Il caffè del professore

C’era una volta un tranquillo sabato del villaggio che luccicava delle sue bellezze e delle sue certezze. Quell’ insediamento non esiste più, ha lasciato il posto ad un caotico accampamento fatto da tanti valori dei quali non si riconosce più l’ identità.
Avevamo profetizzato, in tempi non sospetti, che il limite del Napoli erano le troppe pause di gioco regalate agli avversari che non avevano inciso sul risultato per la loro modestia tecnica, come il Frosinone e il Sassuolo, che invece erano state devastanti contro la più quotata Lazio, e lo sono state , parzialmente ieri, contro un organizzato Genoa .
Dieci minuti di amnesia contro i ciociari, diventati venti contro il Sassuolo, quasi un tempo contro i capitolini, circa settanta minuti ieri.
Il pareggio in rimonta, nato dalle sole prodezze dei singoli, non inganni perché, per il ( non) gioco espresso ha il sapore di una cocente sconfitta.
Il tutto ormai e’ avvilente.
Questa squadra ha smarrito, e troppo in fretta , la sua indole, è lenta e macchinosa, quasi svogliata, non pressa più.
Dei suoi uomini più rappresentativi, che ne avevano scritto la storia recente, se ne sono perse le tracce.
Kvaratshvelia è un ombra smarrita, la volpe georgiana vaga per il campo in cerca di guizzi isolati intestardendosi in dribbling inopportuni spesso contro i raddoppi avversari, la cosa si ripete caoticamente senza che ci sia la catena mancina a ridare campo e profondità alle sue giocate.
Lo stesso per Osimehn, poco lucido, mai nel vivo della manovra, solo a tratti è emerso il suo immenso talento ma su singole giocate mai accompagnate da vere conclusioni degne di tal nome.
Il ghepardo nigeriano appare distratto, le maledette sirene contrattuali, il cui epilogo era dato per certo da mesi, incidono e condizionano notevolmente .
Il centrocampo è diventato il vero problema perché non filtra e non costruisce e vede capovolti i ruoli dei suoi protagonisti. Porta palla Anguissa relegando alla sola interdizione Lobotka , i due giocano vicino, forse troppo , con il risultato che il Camerunense oscura lo slovacco che nel primo tempo non ha quasi mai toccato palla.
È un equivoco tattico evidente a cui si è rimediato solo con l’ uscita di Zambo che ha riportato il trottolino Slovacco nel vivo della manovra con la palla che girava più velocemente.
Si ripete che il Napoli è la stessa squadra della scorsa stagione ad eccezione di Kim, in questa illusione c’è tutto il problema di cui discorriamo perché il coreano non è stato sostituito e cambiare il pilota di un bolide significa modificarne l’ assetto con i risultati mediocri che stiamo raccogliendo.
Garcia deve uscire dall’ ombra della epopea Spallettiana, quella squadra non esiste più, di quel villaggio ci sono solo macerie, va ricostruito il tutto ma il tecnico francese lo faccia con le sue idee, ci metta la sua personalità e, soprattutto, lo faccia subito.
Non ha avuto il coraggio di criticare il progetto( ?) tecnico che gli è stato proposto, ha accettato il prestigioso incarico di guidare i campioni d’ Italia ma il suo disappunto lo riverbera ora con le sue scelte discutibili nei fatti e nelle motivazioni.
C’è un caso Natan che neanche ieri ha visto il campo, un calciatore che dubitiamo addirittura se esista, affidare poi la difesa al modesto Ostiigard, che lo scorso campionato era la quarta scelta, significa subire reti amatoriali come quelle di ieri.
Alla pochezza tecnica si sopperisce solo con la personalità che ti porta ad aggredire e anticipare l’ avversario invece l’ attuale difesa azzurra aspetta al limite dell’ area gli avversari prestandosi alle loro rimesse e perdendo il tempo di gioco per la ripartenza.
Sono limiti sistematici.
Farne però di Garcia il capro espiatorio non è intellettualmente corretto, lui paga e per le sue evidenti colpe, non ultima una condizione atletica della squadra non brillante, che per la sua visibilità che nasconde le troppe responsabilità della società ( che non esiste) o meglio del suo unico rappresentante ovvero il Presidente, capace di prendersi tutta la scena, non ha più collaboratori dal peso critico e competente, è solo lui il centro dell’ universo, si è incensato giustamente di tanti meriti, ora ci dia conto e si assuma , pubblicamente, le sue responsabilità, in primis di una campagna acquisti offensiva.
Non basta giustificare il tutto dicendo che siamo all’ inizio perché le prestazioni rimarcano sempre gli stessi limiti ed errori e la vetta dista già 5 punti, non si può più sbagliare.
Come sempre la prossima è decisiva, c’è prima la Champions e poi il campionato, è il momento di fare le scelte giuste, di saper amministrare gli uomini , di mettere sul campo tutto il proprio sapere e di gettare il cuore oltre l’ ostacolo, liberarsi dell’ ingombrante recente passato e di scrivere un nuovo presente.
Non sia il modulo un’ ossessione , è la sua interpretazione che ne fa grande o meno una squadra, Garcia abbia il coraggio di portare avanti le sue idee e di attuare il suo progetto di calcio, solo così avremmo un futuro con questo tecnico.
Foto: Twitter Napoli
Salvatore Sabella