Editoriale: “Alea iacta est” ( il dado è tratto) da il caffè del Professore

Editoriale: “Alea iacta est” ( il dado è tratto) da il caffè del Professore

Da bambino leggevo con entusiasmo le formazioni di calcio ed ogni ruolo si identificava con il suo numero. Il 7 era l’ala destra e il 9 il centravanti. Credevamo che il mondo del pallone finisse in quei numeri ed invece è cambiato tutto o almeno vogliono farcelo credere. Ci hanno insegnato che la squadra che vince non si cambia e invece ieri, il ns Gattuso, ha cambiato tutto tranne se stesso. Caro mister, non ci sono più alibi ne attenuanti, male la preparazione della partita, ancora peggio la gestione. Hai letteralmente distrutto il ns credo calcistico. Le cattive avvisaglie c’erano tutte quando i bene informati( come avranno fatto…) ci anticipavano di un Lozano centravanti e di un Fabian in mediana.

Un doppio errore in una sola mossa, il messicano è devastante sulla fascia quando si lancia in progressione , ha uno scatto che è fuori competizione ma grossi limiti nelle conclusioni specie sotto porta e ieri ne abbiamo avuto una triste conferma. Non ha fiuto del gol , non ha l’ egoismo di un matador ne la freddezza di un pipita , e questo costa, costa tanto. È bastato riportarlo in corsia esterna, inserire un classico e modesto centravanti e, di incanto, il segnale del gioco è tornato forte e preciso e con una giocata semplice , come chiede il calcio di coloro che sono vincenti, siamo passati in vantaggio. Ormai la strada era spianata ed invece era l’ inizio della scalata della mortificazione e della mediocrità.

Non si può permettere all’immarcescibile ( però solo per Gattuso) Fabian di commettere quel fallo di rigore, una cosa del genere la si vede e la si accetta solo in una partita amatoriale, ma probabilmente la colpa non è sua ma di chi si ostina a farlo giocare. È mortificante per lui , per l’ allenatore e per noi stupidi appassionati. Altrettanto mortificante è l’ atteggiamento di un altro elemento su cui andrebbe fatta chiarezza e di cui si sente parlare, e troppo, solo il suo procuratore , è Mario Rui. Sul secondo gol spezzino è restato inerme, incredulo ( speriamo non demotivato) sulla sfera ferma al centro della porta , neanche a provare una disperata scivolata che non avrebbe forse evitato la rete ma ci avrebbe ridato la credibilità. I due citati sono i casi più eclatanti a cui si potrebbero poi aggiungere le amnesie dei mediocri Maksimovic e Bakayoko.

Siamo davvero alla frutta in una giornata che avrebbe dovuto restituirci l’ aggancio alle prime posizioni e che invece ci cala nel baratro del limbo di coloro che non sanno cosa sono. Di chi la colpa? Lo abbiamo già detto. Questa squadra è troppo umorale, si perde non appena le cose si complicano e , come sempre ormai succede nelle partite casalinghe, il suo condottiero la travolge con scelte cervellotiche , eloquente la sostituzione di Zielinski e non di Fabian che invece si avviava già per la giusta via degli spogliatoi. Di questa confusione ne abbiamo piene le tasche, e la nostra inquietudine non è figlia di un episodio ma di una costante e avvilente mancanza di organizzazione di gioco di cui l’ unico responsabile è l’allenatore.

Non compete a noi scegliere ma solo giudicare di uno spettacolo che non va oltre i limiti di una sconcertante mediocrità, abbiamo esaltato più volte la qualità e profondità della rosa, se il bolide non raggiunge i limiti elevatissimi della sua velocità, i problemi sono di una guida inadeguata. Non possiamo ne vogliamo prendere decisioni che non ci competono ma sicuramente possiamo invitare, chi di dovere , ad una profonda riflessione, in fondo il calcio è un gioco e noi critichiamo solo un allenatore, il giudizio sull’ uomo in terra lo da il suo vissuto a cui ci inchiniamo, quello divino il nostro Padre Eterno. Alea iacta est.

Salvatore Sabella

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