Fieri della conferenza della “verità”, ma siete così sicuri?

Foto: canale YouTube SSC Napoli

Il calciomercato è iniziato da qualche giorno e la delusione regna tra i tifosi del Napoli. Dispiacere più che motivato: il club azzurro non dà certezze e palesa una mancanza di progetto a lungo termine. Nonostante chi si ritenga fiero delle parole nella prima conferenza stampa della stagione del direttore sportivo, Cristiano Giuntoli, e del mister, Luciano Spalletti, non è così. Perché se è vero che sono stati chiari sulle due questioni più care ai tifosi -Dries Mertens e Kalidou Koulibaly– “per Kalidou non è arrivata nessun’offerta ufficiale da parte di nessun club. Stiamo parlando tutti i gironi con lui, il presidente gli ha fatto un’offerta quasi irrinunciabile: 6 milioni di euro per 5 anni, netti, senza bonus, più un futuro da dirigente nel Napoli. Per quanto riguarda Mertens, Aurelio e lui hanno parlato insieme a lungo, il presidente gli ha fatto un’offerta di 2.5 milioni di euro netti che non è stata accettata“, per il resto è tutto un grande punto di domanda.

Alcuni supporter addirittura sono fieri di una conferenza stampa ritenuta “diretta” ma che ha mostrato tutti i limiti del Napoli. Perché con Koulibaly e Mertens la società in questo modo ha messo le mani avanti e se accetteranno bene, sennò si penserà ad altro. Il problema è il resto, come detto.

Giuntoli e Spalletti in coro hanno confermato tutti i componenti della rosa, ma lasciando la porta socchiusa: se arriveranno offerte verranno ascoltate, nessuno è incredibile. Il mister si è sbilanciato solo sui portieri, difendendo a spada tratta Alex Meret ma chiedendo un secondo valido. È chiaro quindi che non Nikita Contini, Hubert Idasiak e Davide Marfella non sono ritenuti ancora all’altezza di quel ruolo. Il ds ha poi sottolineato che il club partenopeo ha già speso in questo mercato -il riscatto di André Frank Zambo Anguissa e gli acquisti di Khvicha Kvaratskhelia e Mathias Olivera– e che quindi si aspetteranno “occasioni“. Ma un club che punta alla qualificazione in Champions League e ad essere all’altezza di ogni competizione a cui partecipa non può permettersi di aspettare le “occasioni“.

Per non parlare poi della questione rinnovi. Che sì, è vero si fanno in due, ma a Fabián Ruiz, il centrocampista più forte della rosa, con scadenza di contratto nel 2023, non si sa ancora se offrirgli o no un prolungamento. A precisa domanda Giuntoli risponde con un “vedremo“.

Si parla poi di un sogno: Paulo Dybala. Attaccante svincolato dalla Juventus ed ancora senza squadra. Se Giuntoli ha definito il colpo praticamente “impossibile“, accende un lumicino di speranza il vice presidente, Edoardo De Laurentiis, rispondendo a precisa domanda “le vie del Signore sono infinite“. Un acquisto che farebbe sognare i tifosi. Ma siamo sicuri che sia ciò che serve al Napoli?

Intendiamoci, Dybala è un calciatore fortissimo. Se sta bene fisicamente ed è messo in condizione di fare bene può essere decisivo. Lo abbiamo visto in maglia bianconera prima con Massimiliano Allegri e poi con Maurizio Sarri. Il dubbio, però, non è economico perché non rinnovando i contratti di Mertens e Koulibaly gli azzurri potrebbero permettersi di investire 6 milioni di euro netti su questo calciatore. Ma le remore sono fisiche. Solo nella stagione 2021/22 è stato fermo 88 giorni per infortunio ed è stato costretto a saltare 16 partite.

Un colpo che quindi potrebbe riportare entusiasmo alla piazza ed è essere suggestivo, in quanto di potrebbe rivedere a Fuorigrotta un “numero 10” (di ruolo), sinistro e argentino. Per non parlare poi del lato marketing. Ma che potrebbe non garantire la giusta affidabilità ed essere un grande buco nell’acqua.

È arrivato quindi il momento di ripartire. Iniziando con il capire cosa serva a questa squadra per fare lo step successivo che le permetta di uscire da questo limbo e prendere una via concreta per crescere. Senza aspettare le “occasioni“.
Si potrebbe iniziare dalle strutture, così da far crescere i giovani in casa. Rendendo così il tutto sostenibile, sia per la collettività che per la stessa società, puntando sui giovani cresciuti in “casa“. Calciatori funzionali sia per il club che per poter fare plusvalenza.

Perfetto sarebbe seguire il “modello Benfica“. Squadra che riesce ad essere sempre ai vertici nel campionato portoghese e il coordinatore tecnico dell’Accademia del Benfica, Rodrigo Magalhaes, alla BBC ha spiegato come: “Ci concentriamo su una fascia d’età che definiamo “periodo d’oro”, che va dai sei ai 13 anni. Ora abbiamo circa 470 ragazzi in accademia. Sono troppi? No, non penso. È un investimento. Quando confrontiamo l’enorme costo dell’acquisto di un top player di 22 anni con quello che spendiamo per i giovani, potremmo farlo 20 volte e sarebbe comunque più economico rispetto all’acquisto di un 22enne. Anche perché noi non ci limitiamo a comprare un giocatore con la speranza che abbia talento. Al Benfica preferiamo formare i ragazzi: li reclutiamo, li facciamo allenare con la nostra metodologia, cerchiamo di sviluppare le loro qualità in un progetto a lungo termine, che punta a farli arrivare in prima squadra“.
Esempio lampante Ruben Dias, difensore centrale del Manchester City, arrivato al Benfica a 11 anni e ceduto da professionista per 68 milioni di euro. Ma non solo. Sono cresciuti nelle “Águias” tra gli altri anche Bernardo Silva, João Cancelo, João Felix, Renato Sanches, Goncalo Guedes ed Ederson. Come dicevamo bisogna puntare anche alla comunità circostante ed ha evidenziato come riesce a farlo il club portoghese Pedro Marques, direttore tecnico del settore giovanile: “il nostro è un approccio olistico: non vogliamo solo sviluppare il giocatore, vogliamo sviluppare l’essere umano in un certo modo. Per questo ci avvaliamo del sostegno degli insegnanti del Benfica Campus: i nostri ragazzi devono essere pronti ad affrontare le difficoltà del calcio ma anche della vita, in virtù del fatto che una piccola percentuale di loro riesce a diventare un professionista“.

Alfonso Oliva

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