Fair play finanziario- Pochi lo rispettano ma a Napoli sembra valere di più dello scudetto
Fair play finanziario, per l’avvocato Antonello Martinez è tutta una farsa
Il Presidente dell’Associazione Italiani Avvocati d’Impresa, nonché rappresentante ufficiale del Governo di Dubai in Europa, ha criticato la norma introdotta dieci anni fa dall’UEFA
Le parti messe al centro della riflessione critica rispetto al fair play finanziario sono quelle relative alle modifiche apportate nel 2016. Quell’anno a presiedere l’UEFA c’era Aleksander Ceferin.
Sono state tante le modifiche apportate al dispositivo che regola i processi finanziari all’interno del mondo del calcio. Il principio era quello di tessere sul sistema calcistico un abito che desse l’immagine di un contesto economico equo ed etico.
Ma secondo l’avvocato Antonello Martinez non è andata proprio in questo modo. Anzi, paradossalmente, le modifiche fatte negli anni alle regole del fair play finanziario avrebbero reso più difficile gli scambi economici e le manovre finanziarie da parte dei club ma favorito gli escamotage degli stessi per aggirare i vincoli della normativa.
Come riportato da Calcio & Finanza, i pilastri essenziali del fair play finanziario sono sei:
1) introdurre più disciplina e razionalità nelle finanze dei club calcistici;
2) ridurre la pressione su salari e trasferimenti e limitare gli effetti dell’inflazione;
3) incoraggiare i club a contare solo sui propri profitti;
4) incoraggiare investimenti a lungo termine sul settore giovanile e sulle infrastrutture;
5) tutelare la sostenibilità a lungo termine nel calcio europeo;
6) assicurare il tempestivo pagamento dei debiti da parte dei club.
A partire da questi punti, su tutti, sono due gli esempi fatti da Martinez che dimostrerebbero la sua tesi. Il primo è relativo al Milan di proprietà del fondo Elliott.
Quest’ultimo, “vuole semplicemente investire i propri soldi nel glorioso club rossonero e invece obtorto collo si vede costretta a dosare i propri investimenti perchè deve fare i conti con ipotesi di violazioni di norme che in modo evidente contrastano con i principi ispiratori della normativa del fair play finanziario“.
Il secondo ha riguardato invece, il Paris Saint Germain, la cui proprietà – la Qatar Sports Investment presieduta dallo sceicco Nasser Al Khelaifi – “ha dovuto fare giochini ridicoli di sponsorizzazioni varie palesemente farlocche, per acquistare Neymar“.
In pratica per Martinez allo stato delle cose il fair play finanziario costringerebbe i club e le società calcistiche a, “operare manovre da volgari ‘fubettini di quartiere’ come la vendita a prezzi folli di giocatori sconosciuti delle squadre giovanili solo per fare delle plusvalenze“.
Dunque, per Martinez, l’amministrazione Ceferin avrebbe rappresentato soltanto un’attività di facciata. Una pulizia che sarebbe servita soltanto a rendere, “visibili le differenze tra una parete e l’altra“.
Ma addentrandosi all’interno del sistema calcio, secondo l’opinione dell’avvocato, i meccanismi reali sono ben diversi. E la direzione presa dall’UEFA starebbe portando alla morte di quel fenomeno conosciuto come del “mecenatismo“.
Ovvero la capacità da parte di un imprenditore di finanziare opere artistiche, culturali e sportive, considerando anche i dovuti profitti, per rendere felice e migliore l’intera cittadinanza. Ad oggi abbiamo uomini d’affari che non investono, o almeno non tutti lo fanno con questo scopo, e una società – apparentemente -scontenta.
E se Martinez avesse ragione?
Andrea Aversa