Francesco Totti, un dolce cucchiaio di emozioni

Francesco Totti, un dolce cucchiaio di emozioni

TOTTI – Il mondo del calcio è ricco di calciatori dotati di qualità sopraffina. In pochi, però, hanno deciso di donarla ad una sola squadra, scrivendo importanti pagine di storia. Atleti del genere vengono riconosciuti come “bandiere” e per nostra fortuna, la scuola calcistica italiana è riuscita a produrne davvero tante: da Cesare a Paolo Maldini, passando per Franco Baresi fino ad arriva a Francesco Totti. La stima nei confronti degli uomini di questo calibro non conosce colori e in alcuni casi, ci permette di provare un minimo di emozione anche per una squadra diversa da quella per la quale facciamo il tifo.

L’ultimo superstite di uno sport dominato da procuratori ed interessi economici è proprio lo storico numero dieci della Roma. Rendiamo omaggio alla carriera del campione di Porta Metronia analizzando tre fattori fondamentali: tecnico, caratteriale ed emotivo.

Fattore tecnico

Le doti qualitative del “Pupone” sono migliorate a dismisura da quel 28 Marzo del 1993, giorno della prima apparizione nel campionato di Serie A. Come raccontato dallo stesso Totti nel suo docufilm, però, alcune giocate lo hanno contraddistinto fin da bambino. La grande dimestichezza nel concludere dalla lunga distanza è stata accompagnata da skills non indifferenti, come ad esempio il classico lancio no-look, ovvero una splendida apertura verso i compagni con le spalle rivolte verso la porta avversaria.

Il dieci romano e romanista, viene spesso associato ad una tipologia di tiro ben precisa: il cucchiaio. Van der Sar e Julio Cesar sono soltanto alcune delle vittime di tale gesto tecnico, folle e spettacolare allo stesso tempo. La raffinatezza con la quale il vecchio studente della “Pascoli” di Via Sibari accarezzava il pallone, è diventata un vero e proprio marchio di fabbrica. Da menzionare, inoltre, la fantastica capacità nel calciare al volo senza troppi problemi. I tifosi di Sampdoria e Udinesericorderanno sicuramente le due reti da urlo subite in questo modo, soprattutto quelli blucerchiati dato che, in un match della stagione 2006/07, applaudirono al super goal del rivale.

Fattore caratteriale

A tratti, il rettangolo di gioco trasformava il carattere di Totti, il quale viveva la partita con l’enfasi del più scatenato dei tifosi. Un uomo da ammirare all’esterno del campo per la sua umanità che, in alcuni casi riguardanti il prato verde, è stata dominata dall’adrenalina del momento. Lo sputo a Poulsen ed il calcio a Balotelli, tuttavia, rientrano nei pochi episodi che hanno scatenato bufere mediatiche. La leadership con la quale ha guidato i suoi compagni è stata davvero formidabile. L’umiltà messa in mostra durante la diatriba con Spalletti ha lasciato senza parole i seguaci di questo sport. 

La bontà evidenziata attraverso varie opere di beneficenza e la simpatia che ha saputo mostrare negli anni, lo hanno reso un vero e proprio esempio da seguire. Egli è il capitano della propria vita, il leader della sua felicità e probabilmente, l’amico leale che tutti vorremmo avere.

Fattore emotivo

Una canzone dice che “Gli occhi non mentono mai” e lo sguardo del talento made in Roma è sempre stato caratterizzato da emozione e voglia di spaccare il mondo. 

Le espressioni facciali e la mimica di Totti, facevano emergere la sua determinazione nell’assumere le più pesanti responsabilità ed i secondi che hanno preceduto il penalty realizzato con l’Australia a Germania 2006, sono l’esempio perfetto. 

L’immagine che più di tutte ha commosso i cuori dei tifosi di ogni squadra, però, riguarda il 28 Maggio del 2017. In quella data, il capitano giallorosso ha indossato per l’ultima volta la maglia del team che lo ha lanciato, reso grande e poi allontanato. Lo sguardo perso nel vuoto di un uomo che stava salutando il proprio migliore amico, il pallone di cuoio che ha realizzato ogni suo sogno.

Quel giorno, Francesco ha dichiarato nuovamente l’amore verso il calcio attraverso una frase impressa su una palla autografata e lanciata in curva: “Mi mancherai”. 

A distanza di tre anni, è la scena calcistica italiana a ricordare con nostalgia uno dei suoi talenti più grandi ed in fondo, ogni tifoso che si rispetti, vorrebbe presto rivedere una storia come questa.

Ivan Serio

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