Esclusiva – Angelo Pisani: “Maradona era l’avvocato di tutti”

Foto: Liberoquotidiano.it

Angelo Pisani, storico avvocato di Diego Armando Maradona, ha parlato ai nostri microfoni. Ecco riportata l’intervista integrale:

Com’è nato il suo rapporto con Diego? “Bruscolotti e tanti altri mi chiesero di studiare il problema che perseguitava Diego Armando Maradona. Ogni volta che veniva in Italia lo umiliavano e lo pignoravano vari accessori. Diego era l’unico soggetto che veniva perseguitato dal sistema fisco per l’addebito di presunte violazioni fiscali. Accettai subito di studiare questo fascicolo e riuscì a trovare sentenze da cui emergeva chiaramente che quell’evasione fiscale addebitata a Maradona non era mai esistita. Lui era vittima di una strumentalizzazione, ovvero veniva colpito lui per educare tutti gli altri. Non riuscì a difendersi subito perchè era ricoverato a Cuba e, di conseguenza, quest’accusa proseguiva senza essere contestata.

Quando mi resi conto di tutto ciò comunicai ai suoi amici che lui si sarebbe potuto ancora difendere e, tutto d’un tratto, mi arrivò la sua chiamata, credevo fosse uno scherzo. Lui mi invitò a Dubai per parlarne ed appena mi vide mi abbracciò forte. Quando gli feci vedere tutte le carte che lo ritenevano innocente lui scoppiò quasi in lacrime e chiamò la figlia: “Vostro padre non è mai stato un evasore”. Questo è uno dei ricordi più belli che ho con Diego Armando Maradona”.

La prima impressione su Diego Armando Maradona?: “Quello che mi ha colpito di Diego, sin da subito, è stata la sua sregolatezza, viveva senza programmi ed era tanto generoso quanto superficiale. Lui amava proteggere i più deboli e lottare contro i più forti. Aveva il pregiudizio al contrario nei confronti dei potenti e degli arroganti. Non si è mai schierato con i vincenti”.

Cosa pensava Diego delle disparità tra Nord e Sud? É stata una delle più grandi sfide da lui affrontate e vinte?: “Il mio libro l’ho chiamato “L’avvocato di D10S” perchè lui era l’avvocato di tutti perchè lottava sempre al fianco dei perdenti. Quando potè scegliere di andare alla Juventus o al Napoli decise di vestire la maglia azzurra per difendere la dignità dei napoletani e far alzare la testa al popolo partenopeo”.

Com’era Maradona all’esterno del rettangolo verde?: “Diego era un veggente, anticipava tutto quello che succedeva. Quello che accadeva lui lo aveva già detto qualche mese prima. Aveva una forte velocità mentale, era proprio quest’ultima a far funzionare i piedi. Lui ha sempre combattuto senza armi ma con dei piedi guidati dalla testa e dal cuore. Diego era un genio. Lui non tradiva mai l’amico, la sua famiglia.

La sua generosità è possibile vederla anche nel numero di figli che lui ha generato e che ha sempre mantenuto. La lontananza da Diego Armando Maradona Jr. era dettata da una serie di circostanze e di ostacoli che persone a lui vicine gli ponevano per mettergli notizie false in testa. Quando gli facemmo capire la realtà dei fatti Diego restituì a suo figlio tutto l’amore che non riuscì a dargli negli anni precedenti. Lui mi chiamava “Angelone” perchè non avevo paura di nessuno ed affrontavo qualsiasi nemico. “Stai attento” mi diceva.

Come ha vissuto Maradona la situazione del fisco?: “Secondo me malissimo. Il problema legato al fisco è stato uno dei dispiaceri più grandi nella sua vita. Se fosse stato in Italia o a Napoli avrebbe avuto anche dei percorsi diversi, avrebbe portato tanta luce al paese ed alla città partenopea. Non è mai stato un evasore fiscale, lo testimonia anche il fatto di averlo reso cittadino onorario della nostra città.

