Diego, eternamente Diego.

La storia ci insegna che sulla Terra, nascono persone che sono segnate a lasciare un’impronta,  a cambiare le sorti quasi come dei supereroi. Questi sono i talenti, Da Vinci, Einstein, Armstrong e Maradona.

Dai Barrios di Lanus, dal fango, dalle lamiere e dalla fame. Un calcio al pallone e la voglia di emergere, Diego era questo.

Dal nulla, dalla strada, dalle difficoltà e dalle discriminazioni.  Prima in Argentina contro la dittatura e poi gli inglesi, poi a Napoli, con le difficoltà di una città vittima di oltraggi e soprusi.  Era da Francesco II che Napoli aveva una corona ed un trono vacanti. Era il 5 Luglio 1984, il Mondo si fermò , il centro del Mondo divenne Napoli, che finalmente ebbe di nuovo il suo RE. Capelli ricci, carnagione olivastra e sregolatezza,  quasi come se Diego fosse nativo di questa città. Che Maradona fosse un Re, dubbi non ce ne sono mai stati ma che Diego, si sarebbe rivelato ancora di salvezza per la nostra città mai nessuno lo avrebbe immaginato. Diego diceva di essere “Hombre Del Pueblo”, Diego ha vissuto una vita a sobbarcandosi sulle spalle le speranze di una Nazione prima, l’Argentina e di una città poi, quale Napoli ed è riuscito a portarle alla gloria e alla rivalsa.

Eravamo tutti in quel piede sinistro, quando faceva sognare ed esplodere lo Stadio San Paolo regalandoci scudetti e coppe europee, eravamo tutti un po Azzurri e un po bianchi durante le notti magiche di Italia 90. Napoli si ferma, Buenos Aires anche. L’autostrada del pallone è trafficata,  tutti in fila per andare al capezzale del Dio del Calcio.

Maradona e il pallone hanno danzato insieme come la più bella delle coppie di tangueros ed oggi alle 17 l’ultimo tango è giunto al termine.
Grazie Diego… Nessuno come te.

Redazione Parola Del Tifoso

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