre.

Ci siamo scuciti il tricolore senza onorarlo, consegnandolo idealmente ai bianconeri che sono i favoriti per il titolo perché sono capaci di vincere senza giocare a calcio, bravi a capitalizzare il singolo episodio per poi difenderlo, con una strategia del non gioco impressionante, un muro a protezione degli ultimi sedici metri che rinverdisce un tipo di calcio giocato oltre mezzo secolo fa , che è ancora vincente ma desolante per lo spettacolo.

Un catenaccio che non siamo riusciti neanche minimamente a scalfire né dalla misura con conclusioni sempre fuori dallo specchio, né nell’ area dove non siamo riusciti mai a proporre palloni giocabili, solo una sfilza di lanci fuori misura.

Siamo scesi col ( non) gioco allo stesso livello degli avversari e abbiamo portato a casa l’ ennesima delusione.
La settimana scorsa dicemmo che la squadra è alla deriva, continuiamo ad esserlo e uscire dal pantano è difficile.

Questa squadra era stata costruita la scorsa stagione con criterio e poi mentalizzata solo alla vittoria, non sa inseguire, era abituata a vincere primeggiando col gioco, con la voglia di divertirsi e fare divertire, ora deve provare a rincorrere, deve posare il fioretto ed impugnare la clava, deve imparare a saper soffrire, a giocare sporco pur di portare a casa il risultato, ma non sa farlo.
Questo è il lavoro chiesto al tecnico toscano senza pretendere altro.

Avevamo scritto a babbo natale di portarci sotto l’ albero in dono nuove risorse tecniche, lo chiediamo anche alla Befana , facci trovare nella calza un calciatore vero che sappia giocare a pallone al centro della difesa.

In fondo non chiediamo molto , ” noi napoletani siamo perdenti perché vogliamo vincere sempre” !

Forse non abbiamo ancora capito , e mai ci riusciremo, che questa squadra la poteva allenare chiunque, in fondo il vincente non è chi arriva primo ma chi ci guadagna anche solo piazzandosi purché trovi il denaro .
Tanto semplice e giusto quanto disarmante, sarebbe d’ accordo anche il professor Santanna , il silenzioso testimone di quello che accade nella casa di Eduardo , la nostra cosa dove sono rimasti , forse, solo i veri fantasmi.


Salvatore Sabella

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