Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

IL CAFFE’ DEL PROFESSORE – Un tempo, non tanto lontano, c’era un grandissimo Sandro Ciotti che raccontava la cronaca di una partita partendo dalle condizioni climatiche per poi concludere con: “Spalti gremiti fino al limite della capienza”.
Bellissimo ed emozionante, era un calcio fatto di calore e di colore, di bandiere, di urla, di abbracci, era una festa.
Ora si gioca perché le squadre sono costrette da provvedimenti assurdi che impongono l’irrazionale.
Spalti deserti nell’assordante silenzio di pochi intimi, annoiati per uno spettacolo indegno, la Salernitana scesa ieri al Maradona era davvero avvilente, una banda confusa tenuta insieme solo dal colore uguale delle maglie.
Che senso ha far disputare una partita, che dovrebbe essere uno spettacolo, in condizioni critiche per le tante defezioni causate dal covid, in un telaio già scarso tecnicamente ed ora reso ridicolo.
Non si può recriminare nulla sull’ impegno profuso dalle due squadre, ma ieri non c’è stata una partita ufficiale del massimo campionato nazionale, ma solo un proficuo, forse, allenamento.
Nessuno merita questo scempio.
Si fermi questa farsa.
Non c’è cronaca da raccontare, fa sicuramente molto più rumore non il risultato roboante, quanto piuttosto il fine partita di Osimhen che al triplice fischio di chiusura ha scaricato tutta la sua adrenalina, facendo prevalere il suo istinto, ancora troppo primordiale, sul povero Politano, reo di non avergli servito la palla vincente nelle battute finali.
Le sue urla hanno scosso le mura e sono arrivate, forti e chiare, alle orecchie incredule dei pochi presenti, tra i quali il sottoscritto, francamente uno spettacolo sconcertante e deprimente.
Questo ragazzo deve crescere e tanto, i confini tra la realtà del campo e della vita, e quelli della follia, possono diventare fragilissimi ed ogni volta che il nostro ghepardo nigeriano sembra lanciato nella sconfinata prateria della gloria, riesce sempre a trovare le sabbie mobili dell’errore comportamentale.
Ci vorrà tutta l’esperienza di Spalletti per far rientrare il problema Osimhen, troppo istintivo nelle sue manifestazioni. Si è creato un caso in una partita che non aveva segnalato spunti di cronaca tecnica se non il gol preso dal Napoli nell’ unica vera sortita della Salernitana, c’è da riflettere perché siamo riusciti a complicarci la vita in una giornata senza sussulti.

I limiti tecnici degli azzurri sono sempre gli stessi e non riuscire a porvi rimedio comincia a preoccupare, siamo troppo leziosi, c’è la sensazione che si voglia entrare in porta con la palla e, quando i modesti avversari, si schierano con l’unico intento di proteggere i propri sedici metri, l’ostacolo va aggirato e non necessariamente abbattuto.
Il perpetuarsi di questo modo di affrontare male i più deboli, ci sta costando il campionato.
Continuiamo a recuperare punti su tutte le rivali per i piazzamenti Champions, l’emergenza tecnica è quasi terminata, dobbiamo solo dare continuità ai risultati ed è la cosa più difficile perché il vero limite di questa squadra è quello di non sapere quale è la sua vera dimensione.
È una squadra spersonalizzata, sembra che ci siano tre mondi paralleli che non si incontrano mai: la squadra, la società e la città.
E, se il fronte non è comune, il traguardo da raggiungere diventa una chimera.
Anche la maglia non è più azzurra, è spesso rossa, ieri blu.
Sono i nuovi confini del marketing, forse, sicuramente non quelli del vecchio cuore fatto ancora di emozioni, ma si sa, queste non portano soldi.
Speriamo solo che la maledetta pandemia ci dia una tregua definitiva, abbiamo bisogno di normalità, di riprenderci la nostra squadra vestita di quel colore azzurro che affascina ed emoziona.
Si continua a vociferare su presunte trattative per l’acquisizione della società, noi chiediamo, se così sarà, che i nuovi proprietari ci diano non nuovi calciatori, ma semplicemente i nostri colori in una operazione di simpatia che abbatta quel muro di indifferenza che è nato e si cementa sempre di più tra l’attuale proprietà ed il resto del mondo azzurro.
In fondo chiediamo di ritornare ai valori di un tempo, quando giocava il Napoli e non era, come ora, solo una partita di calcio.
Il passato non torna ma il presente deve tornare azzurro come il cielo che ha voluto a sé un altro figlio di questa terra, il grande Gianni Di Marzio, fino alla fine si è battuto perché a Napoli venissero solo, come diceva sempre, i grandi calciatori.
Aveva ragione, ovviamente

Fonte foto: Instagram Napoli

Salvatore Sabella

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