Quali furono le sue emozioni una volta tornato a Napoli?: “Fece la valigia in due giorni e tornammo a Napoli. Era felicissimo, gioioso. Mangiammo la pizza sul lungomare ed incontrammo i suoi amici ai tempi del Napoli. Andammo a Castelvolturno dal suo amico Antonio Luise per mangiare le mozzarelle. Ricordo il primo giorno quando tornammo, ne mangiò circa 15 o 20. Lui diceva che le mozzarelle erano palloni che si mangiavano, se la mangiava intera ed era un divertimento anche solo condividere il pasto in sua compagnia. Fu conteno anche di far vincere la verità. Ricordo quando mi disse: “Angelo se io un giorno non dovessi esserci più tu devi promettermi che scriverai la verità su questa storia. Tutti devono sapere che Diego Armando Maradona non è mai stato un evasore”.

Cosa pensa della sua morte e della questione legata all’eredità?: “Tra le tane persone che gli sono state attorno ho notato che c’era anche tanta cattiveria, molti hanno speculato attorno a lui. La vera potenzialità di Diego è il nome, il brand, la storia, la sua filosofia e la sua spiritualità. Quest’ultime cose potrebbero far vivere migliaia di eredi. Grazie al suo brand si può rifondare il calcio vero che è morto da quando lui non gioca più. Il calcio di oggi non è il quello di Maradona, quello che ti faceva emozionare. Noi che amiamo Diego dovremmo impegnarci nel ricostruire questo sport in suo nome e nella sua memoria”.

C’era qualcosa che Diego avrebbe voluto fare ma che non è riuscito?: “Io credo lui abbia fatto tutto, è partito dalla miseria per arrivare alle stelle. Lui diceva che aveva vissuto il doppio dei suoi anni, 120. Avrebbe dovuto avere la fortuna di vivere la sua “seconda” vita con i suoi figli e nipoti. Le persone che non lo hanno voluto bene e lo hanno lasciato morire nella solitudine sono i responsabili della mancanza di felicità. Lui meritava di esserlo dopo tutto quello che ha fatto.

Cosa ha pensato quando gli è stato dedicato lo stadio?: “É stata solo una formalità. Quello è sempre stato il suo stadio. Io credo che gli andrebbero dedicate anche delle chiese perchè la “Maradomania” è una spiritualità, una filosofia. Lui ha sempre lanciato, sia in modo positivo che negativo, una serie di messaggi per l’umanità. Oltre a far vedere gli errori ci ha mostrato anche la forza del riscatto. Io credo che negli anni se ne parlerà in eterno, a mio avviso è un simbolo immortale. Questa filosofia verrà studiata e diventerà un pensiero vincente, come un valore positivo da seguire contro il marketing del male(vedi Gomorra). Lui potrebbe essere l’anti-Gomorra”.

Quando lo ha sentito l’ultima volta?: “Lo sentii prima dell’estate, prima della sua morte. Non era il Maradona che conoscevo. Era già sulla via della solitudine, sapeva di avere tanti nemici”.

So che ha scritto un libro dedciato a Diego, perchè lo consiglierebbe?: “Il libro era, come dicevo prima, un mio dovere, una promessa mantenuta nei confronti di Diego. Ho parlato di tutte queste vicende. Serve anche ad educare tanti falsi moralisti e tanti soggetti ridicoli. Molti approfittano che lui non può rispondergli e lo criticano senza averlo mai conosciuto. Questo libro è uno schiaffo al pregiudizio, è una lotta contro la gelosia. Lui diceva che l’invidia era lo sport nazionale di tutti i paesi. Questo testo è in suo ricordo perchè lui è stato l’avvocato mandato da Dio sulla terra per difendere i deboli, Sarà tradotto in 10 lingue e sarà diffuso in tutti i paesi del mondo perchè in tutte le nazioni si ha e si avrà sempre sete di Diego Armando Maradona”.

Gennaro Del Vecchio

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