Davvero l’età media alta è sinonimo di vittoria e di esperienza?

L’esperienza, in quanto tale, può dare un grosso contributo sia in ambito sportivo che quotidiano. Il calcio moderno però, con il passare degli anni sta subendo un grosso sviluppo, passando dall’essere spigoloso, duro, all’essere più tecnico, tattico, caratterizzato sempre più da movimenti senza palla e da scambi veloci in spazi stretti.
Fatta questa premessa, bisogna dire che non c’è una vera risposta a questa domanda. Certo, logica vuole che per creare l’alchimia perfetta ci sia il bisogno di mettere insieme il giusto mix di esperienza e di freschezza fisica dettata dalla gioventù. Tesi questa, che nel corso della storia è stata sia smentita che confermata dai risultati del campo:


Il Manchester United vincitore della Champions 2007/08 ad esempio, era caratterizzato dal giusto mix di esperienza e gioventù, con i vari Van Der Sar, Ferdinand, Scholes e Giggs accoppiati all’esplosività offensiva degli allora giovanissimi Ronaldo, Rooney e Nani.

Al contrario, il Real Madrid che trionfò nel 2018 contro il Liverpool aveva otto undicesimi della formazione titolare al di sopra dei 27 anni.

Ancora a dimostrazione che non esiste una vera risposta al quesito riguardante l’esperienza in campo, c’è l’esempio del Liverpool 2018/19 che arrivò a sollevare la coppa dalle grandi orecchie con il solo Henderson a superare la soglia del 27 anni.


Una delle squadre che attualmente sta tentando di attuare la politica “dell’invecchiamento” è l’Inter di Antonio Conte, che, oltre ad avere in rosa giocatori come Handanovic, Young, Sanchez e D’Ambrosio (tutti abbondantemente sopra i 31 anni), nella sessione di mercato attuale è andata a prendere giocatori del calibro di Aleksandar Kolarov e Arturo Vidal, che, per quanto possano essere talentuosi e utili alla causa, hanno pur sempre rispettivamente 34 e 33 anni.


Come sicuramente ricorderanno i tifosi interisti, la recente storia nerazzurra insegna che si può trionfare anche con un’età media relativamente alta: l’Inter del triplete di Jose Mourinho aveva una rosa con dieci undicesimi al di sopra dei 27 anni, con il solo Wesley Sneijder, allora venticinquenne, a dare un tocco di gioventù alla squadra. Testimonianza del fatto che fossero a fine ciclo, fu data dal fatto che al termine di quella stagione la squadra fu smantellata ed ebbe inizio quel “rebuilding” che questa estate ha portato Lukaku e co. a giocarsi, 10 anni dopo, nuovamente una finale europea, seppur si trattasse di Europa League, contro gli spagnoli del Siviglia.


Insomma, le uniche vere risposte sarà il campo a darle. Sarà il campo a stabilire se questa politica attuata dalla famiglia Zhang di far prevalere l’esperienza, accompagnata, seppur in minima parte dalla gioventù ed esplosività dei vari Lautaro, Lukaku e Bastoni, potrà trarre proventi nel medio breve periodo. Al momento, nonostante siano arrivati in fondo in una competizione europea, la scorsa stagione gli uomini di Conte hanno accusato un vistoso calo di rendimento, dettato probabilmente anche dalla scarsa freschezza fisica e mentale della rosa, che, vuoi anche per un pizzico di sfortuna riguardante l’abbondante numero di infortuni, non ha avuto ricambi all’altezza.


Salvatore Sabella

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