Il caffè del Professore di Salvatore Sabella
Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Il caffè del Professore di Salvatore Sabella
Si è conclusa un’altra settimana e la nostra simbiosi azzurra, ormai una cronica nemesi, è sempre più viva.
Dal silenzio del campo si alza, sempre più assordante e inquietante, il mutismo selettivo del Presidente e di tutti i suoi adepti.
Non abbiamo dimenticato quello che è successo nell’ultima di campionato e quanto, a noi, ci è costato, cosa che invece sembra non preoccupi De Laurentiis che, in una delle sue ultime uscite pubbliche, pare abbia dichiarato che è insensato prendere 70 milioni dalla qualificazione alla champions per poi essere costretto a spenderne 200 per rinforzare la squadra!
Francamente siamo sconcertati ed amareggiati perché, noi, ci credevamo e tanto ed, a quanto pare, eravamo i soli.
Nessuna parola, il silenzio stampa imposto dalla società ci offende, confidiamo ancora però nella lealtà di Gattuso, che dal 30 giugno sarà libero da qualunque vincolo contrattuale con il calcio Napoli, e si degni allora di dirci come sia stato possibile il suicidio sportivo perpetuatosi col Verona.
Certo, visti gli ultimi giorni di passione del nostro ex Rino, in fondo non ci meraviglieremo più di tanto se si continua in questa umiliante (per loro) omertà, nessuno sta giudicando, prendiamo solo atto dei fatti.
Non ci verrà concesso, perché non siamo “addetti” ai lavori ma dei semplici tifosi appassionati, ma chi può deve alla prima prossima conferenza stampa del Presidente, che si terrà sicuramente nel ritiro estivo di Dimaro, chiedere e poi pretendere spiegazioni sul perché con gli Scaligeri poteva essere e non è stato.
Se non ci saranno risposte o sarà vietato chiedere in merito, ci si alzi e si vada via, la dignità non ha prezzo.
Ma questa è un’altra storia che probabilmente rimarrà solo l’ennesima favola estiva.
Almeno noi abbiamo avuto la decenza di sollevare il problema , “ai posteri l’ardua sentenza”.
Tornando al campo, chiaramente nessuna novità se non gli innumerevoli bersagli di mercato che ci vengono presentati e propinati uno dietro l’ altro con una regolarità disarmante e, nel marasma generale, che comunque è anche divertente perché banale, due nomi sono venuti fuori, ai più sconosciuti, rientrati nello staff tecnico attuale per riverberare un illustre recente passato che qualcuno dall’alto, che comanda tutto e tutti nel mondo del pallone, non volle fare diventare azzurro come il cielo.
Parliamo di Sinatti e Calzona, rispettivamente preparatore e vice dell’allora maestro Sarri.
Francamente questa mossa, che crediamo sia esclusivamente societaria, comincia a farci sorgere grossi dubbi sulla presunta autonomia decisionale attribuita al nostro prossimo tecnico Spalletti, uomo navigato e di grandissima esperienza e che ci viene difficile credere dover ricorrere a collaboratori non suoi.
Saremo ripetitivi, perché i fatti questo finora ci dicono, ma continuiamo a navigare a vista nel mare della speranza in cerca di un approdo che purtroppo non è figlio di nessun progetto.
Speriamo, come sempre, di sbagliarci.
Un’ultima considerazione su una chiave di lettura strategica che condividiamo e che siamo sicuri possa rivelarsi vincente: ci sia il ridimensionamento dei costi come la crisi pandemica impone, ma lo si faccia sugli uomini e non sugli ingaggi.
Ridurre cioè la rosa, rimpinguandola con prospetti interessanti o con i calciatori rientranti dai prestiti.
Uscirà Maksimovic quindi i centrali di ruolo restano in 3, si sostituisca il serbo con un giovane rampante magari della primavera.
Lo stesso si faccia con l’uscente Hysaj, rientra Malcuit o ci si affidi, come alternativa al titolare Di Lorenzo, ad un giovanotto di belle speranze con grandi potenzialità ma che costi e soprattutto guadagni “poco”.
Si faccia solo un piccolo sforzo per un terzino sinistro da alternare magari al rientrante Ghoulam, liberandosi di un altro ingaggio pesante di un giocatore mediocre quale Mario Rui.
Si dia fiducia ad Ounas che è cresciuto tantissimo da quando è stato mandato a giocare con continuità.
Si rimpingui la mediana con un nome nuovo, frutto della competenza.
Ci vorranno tante idee perché i soldi sono pochini ma con il ben dell’intelletto si può tutto.
Insomma sia una rosa ridotta con pochi ricambi validi ma che preservi la prima squadra dei titolari che ha nelle corde enormi margini.
Così non svenderemo nessuno, alleggeriremo il monte ingaggi e rimarremo competitivi.
Certo gli impegni saranno tanti, ma con un pizzico di fortuna e soprattutto la mano sapiente del tecnico si dovrà fare il resto e chi sa che in questo turnover artato, figlio di una strategia progettuale tecnica, non venga fuori un nome nuovo, magari dalla nostra cantera, che ci permetta di continuare a sognare.
Già, sognare, ci resta solo questo, nell’infinito dei dubbi e del silenzio che ci circonda, facciano presto a ridestarci perché in questo momento il sentimento che accompagna tutti i tifosi degli azzurri è, purtroppo, l’indifferenza, non per i colori ma per chi li rappresenta e chi li guida ed un Napoli senza i suoi appassionati non ha ragione di esistere.
Ormai siamo cresciuti come ambiente, non ci basta più il semplice nome per ammaliarci, vogliamo credibilità, il resto non ci interessa.
E sia ben chiaro che senza di noi la favola degli azzurri finisce.
Noi ancora ci siamo ed aspettiamo, parlino ora i fatti.
Salvatore Sabella
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