Il Caffè del Professore di Salvatore Sabella

Il caffè del professore di Salvatore Sabella Nella decima bolgia del XXIX canto dell’ inferno Dantesco, venivano puniti i falsi fabbricatori di qualunque opera.
Siamo i protagonisti del Sommo Poeta , navighiamo in un girone fatto di sola ipocrisia .
È anche difficile, se non inutile, descrivere lo scempio di ieri perché non c’è cronaca da raccontare ma solo rabbia da lenire.
La nostra è un’ impresa , in pochi mesi dagli altari alla cenere, è un oltraggio alla maglia ed alla città.
Tutto ha un prezzo, e quello pagato per la presunzione del nostro Presidente è il più caro.
Dalla nobiltà alla miseria fino alla mortificazione , figlia della paura, dell’ ignobile silenzio stampa, unica strada per credere di celare il fallimento di un progetto tecnico a cui rimediare ora è molto difficile.
Esonerare Garcia?Forse e poi a chi affidare la panchina azzurra? Solo nomi, tanti nomi, tra fantasia e adrenalina , sperando che alla fine non prevalga la rabbia che è la peggiore consigliera.
Ad ognuno la sua fetta di responsabilità, la più grossa al Presidente, al tecnico ed alla squadra la restante.
Partiamo dai calciatori. Non hanno più un’ anima, non c’è più spirito di sacrificio, non hanno idee, non sono più il Napoli ma undici solisti, hanno smarrito qualsiasi principio di gioco, sbagliano tutti i movimenti, segno inquietante del poco addestramento, non ci sono mai le sovrapposizioni sulle fasce, la difesa non riesce a giocare di reparto , a palla coperta Ostigard, ieri, rimaneva staccato dietro la linea del centrocampo, è una impostazione vecchia , sottrae un uomo alla manovra e favorisce gli inserimenti degli avversari.
È incredibile come il problema è sistematico ma nessun accorgimento perché, e siamo all’ altra grossa fetta di colpevolezza , è il modo in cui Garcia gioca, è un calcio vecchio di un tecnico che sembra appartenere ad un’ altra era calcistica, è sua la colpa di non conoscere più il calcio italiano.
Ieri ha cambiato modulo, è stato un atto di coraggio, ma sul campo c’è stata solo una maggiore confusione, nel primo tempo sulla corsia mancina , a pestarsi i piedi c’erano Elmas, Olivera e Raspadori , con il risultato di isolare Simeone al centro dell’ attacco a cui non è arrivato un solo pallone giocabile.
Sorge un dubbio: ma si era provato in allenamento un modulo con 2 centrocampisti e tre rifinitori alle spalle del centravanti?
Nella ripresa qualcosa è cambiato con l’ ingresso di Kvaratskhelia ma aver sostituito Il Cholito sullo 0 a 0 e non avendo in panchina altri attaccanti è stato l’ ennesimo errore di lettura del tecnico , un uomo in grande confusione a cui va addotta anche la mancanza di freschezza atletica della squadra che puntualmente scoppia nella ripresa , segno evidente di una errata preparazione.
E potremmo continuare ma la deriva inarrestabile ci dice che può bastare perché siamo ben oltre il punto di non ritorno.
Infine resta il regista, occulto nella forma , solare nella sostanza , del dramma, il capo del vapore , padrone assoluto di tutto e tutti che credeva , e crede, di saperne più di tutti, che si è liberato di chiunque sapesse di calcio nel suo delirio di onniscienza , che ha scelto il nuovo tecnico e il nuovo direttore sportivo secondo la sua logica, non comune e sicuramente non razionale , e che oggi deve solo riconoscere di aver sbagliato tutto.
Si è arrogato, per diritto, ogni scelta tecnica e amministrativa, passa tutto per le sue mani ed ogni cosa si realizza per sua unica volontà, si assuma, ma lo faccia pubblicamente, ora tutta la responsabilità del fallimento.
Di aver scelto , fra le quaranta candidature alla panchina dei campioni d’Italia, la carta meno vincente.
Di aver fallito la campagna di rafforzamento basata su prospetti acerbi , di aver scelto un direttore tecnico lontano dal calcio che conta, che non ha nelle corde quel nome che oggi potrebbe ridare linfa ad una squadra alla deriva.
Il tempo è finito, non ci sono alibi, per nessuno, la nuova scelta va fatta subito caro Presidente, e la prima è quella di dotarsi di un management adeguato alla visione internazionale che con tanto sacrificio hai provato a dare alla tua creatura e che poi hai disintegrato in un battito di ciglia, la calma è la virtù dei forti , lo chiedevamo questa estate, ora quella calma è solo la ” vigliaccheria dell’ anima” (Lev Tolstoj).
Salvatore Sabella