Il Caffè del Professore di Salvatore Sabella

” Mi manchi come l’ ombra di qualcosa ancora mia.” La grande bellezza del passato, dove non c’era storia su un prato verde che si colorava di azzurro , aleggia nella nostra mente illusa , cancellata da una mortificante mediocrità.
Quel manto non è più accarezzato dalla leggiadria di uno spartito recitato a memoria, ora è solo arato da manovali del pallone.
Non bastano pochi momenti per dettare legge, non è casuale sbagliare un calcio di rigore, non è la sfortuna che ci sta falcidiando con gli infortuni muscolari.
Nulla è casuale , è il naturale epilogo di aver voluto far credere di non cambiare nulla per poi cambiare tutto.
Siamo stati costretti a schierare Natan perché non c’erano alternative, abbiamo richiamato tra i ranghi Demme da tempo( addirittura ) fuori rosa, schieriamo un centravanti di movimento come esterno di attacco, la perla di Lindstrom a ramificare in panchina.
E quando c’è da giocarsi il tutto per tutto si sostituisce il capo cannoniere della scorsa stagione che da par suo ci regala all’ uscita quelle stesse emozioni negative che avevamo vissuto poco prima quando aveva fallito la massima punizione.
Non è la porta diventata più piccola o il campo meno ampio , il calcio è sempre lo stesso , è cambiata solo la sua interpretazione.
È, quindi, cambiato tutto.
Lo sapevamo, ci hanno obbligati a credere che mantenendo lo stesso organico , con un solo vero avvicendamento, saremmo stati ancora lì a primeggiare.
È solo un’ illusione, questa squadra è tenuta in piedi dal talento dei singoli ma non ha più coralità espressiva e quando i suoi uomini, che dovrebbero fare la differenza, non illuminano la scena ma ci offendono con atteggiamenti irriverenti, si porta a casa un nulla di fatto.
Dopo sole cinque giornate siamo fuori da tutto.
Eppure ieri qualcosa di buono si è visto, non si è concesso nulla ai felsinei, a tratti si è rivisto un pressing alto e la squadra non si è allungata come nelle precedenti occasioni.
Ma è la pulizia delle giocate che latita, troppi errori in controllo e in appoggio, spesso gratuiti e un nervosismo palpabile che condiziona gli atleti e il nostro giudizio.
Da dove ripartire?
Non ci sono più certezze, il gioco più verticale attribuito al tecnico francese ha solo portato ad uscire dalla manovra Osimehn relegato al ruolo di contropiedista.
Il ghepardo da il meglio quando è supportato da due esterni di attacco che si accentrano per lui, quando ci sono gli inserimenti delle mezzali che sfruttano gli spazi creati dal centravanti che è devastante nei movimenti e incontenibile nel gioco aereo.
La palla in verticale è un modo elegante e banale di riproporre una sorta di ripartenza che sa del vecchio contropiede.
Se questo è lo spettacolo riproposto dai campioni d’ Italia, occorre una profonda riflessione e una dovuta critica.
Pretendere che il nuovo tecnico riproponesse le stesse strategie del suo predecessore era utopistico e offensivo, Garcia è un uomo navigato , ha le sue metodologie e i suoi principi di gioco, l’ errore è stato quello di averlo lasciato solo con i suoi limiti e i contro i capricci dei suoi uomini che lo stanno umiliando , in una baraonda di atteggiamenti che ne aumentano la sua confusione.
Chi ha portato a questo è il solo che può ora provare a ridare ordine ad una organizzazione che fa acqua da tutte le parti. Ovviamente è il presidente, è lui che prima ci ha creati ed ora ci ha distrutti, ostenta sicurezza con il suo eloquente silenzio , vogliamo invece sentire , e forte, la sua voce perché se le reazioni dei calciatori sono sempre le stesse e la gestione dei cambi è incomprensibile , ci dica e ci faccia comprendere l’ operato della sua creatura e soprattutto quale futuro ci aspetta perché con le sue scelte del dopo scudetto sembra di essere ritornati all’ inizio di un progetto fatto di scommesse e non di certezze.
Il tempo è galantuomo e ci dirà, per ora , Presidente, ” prima che il buio spenga il chiasso della gente” ribadisci quanto hai deciso, rimanere nel limbo ci porta a metà classifica, non è degno dei campioni d’ Italia.
Salvatore Sabella