Il caffè del Professore di Salvatore Sabella
Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Il caffè del Professore di Salvatore Sabella – Finalmente si è chiuso il calcio mercato, per noi una lunga agonia di chiacchiere e distintivo. Sapevamo che era difficile, per tutti, ma la battaglia avremmo meritato almeno di combatterla e non offrire una indegna resa incondizionata.
Il calcio è un fenomeno sociale, spesso indecifrabile, legato a numeri che hanno un loro senso, dove c’è il tutto e il suo contrario, fatto spesso di ingiustizie, di errori, di gioie, di trionfi e delusioni, ma sempre e solo governato da un unico sentimento: la passione.
Ed è in nome di questa incrollabile fede per i nostri colori che il Presidente avrebbe dovuto regalarci almeno l’illusione della speranza di poter competere.
Invece, dalla lettura dei suoi (maledetti) numeri, per i più sconosciuti ma non per tutti e sicuramente non per noi, si è trincerato dietro il più illogico degli immobilismi, mortificandoci. “Non voglio mica la luna chiedo soltanto un momento per riscaldarmi la pelle”, in fondo ci bastava solo riscaldare la pelle, ma ci è stato negato anche questo.
Seguiamo il calcio da mezzo secolo, ricordiamo, come se fosse ieri, agli inizi degli anni ’70, la prima volta di quando la mitica maglia azzurra spuntava dalla gabbia sotto i distinti, ed era tale e tanta l’emozione da togliere il fiato di un bambino che stava toccando il paradiso con il cuore.
Ora non c’è più nulla, ci è stato tolto il sogno anche a noi uomini, ormai maturi, e non c’è più la nostra identità in quell’azzurro.
Disse, il grande Avvocato Gianni Agnelli: “Ogni volta che vedo la mia squadra apparire su un campo di calcio, provo sempre una grande emozione”.
Lo era anche per chi vi scrive, ma ora qualcuno, spinto da qualcosa, ci nega quella leggerissima sensazione dell’essere un tifoso azzurro.
Ci hanno detto e ridetto che il momento era ed è difficile, lo capiamo e lo viviamo sulla nostra pelle, ma perché creare questo muro di ipocrisia fra la nostra passione e gli interessi della proprietà.
Ogni impresa deve giustamente garantire lucro, ma esistono anche gli obblighi morali, spesso più gravosi, che vanno ben oltre il solo dio denaro.
Caro Presidente, dovevi regalarci l’emozione di un nome, la fantasia di un ruolo, l’amarezza di una trattativa andata male, invece hai preferito il nulla in nome di una allerta finanziaria che in realtà è solo economica e come tale può essere superata.
Hai raggiunto, forse, i tuoi obiettivi, ma quanto ti costa la perdita di stima e di credibilità verso l’unica vera ricchezza che non dovresti perdere mai ovvero i tuoi tifosi.
Presidente sei riuscito a spersonalizzarci, a diventare il bersaglio di una critica ormai feroce e purtroppo poco obiettiva.
Hai permesso che venissero fuori nomi di calciatori di qualunque latitudine, di non provare neanche a colmare quei limiti tecnici ormai atavici, a prendere alla fine gente per lo più sconosciuta tranne per i soliti ruffiani dell’ informazione.
Comunque il dato è tratto, perlomeno questa volta ci hai risparmiato la solita ridicola cantilena che il mercato è aperto tutto l’anno e che la società è pronta ad intervenire. Non c’è nessuna società, nessuna figura che la e ci rappresenti, c’è solo un muro, sempre più solido e ormai invalicabile tra te e noi.
I conti torneranno presto in ordine, ammesso che fossero fuori posto come ci hai detto, ma non saremo più ne’ felici ne’ contenti, per sanare il bilancio della passione ci vorranno i nuovi colori dell’azzurro, basati sul rispetto e sulla considerazione di chi permette che la giostra continui.
Ci resta però un inciso: la palla è rotonda, nessuno sulla carta ha i netti favori del pronostico, siamo nel gruppone, chi vincerà la volata lo farà a mani basse e con pochissima luce sugli altri.
Presidente goditi i tuoi ragazzi ancora per un anno, il prossimo avrai rotto completamente il giocattolo, perderai il capitano, “Ciruzzo” e lo sfortunato Ghoulam, allegerirai definitivamente gli ingaggi, ed uscirai definitivamente dai nostri orizzonti, per ora ci resta ancora solo la tua ombra. Sarai così il migliore come credi di essere, ma sarai solo, tu e i tuoi bilanci. Solo “chiacchiere e distintivo”.
Salvatore Sabella
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