Il caffè del professore

Aggiungere critiche a quanto stiamo assistendo è difficile, forse inutile, ma è intellettualmente doveroso . Il Presidente si è assunto tutte le responsabilità di una annata programmata male e gestita peggio , non ha saputo colmare, con il mercato ( veramente ) di riparazione le evidenti lacune tecniche di una difesa a tratti ridicola facendosi trovare ancora una volta impreparato per tempi e per scelte non fatte, ha potenziato invece la fase offensiva che il tecnico, in maniera altrettanto scellerata, non sfrutta, legandosi ancora ad un atteggiamento difensivo ad oltranza, per un risultato che alla fine comunque ci vede sconfitti.

Conoscevamo già i risultati dei nostri diretti avversari nel gruppone delle inseguitrici al quarto posto, avremmo dovuto giocare per vincere, o almeno provarci, ci siamo presentati con una squadra chiusa nella sua totale mancanza propositiva e mortificata nel suo talento, totalmente sacrificato alla difesa di un risultato bianco che comunque sarebbe servito a poco.

L’ inizio è stato promettente per l’ atteggiamento aggressivo, squadra corta e grande intensità soprattutto sulla fascia destra per limitare la devastante catena sinistra rossonera.
Ma l’ orizzonte è stato perso troppo presto , è durato solo una ventina di minuti, il tempo di prendere il solito gol da ingenui e poi vedere cadere tutto il castello , costruito sempre sulle fondamenta di sabbia.

È bastato un dai e vai degli uomini simbolo milanisti per liberare Theo alla conclusione vincente, molto bello ma umiliante per la difesa azzurra , lasciatasi infilare in maniera sconcertante.

Gli errori difensivi non si contano più, sia dei singoli che di reparto. Rahmani in chiusura, sistematicamente interviene appoggiandosi con le mani sulle spalle dell’ attaccante di turno, un errore da principiante. Jesus perennemente in ritardo nelle chiusure, Ostigard incapace di giocare la palla, veramente osceni alcuni suoi disimpegni con il lancio lungo.

Altro neo, sia in fase propositiva che difensiva, il capitano Di Lorenzo, inguardabile la sua prova, non riesce ad interpretare il ruolo che gli impone la maledetta difesa a 5 che non ha portato finora nessun risultato.
Inquietante la gara di Zielinski.

Il Napoli era sceso in campo per sperare di prendere il solito punticino e se non ci fosse stata la sbavatura difensiva sulla rete rossonera, ora staremo commentando comunque l’ ennesimo pareggio insignificante.

Nella ripresa Mazzarri ha sconfessato se stesso, ritornando alla difesa a quattro inserendo Politano e poi , via via, tutta la batteria offensiva di cui dispone effettuando cambi comunque discutibili come fare uscire il lucido Mazzocchi anziché lo spento capitano, o il Cholito per un inconcludente Raspadori, in un momento in cui in area avversaria c’era da fare a sportellate.
Inconcepibile fare entrare Ngonge a due minuti dal termine.

Dicemmo in tempi non sospetti che Mazzarri , per il suo credo e i suoi limiti, non ci avrebbe portato in Champions, oggi ne siamo ancora più convinti.

Il tecnico è ancora alla ricerca della identità perduta della sua squadra che è lo specchio di se stesso , un uomo solo al comando senza coraggio e senza idee , chiuso in una gabbia dorata dove l’unico ponte con il presente è il legame col suo passato, vedere la partita di ieri sembrava riassistere alle sfide di un decennio addietro , eppure il tecnico ci aveva rassicurato sulla sua evoluzione tattica nata dallo studio del Napoli campione che ieri aleggiava solo dall’ immagine di Spalletti seduto in tribuna che sarà stato roso dai morsi della coscienza nel vedere come, in pochi mesi, il suo Napoli campione è una squadra capace ora di lottare solo per i meno nobili traguardi di un insignificante centro classifica.

E Mazzarri continua a dirci di aver visto cose buone e che è mancato solo il gol, è la sua concezione di calcio , forse ha ragione lui perché raschiando dal suo barile ha messo sul tavolo tutto quello che ha, manca però quella evoluzione tattica e di mentalità che non gli appartengono.

Nella logorroica conferenza il Presidente ci ha detto tutto ma praticamente nulla, rispondeva attaccando come nel suo stile, oggi non servono altre parole ma solo fatti, una decisione sola e immediata, ridare una nuova guida tecnica alla sua squadra perché nel baratro più profondo ci siamo già finiti ed uscirne, con l’ attuale staff è impossibile.

Provi il Presidente a salvare il suo soldato Ryan, poi salvi se stesso, sono imprese disperate ma i campioni d’ Italia devono comunque cadere in piedi e non rotolare nel fango spinti da una paura agonistica che Mazzarri trasmette ai suoi uomini obbligandoli a schieramenti ultra difensivi e spersonalizzandoli da qualunque iniziativa fuori dal canovaccio del prima non prenderle.

Perdiamole tutte ma giochiamocele perché così non stiamo solo naufragando sul campo, stiamo perdendo la dignità ed offendendo i colori della nostra passione.

La paura se affrontata diventa una forza.

Salvatore Sabella

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