Il caffè del professore di Salvatore Sabella

Fonte: Twitter Official SSC Napoli
Il caffè del professore di Salvatore Sabella La teoria del caos associa il risultato ad un evento che dipende da variabili il cui comportamento non sempre è prevedibile perché c’è sempre un margine di errore cioè uno spazio per il caos.
La partita di ieri è l’ espressione di una interpretazione caotica nel suo evolversi e nella sua conclusione.
Tutta la settimana è stata accompagnata dai ballottaggi tra ruoli , alla fine è stato schierato un Napoli sulla carta leggero, con Elmas mezzala e Raspadori da centravanti tattico. Si è rinunciato all’ atletismo in favore del palleggio con a supporto ( l’ ex professore) Mario Rui.
I primi 20 minuti sono stati di studio reciproco, con i rossoneri attenti a non scoprirsi e riproponendo la stessa strategia della passata stagione, giocare ad uomo su Lobotka, cercare di accentrare Theo per fare uscire Di Lorenzo dalla sua fascia di competenza, così liberare Leao nel uno contro uno con Rahmani. Lo sapevamo tutti , tranne Garcia.
Il Napoli non riesce più ad offrire una manovra fluida ed organizzata a cui si è aggiunta una fase difensiva sempre più imbarazzante, ne è la conferma la prima rete subita dove un semplice movimento in profondità ha permesso a Giroud di bersi tutta la difesa azzurra e battere un Meret dalle mani da pianista, ha solo accarezzato la palla. Sul secondo, praticamente in fotocopia per come lo hanno preparato , è venuto fuori uno dei problemi atavici di quest’ anno, la pochezza atletica di Rahmani, un uomo che non si riesce mai a recuperare definitivamente. È in perenne affanno, le gambe non spingono, non è ancora pronto , gioca perché nel pacchetto arretrato non ci sono alternative né numeriche né di qualità.
Dal doppio svantaggio in poi la nostra partita è letteralmente finita perché se prima riuscivamo a correre poi ci siamo fermati, con il corpo e con la mente, la squadra si è disunita, guardandola dal campo si assisteva ad una sorta di movimento a gruppi, tutti da un lato a guardare e solo uno dall’ altro tra tante maglie rossonere. Nessuno scalava le posizioni, eravamo allo sbaraglio.
Non si riuscivano a fare due passaggi e con Lobotka uscito dalla partita, si è cominciato con lanci lunghi verso Raspadori stritolato nell’ atletismo dei centrali avversari.Siamo tornati ad un calcio d’altri tempi quando col contropiede si vincevano i campionati.
L’ evoluzione della specie oggi ci porta a qualcosa di decisamente diverso, una partita è frutto di una strategia tattica in continua evoluzione, bisogna imporsi e non subire se si vuole vincere.
Fortunatamente il primo tempo si è chiuso con un passivo rimediabile e nella ripresa, complice i dovuti cambi , Garcia ha provato a rimettere la chiesa al centro del villaggio, schierando un vero centravanti con Raspadori a supporto , due ali che a fisarmonica si accentravano e si allargavano e una difesa a 4 con Ostiigard, modesto tecnicamente ma eccelso fisicamente, al posto dell’ irriconoscibile Kosovaro.
Ci siamo schierati con una sorta di 4 4 2 molto offensivo.Il calcio spesso vive di episodi e nella ripresa ne abbiamo trovati due, il primo è stato la perla di Politano autore di una giocata e una conclusione magistrale e vincente, la seconda del piccolo centravanti tattico a cui non difetta il coraggio di provare una battuta di prima su punizione dalla misura , finita in rete anche grazie all’ estremo avversario che ci ha dato una mano a sistemare la chiesa nel nostro villaggio.
L’ abbiamo ripresa in un lampo ed è cambiata l’ inerzia della partita , da soccombenti ed umiliati siamo diventati padroni della scena con qualche sussulto sulle solite nostre amnesie difensive , e tanto rammarico per alcune conclusioni finite fuori di un nulla o salvate da Maignan , che è tornato sul finire il fenomeno solito, su conclusione ravvicinata e potente di Kvaratskhelia.
Il pari sembra essere il risultato più giusto ma sicuramente non il più logico, il Napoli è ancora alla ricerca della sua vera identità, Garcia ancora non conosce i margini e i limiti dei suoi uomini e si continua con i problemi atletici, la squadra scoppia nei minuti finali e ci sono elementi come il già citato Rahmani e il subentrato Anguissa che non riescono ad entrare in condizione a causa dei continui infortuni muscolari, altri fuori dall’ attuale ( presunto) progetto tecnico come Elmas.
Inspiegabile , come sempre, anche la lettura della gara del tecnico che , si era ravveduto ad inizio ripresa riproponendo un nuovo modulo liberandosi di quel maledetto peso del 4 3 3 che riproponendo , per obbligo, ad ogni prestazione, gli ha tolto serenità e lucidità.
Male fa il Presidente ad accompagnare, meglio dire controllare, l’ operato del suo tecnico, lo lasci libero di esprimere il suo concetto di calcio, la sua ingombrante presenza aumenta solo la pressione che porta Garcia a schierare nel finale un terzino per un attaccante, per mantenere il risultato, e non una punta come Lindstrom, la presunta perla del nostro faraonico mercato, che ad oggi nessuno ha ancora trovato nelle tante ostriche aperte.
Ha preferito non rischiare di perderla anziché vincerla, come quando il pari portava metà della posta e la vittoria valeva solo due punti, siamo decisamente tornati ad altri tempi Pensi piuttosto il Presidente a trovare chi controlli il suo operato perché con le sue scelte, ostinate e presuntuose, non ha creato quel ciclo vincente che lui e noi auspicavamo dopo lo scudetto, ma ha distrutto tutto quanto si era fatto di meraviglioso e ricostruirlo sarà molto difficile.Giudicare la prestazione di ieri è comunque difficile, è la prerogativa di questa stagione, si gioca a tratti bene ma non si vince, si gioca male ma si porta a casa il risultato pieno, non c’è continuità e così la vetta della classifica dista sempre di più.
Lorenz formulò la teoria del caos per prevedere i cambiamenti climatici, noi l’ abbiamo portata in un campo da gioco, la notte è passata , se la settimana prossima a Salerno ci sarà il sole lo vedremo , per ora portiamoci sempre l’ ombrello così ci prepariamo al caos del presente perché dobbiamo navigare a vista, lo dicono i fatti e soprattutto i risultati.
Salvatore Sabella