Il caffè del professore di Salvatore Sabella
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde è il titolo di un romanzo breve dello scrittore Stevenson incentrato sul tema dello sdoppiamento della personalità.
Nell’ immaginario collettivo credevamo che la squadra schiaccia sassi della scorsa stagione ripetesse quel cammino trionfale che solo a tratti riappare sull’ onda magnifica di un gioco spumeggiante, per poi smarrirsi in un oblio di confusione tattica e di pochezza atletica.
Avevamo già visto nelle precedenti uscite delle pause continue di cui soffre la manovra , tempi di non gioco che inevitabilmente si allungano e quando arrivano a superare la mezz’ora , al cospetto di un avversario di livello, è inevitabile uscirne con le ossa rotte.
È presto per esprimere giudizi definitivi ma siamo al terzo indizio che costituisce ora una prova, non basta più giocare sull’ abbrivio dei principi della passata stagione, alimenta solo le illusioni.
Il Napoli non ha ancora una sua identità, è troppo evanescente, solo a tratti, ieri nel primo tempo, impone il suo gioco, è crollato atleticamente alla distanza.
Se, nelle due gare precedenti, c’erano stati dei segnali di preoccupazione per le troppe battute di arresto, il non aver giocato l’ intero secondo tempo contro una Lazio forte e motivata, impone ora una profonda riflessione .
Sono venuti fuori, senza soluzione di continuità, tutti i limiti difensivi di una squadra che ha smarrito le sue certezze, che stoltamente non gioca più di anticipo ma aspetta gli avversari opponendo una improbabile difesa al limite dell’ area con tutti gli uomini in linea puntualmente superati con la giocata in profondità.
Quanto manca Kim che con la sua applicazione e il suo strapotere fisico atletico alzava il baricentro difensivo compattando la squadra, creando una Maginot con Lobotka sulla metà campo che toglieva i tempi di giocata agli avversari.
Questo lavoro non è nelle corde di Jesus che, pur autore di una buona partita per le singole giocate, non ha dato alcun apporto alla coralità della manovra dalla quale è uscito anche il trottolino Slovacco che non è più il riferimento sistematico in appoggio per i centrali costretti spesso a lanciare lungo sotto la pressione avversaria.
È una fase di gioco su cui c’è da lavorare molto, la squadra non ha riferimenti in costruzione con la palla coperta e si allunga troppo in fase di non possesso , non c’è filtro in mediana e contro avversari tecnici e veloci si paga dazio.
Imbarazzanti alcuni movimenti in chiusura di Olivera, troppo avanzato Zielinski, Anguissa a corto di condizione che dopo un buon primo tempo è letteralmente scoppiato nella ripresa, incomprensibile il perché non sia stato sostituito.
E su questo si amplificano i dubbi sulla bontà della campagna acquisti .
Di Natan neanche l’ ombra, non si è rischiato Cajuste in una partita dove occorreva forza atletica, si è schierato inopinatamente Lindstrøm non ancora pronto, in una partita difficile, dove prevedibilmente lo svedese poteva sentire la pressione che puntualmente ne ha minato la lucidità, ha sbagliato tutto quanto era possibile, eloquente la conclusione finita alle stelle da pochi metri nel finale. Era prevedibile, l’ errore è stato averlo schierato.
Garcia avrebbe dovuto, nel momento topico, affidarsi all’ esperienza della vecchia guardia come Elmas, e provare a mettere nel mezzo dell’ area avversaria quanti più palloni possibile per sfruttare il doppio centravanti.
Troppo frettolosa la sostituzione di Kvara.
Invece si è continuato con un palleggio sterile, con una squadra lunga e ferma sulle gambe.
Il primo tempo ci aveva illusi ma bisognava essere più cinici, in alcuni momenti sembra che nessuno abbia il coraggio di concludere e poi basta un’ azione degli avversari per prendere un gol rocambolesco.
Incredibile lasciare un avversario solo a pochi metri dalla porta a cui ha poi fatto da cornice il solito incerto Meret , responsabile su entrambe le marcature subite.
Nella ripresa il Napoli è uscito dalla partita, senza idee e solo il caso ha voluto che la sconfitta sia stata di misura.
Si è spenta la luce, bisogna capirne i motivi ed arginare quelle pause sulla intensità del gioco che pericolosamente stanno diventando sempre più una costante.
Non è piaciuto neanche l’ atteggiamento di Garcia nella conferenza del dopo partita, troppo dimesso nei modi , quasi rassegnato. Non è questo il segnale che bisognava dare all’ ambiente, il treno dei desideri non deve andare all’ incontrario.
Dovrà il tecnico rompere gli indugi, liberarsi dell’ ingombrante passato che deve essere solo un ricordo e dare una nuova identità alla squadra ancora prigioniera di una doppia personalità, una buona e una malvagia, è la storia che ce lo insegna .
Deve nascere il Napoli di Garcia con le sue idee e i suoi dettami di gioco altrimenti rimarremo nel limbo di non sapere se essere dottor Jekyll o mister Hyde e di imparare a conoscere una nuova realtà. Dopo il dominio incontrastato durato l’ intero campionato scorso, abbiamo perso la testa della classifica . Dobbiamo rialzarci e subito, quello scudetto cucito sul petto va onorato.
Foto copertina: profilo Twitter officialsscnapoli
Salvatore Sabella