“I am Zlatan Ibrahimović”, l’assurda storia del mito svedese
“I am Zlatan Ibrahimović”, l’assurda storia del mito svedese
“Grazie Italia, mia seconda casa”, queste le parole di Zlatan, ospite a Sanremo negli scorsi giorni.
Non a caso infatti, il colosso svedese ha deciso di regalare la sua presenza al festival della canzone italiana, anche in segno di ringraziamento per ciò che il nostro Paese gli ha dato durante diversi anni della sua vita.
Conosciamolo
Un personaggio come Ibra va sicuramente conosciuto come meglio si può, ed oggi proveremo a farlo tuffandoci nella sua storia.
Per farlo dobbiamo però prima fare un salto in Svezia, in particolare a Malmo, sua città di origine.
Quali sono i primi campetti di calcio che ha frequentato?
Beh, senza dubbio quelli di Rosengård, fra le case ed i palazzi del suo quartiere.
Nato il 3 ottobre 1981 da padre bosniaco e madre croata, Zlatan Ibrahimović ha indossato il suo primo paio di scarpette da calcio all’età di soli cinque anni.
La madre Jurka racconta: “Era sempre là a giocare. Non so quante volte i vicini sono venuti a lamentarsi del pallone che finiva immancabilmente nelle loro siepi.”
Giocava con i più grandi All’età di dieci anni Zlatan gioca nella squadra del Balkan.
Ma indovinate in quale categoria lo fa? In quella dei ragazzi di due anni più grandi di lui!
L’incredibile aneddoto
Si stava disputando una partita contro la squadra del Vellinge, Ibra parte dalla panchina.
Alla fine del primo tempo il Balkan sta perdendo 4-0.
Zlatan entra in campo nella ripresa e segna ben 8 goal.
La partita finisce 8-5.
Il Vellinge protesta sollevando l’accusa che Zlatan sia più vecchio del limite di 12 anni, ma la squadra mostra il certificato di nascita, facendo restare gli avversari stupiti.
Questo piccolo scorcio della sua vita calcistica iniziale già ci fa capire tante cose di chi abbiamo davanti.
Una vita difficile
Ma adesso soffermiamoci sugli eventi più significativi della sua vita, raccontati nel libro “Io Ibra”.
Non ha avuto affatto una vita facile, ha commesso delle bravate e nel tempo ha dovuto prendere a pugni la vita per sentirsi qualcuno.
Le bici rubate
“Il campo d’allenamento del Malmö era a 7 km da casa e spesso dovevo farmela a piedi: qualche volta la tentazione era troppo grande, soprattutto se mi capitava di vedere una bella bici. Una volta ne adocchiai una gialla con su un sacco di scatole e pensai: “Perché no?”. Così la presi. Ma dopo un po’ cominciai a farmi delle domande, tipo c’è qualcosa di strano in queste scatole, e allora capii: era la bicicletta di un postino, stavo andando in giro con la posta del quartiere! (…) Un’altra volta mi portarono via l’ultima bicicletta che avevo rubato, chi la fa l’aspetti, e io stavo impalato lì fuori dal campo a pensare al da farsi: fregai una bici nuova che era lì fuori dagli spogliatoi. (…) Tre giorni più tardi tutta la squadra fu convocata per una riunione sul furto della bicicletta dell’allenatore in seconda…”
La madre e la sorella
“Era l’autunno del 1990. Anche se tutti cercavano di tenermi fuori da queste cose, io intuivo. In casa c’era molta agitazione, anche se non era la prima volta: mia sorella maggiore faceva uso di droghe, roba pesante, nascondeva tutto in casa e c’era spesso casino intorno a lei, personaggi loschi che telefonavano e una gran paura che succedesse qualcosa di grave.”
“Un’altra volta la mamma era stata fermata per ricettazione. Qualche conoscente le aveva detto: “Puoi tenermi questa collana?” e lei lo aveva fatto, ovviamente in buona fede. Ma poi venne fuori che si trattava di merce rubata, un giorno la polizia fece irruzione da noi e arrestò la mamma. Ho un ricordo vago, come una strana sensazione, tipo: “Dov’è la mamma? Perché non c’è più?”. Ma avevo il calcio. Era roba mia e giocavo tutto il tempo, in cortile e a scuola.”
Beh, non è sicuramente roba da poco sopportare e vivere certe situazioni, soprattutto quando si è piccoli. Ciò infatti avrebbe reso Ibra più forte, ed anche se spesso viene visto come qualcuno senza debolezze e “un duro”, non è affatto così.
Come ha sottolineato anche sabato scorso al Festival di Sanremo: “Se ibra ha sbagliato, tutti possono sbagliare”.
Ha speso queste parole per far capire che persino un personaggio come lui, visto da molti come impeccabile, può avere momenti di difficoltà e commettere sbagli, che ha ammesso.
Perché è dagli sbagli che si impara, perché il fallimento non è il contrario del successo, è parte di esso.
Questo è ciò che dovremmo capire ed imparare tutti noi, e spero che quest’articolo dedicato a Zlatan Ibrahimović, vi avrà maggiormente aiutato a farlo.