Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Foto: Twitter Napoli

Spalletti alla vigilia aveva anticipato che l’ atteggiamento della Roma poteva snaturarci e che dovevamo essere bravi a saper fare la nostra partita preoccupandoci solo di far emergere le nostre qualità. Per i primi 45 minuti siamo caduti nell’ imboscata giallorossa che ieri ha manifestato in toto il suo desolante splendido non gioco.

Davvero sconcertante l’ atteggiamento romanista il cui unico scopo, per l’ intera gara, è stato quello di spazzare via la palla quanto più lontano possibile dalla propria area.
Questo ha comportato che l’ evolversi della sfida sia avvenuto in maniera mediocre , complice anche il Napoli che si è lasciato imbrigliare nel primo tempo su ritmi bassi che hanno inevitabilmente ingolfato la manovra non permettendo a Kvaratskhelia a sinistra e a Lozano a destra di entrare in partita , lasciati molto larghi nella speranza di aprire le maglie difensive giallorosse che si difendevano con 3 uomini in mezzo e doppia marcatura sugli esterni , creando un muro , offensivo per lo spettacolo offerto, in un anomalo 3 6 1 , col solo Abraham in avanti, si fa per dire, sulla loro trequarti.

Gli azzurri sono caduti nella trappola di Mourihno il cui unico obiettivo era portare a casa un pareggio a reti bianche.
Zero tiri verso la porta di Meret, inoperoso per l’ intera gara, mai era successo quest’anno in maniera così eclatante.

Davvero avvilente il modo in cui il portoghese ( non) ha preparato la partita, i suoi uomini non avevano alcun dettame tattico da seguire, anche nell’ unica sortita offensiva nella ripresa, sulla punizione dal limite non sapevano se attaccare verso la porta o concludere, semplicemente sconcertante aver offerto questo indegno spettacolo davanti al proprio pubblico.

Nella ripresa gli azzurri hanno finalmente cambiato ritmo , hanno allargato il gioco e cercato più spesso un ispirato Osimehn che da solo si trascinava dietro tutta la difesa capitolina.
Ha prima fatto le prove quando, lanciato verso la porta, ha concluso al lato in diagonale, e poi alla sua maniera, ha travolto in velocità e potenza il centrale avversario e di mezzo collo al volo ha trafitto l’estremo avversario, semplicemente bellissimo.

Non c’era stata partita prima, e’ finita alla rete del ghepardo nigeriano, inconsistente la reazione romanista, vittima delle sue paure e dell’ arroganza tattica forgiata sul nulla del suo tecnico.

Dicemmo e ribadiamo che Osimhen è un uomo che sposta gli equilibri, praticamente immarcabile per potenza e velocità, il suo unico limite è l’ impeto con cui gioca guidato solo dal suo istinto e mai dalla ragione.
È un uomo capace di qualunque cosa sul rettangolo di gioco , non ha limiti strutturali e sta superando anche quelli tecnici, in una maturazione che lo sta portando ai vertici del calcio mondiale.
Attualmente è l’ uomo più determinante del campionato.

Vincere la gara di ieri ha un significato molto più ampio dei 3 punti che ci ridanno la giusta vetta solitaria della classifica, si è mandato l’ ennesimo segnale di forza e maturità vincendo una partita sporca senza mai rischiare ma aspettando , con la virtù dei forti ovvero la calma, il momento dove far prevalere la propria forza con la consapevolezza di sapere di essere i più forti.

Eppure la serata non era facile anche per le scelte sostitutive fatte dal tecnico che preferiva Elmas per uno spento Ndombele e poi puntare su Gaetano , lui stesso incredulo per l’ ingresso in campo.
Ci saremmo aspettati di vedere Demme che invece il tecnico non considera affatto, ed anche Raspadori per sfruttare la sua velocità di pensiero ed azione nell’affollata area avversaria .
Osimhen ha messo d’accordo tutti, anche l’ arbitro che ha permesso il gioco duro dei nostri avversari avendo sistematicamente un metro di giudizio diverso sulle valutazioni delle stesse situazioni di gioco, sempre a nostro sfavore.
Unica decisione giusta , ma grazie al var, non concedere il rigore che non c’era.

Siamo stati più forti anche di questo e delle sceneggiate del tecnico portoghese che hanno condizionato il mediocre direttore di gara.

Vittoria che ora deve zittire tutti quelli che ci imputavano un calendario finora semplice perché con pochi scontri diretti, se l’ alta classifica era rappresentata dalla Roma, l’ abbiamo spazzata via.

Come sempre la prossima è decisiva, prima però c’è la partita di coppa dove dobbiamo consolidare solo il primato del girone essendoci già qualificati.
I nostri numeri sono davvero impressionanti e forse per questo non riusciamo ancora ad apprezzarli pienamente perché gli azzurri ci hanno abituato ad un dominio che è diventato una regola, inebriandoci ed aggiungendo ad ogni prestazione qualcosa di nuovo che ne impreziosisce la loro espressione di gioco anche quando il palleggio è meno fluido ma sempre e comunque vincente. Napoli, caput mundi.


Salvatore Sabella

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