Il caffè del Professore

Il caffè del Professore


” Chi impara più efficacemente a collaborare ed improvvisare, prevale” .
Charles Darwin profetizzava quanto successo ieri, improvvisare a fine partita una difesa disordinata ma proficua a protezione di un risultato messo in discussione negli ultimi dieci minuti per una nostra irrazionale follia agonistica.

Semplice e bello , forse inutile, rimarcare i primi splendidi ottanta minuti , ripartiamo dagli ultimi dieci dove ci siamo smarriti, abbiamo perso tutte le linee di passaggio e apprezzato comunque l’ umanità di un ragazzo, Kim, che si è letteralmente imbambolato al termine di una gara che non lo ha visto mai un assoluto protagonista , per poi scusarsi con tutti per gli errori commessi, i veri uomini sono fatti così.

Il gigante coreano è stanco, ha giocato tantissimo, uno dei pochi mai entrato nelle rotazioni, c’era da temere un minimo di appannamento, c’è stato ieri.

Siamo una squadra vera con gente di valore tecnico e soprattutto umano, occorreva dare una mano al centrale in difficoltà, lo ha fatto il più piccolo per struttura ma enorme per astuzia, il professore Mario Rui, appena escluso dalla lista portoghese per il mondiale, che ha letteralmente marcato da vicino il compagno smarritosi all’ incedere avversario, si è lanciato nella mischia arricchendola di tutta la sua esperienza, determinante per la vittoria.

In questo atteggiamento c’è tutto il Napoli, compatto, solido, brillante ma anche umano.
Gli ultimi dieci minuti , complice un Maradona colpevolmente già in festa, abbiamo smesso di giocare , perso troppi palloni e subito l’ evitabile.
Anche la prima marcatura avversaria ha visto un Kim poco lucido .

Eravamo stati impeccabili fino alla prima rete Friulana, giocando un calcio semplice e ordinato lasciando che il talento dei giocatori di classe facesse la differenza.
E così era stato.

L’ urlo di Osimehn che di testa, non alla sua maniera, ma con un colpo del suo nuovo repertorio, fatto di una sospensione leggera nell’ etere , accarezzava la sfera, intrisa di effetto e potenza sull’ arcobaleno di Elmas, con la fronte lasciandola dolcemente rimbalzare in rete andando poi a raccogliere l’ ennesimo abbraccio con la sua gente.
Il ghepardo nigeriano non è solo il centravanti più forte e determinante del campionato, ma è il vento che accompagna il tifo e la passione dell’ intero popolo azzurro.
Lui vive di questo noi ci nutriamo del suo incedere inarrestabile.
È sempre e di più Osimhen.

Anche sulla seconda rete azzurra , determinante il guizzo del Nigeriano ad aprire gli spazi, poi la classe di Zielinski a fare il resto con un destro calibrato e delizioso per precisione e tecnica.
Così è volato via il primo tempo dove il Napoli ha saputo vestire i panni dell’ Udinese, colpendola con le sue stesse armi, ripartenze in velocità.

I Friulani avevano proposto uno schieramento votato alla sola profondità delle giocate dell’ ottimo Beto con a supporto l’ illeggibile, per caratteristiche e movimenti, Delofeu che il fato ha sottratto troppo presto alla sortita.
Il Napoli è stato al gioco e per non concedere spazi ha abbassato il suo baricentro innalzando una muraglia sulla sua trequarti coordinata dall’ immenso Lobotka e dall’ inesauribile Anguissa, fresco di rinnovo. Plauso alla società che finalmente affronta in tempi non sospetti le problematiche contrattuali.

In questo modo si è spiazzata la strategia avversaria e si è atteso il momento propizio per piazzare l’ uno due che ha indirizzato la gara.
Si è assistito alla stessa sortita fatta a Bergamo, con un Elmas ottimo in copertura ed in appoggio, devastante atleticamente, che ha trovato poi , su una micidiale ripartenza, la terza marcatura di ottima fattura.

Sembrava finita, e invece è cominciata negli ultimi minuti una nuova disputa che deve portare alle giuste riflessioni.
Le ultime due di questo primo inizio di campionato erano terribili perché avevamo la pressione della vittoria obbligata per due appuntamenti consecutivi in casa, cosa che spesso ci ha riservato spiacevoli novità.
Questa volta non abbiamo fallito , con qualche timore , abbiamo rimarcato il territorio, la capolista se ne va , tra noi e il resto c’è il vuoto.

Ora ci aspetta la pausa forzata del dorato mondiale, cervelloticamente giocato fuori stagione, una scelta legata solo al vile denaro, lo sapevamo , vale per tutti, sorbiamoci solo la solfa di chi si lamenta della sosta o di chi la giudica proficuamente, come la cantilena dell’ immancabile calo delle squadre di Spalletti dopo inizi brucianti.

Luoghi comuni che lasciano il tempo che trovano al pari dei numeri che i soloni evidenziano a perorare tesi che in realtà sono solo delle ipotesi peraltro da dimostrare, ma a questo siamo abituati, stiamo lasciando parlare il campo, sic et sempliciter, “ai posteri l’ ardua sentenza”.

Come sempre la prossima è decisiva , si giocherà ai primi del nuovo anno, sfideremo la Milano nerazzurra , sarà un’ altra battaglia e comincerà la seconda era calcistica di questo splendido campionato finora vissuto sulle ali di un entusiasmo alimentato dalla consapevolezza di una organizzazione e di una qualità di gioco che non ha avuto rivali ne’ in Italia né in Europa, è il nostro orgoglio che , attenzione, non travalica i confini dello sport, il calcio è uno spettacolo che alimenta la passione ma non sarà mai una rivalsa sociale come qualcuno dall’ alto ( logisticame) vuole far passare il nostro cammino ( calcistico) trionfale.

Le nostre magnificenze le vantiamo in ogni settore, quest’ anno gli abbiamo aggiunto anche il giuoco del calcio.
” Abbiamo un sogno nel cuore, Napoli torna campione “


Salvatore Sabella

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