Il caffè del Professore

“Flagellum dei”,   per la sua ferocia,  era soprannominato Attila , il re degli Unni, perché dove passava lui,  si narra , non sarebbe cresciuta più l’ erba.
Il nostro re, flagello per gli avversari,  è un  Nigeriano dalla classe cristallina , capace da solo di trascinare un popolo alla vittoria.

Osimhen non è solo il centravanti più forte del campionato ma l’ uomo capace di spostare gli equilibri in Italia, in Europa, nel mondo.

Ieri ha sciorinato una prestazione mostruosa fatta di impeto , di  agonismo e di  raffinatezza,  sugellata nella prima marcatura dove,  dopo un elegante doppio palleggio,  ha scaraventato in porta  una  conclusione  di   collo destro di terrificante potenza.

Sembrava  incanalata  la partita ma ieri il Napoli non ha giocato nel modo migliore. Nella sfida tra due vecchie volpi, Mourihno aveva imbrigliato Spalletti con un modulo di antica concezione fatta di tanta densità al  centro  e  con Dybala che veniva incontro  girando di prima  la palla in profondità alla ricerca del loro centravanti.

Schema che si è ripetuto perché i giallorossi vantavano  la superiorità numerica a centrocampo,  favoriti dal girare a vuoto di Anguissa , non in serata felice, obbligando il trottolino dalle leve di tungsteno Lobotka a cantare e portare la croce.

Gli azzurri hanno commesso l’ errore di finire nella trappola  capitolina, anziché sfruttare appieno le zone di campo , le fasce laterali, dove con le solite sovrapposizioni avrebbero potuto  creare la  superiorità numerica.
La cosa è avvenuta una sola volta ed ha portato alla superba marcatura del ghepardo Nigeriano.

La ripresa ha visto subito una Roma più propositiva che ha trovato il meritato pareggio favorita anche dall’ impensabile opposizione di Lozano sull’ entrata vincente di El Shaarawy

Forse sono stati tardivi i cambi di Spalletti,  occorreva dare più peso alla mediana  ma parliamo  col senno di poi.

Gli ultimi dieci minuti sono stati di confusione, sono saltati gli schemi ma è rimasto il cuore.

E’  il Napoli dei centravanti.

Vantiamo il migliore dei secondi per tenacia , applicazione e senso di appartenenza. 
Giovanni Simeone, vive la sua esperienza azzurra  come uno di noi, è uno di noi, sa di aver coronato il suo sogno e vuole regalarci il nostro.

Con una magnifica parabola ad incrocio , dopo il suo classico movimento ad uscire per liberarsi della marcatura, finita nel sette della porta avversaria, ha fatto impazzire lo stadio e probabilmente ha chiuso il campionato.

Se gli azzurri sono riusciti a portare a casa una partita ” sporca” come quella di ieri, significa che anche il fato sta facendo il suo corso.

C’è fame di vittoria , tutti per uno e uno per tutti in una corsa senza ostacoli dove  la pochezza degli avversari quasi cancella il gusto della vittoria,  quasi.

Che nessuno però neanche provi a sminuire le gesta dei nostri prodi, stiamo vincendo sul campo in un campionato combattutissimo per le piazze d’ onore, sono tutti li in un fazzoletto,  è il Napoli che, per suo merito, è fuori competizione.

È un giocattolo perfetto, nessuno è in grado di romperne gli ingranaggi, ha i suoi equilibri e quel pizzico di fortuna che aiuta gli audaci.
Ieri si è vinto perché Spalletti ha avuto il coraggio di sostituire Osimhen,  lui sapeva quello che faceva , noi possiamo comprenderlo ed apprezzare solo ora.

Come sempre la prossima è decisiva,  trasferta in Liguria, in quel di La Spezia, altro ambiente difficilissimo visti i recenti trascorsi,  ma non sarà certo un limite per le nostre milizie con a capo il suo re,  la storia vuole che vada bruciata altra erba.

Foto: Twitter Napoli

Salvatore Sabella

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