Da tempo il calcio è cambiato ma in tanti non se ne sono accorti

Il calcio è uno degli sport più amati e seguiti al Mondo. Un gioco che tutt’oggi, nei vicoli delle nostre città viene praticato da tanti ragazzini. Uno dei pochi che ancora oggi “contrasta” la tecnologia dell’ultimo decennio, che ha coinvolto e distratto proprio la maggior parte dei giovani.

Nel corso degli anni il calcio si è evoluto molto, sotto diversi aspetti, tanto da mutare nel cosiddetto “calcio moderno”, quello che secondo molti tifosi lo ha privato di popolarità. L’avvento di quest’ultimo ha portato anche a tante modifiche, l’aggiunta delle PayTv, l’aumento del costo dei biglietti e abbonamenti. Queste introduzioni hanno sicuramente condizionato una parte di tifosi che per questioni economiche, hanno dovuto rinunciare al sostegno della propria squadra del cuore, non potendo pagare più abbonamenti televisivi o biglietti per le gradinate, questo a dimostrazione del fatto
che il calcio ormai gira tutto intorno al danaro.

Sono in molti i tifosi che hanno espresso il loro disappunto al riguardo, perché uno sport popolare non può sfociare in classismo. Perché chi fa l’operaio non dovrebbe avere le stesse possibilità di chi lavora in banca al fine di seguire la propria squadra del cuore?

Tra le varie proteste dei supporter, ricordiamo quella dei napoletani,in occasione della sfida di campionato contro il Milan. In quella occasione la parte centrale della curva A lasciata vuota, con il solo striscione con su scritto: “40€”, in segno di protesta contro la società. Girando l’Europa non è successo solo a Napoli, notiamo anche la strabiliante ironia dei tifosi del Bilbao che in occasione della sfida in Europa League contro lo Schalke 04,mostrarono uno striscione con su scritto: “Entrata 90 euro, 1 euro al minuto. Il calcio non è se**o telefonico”. I tifosi del Liverpool,invece, al costo elevato del biglietti , si ribellerano uscendo dallo stadio al minuto 77, proprio come la cifra del tagliando.

Questa questione ha “scosso” anche personaggi all’interno del calcio, come Vincent Kompany, laureato in Business Administration, che ha proposto una riduzione dei biglietti in modo da accogliere anche chi ha meno disponibilità, per avere uno stadio più caloroso ed aperto a tutti.
Dai “piani alti”,però, è evidente che la pensino diversamente,mettendo in risalto in primis i propri interessi personali e allontanando man mano questo sport dalla possibilità di tutti, facendolo diventare un vero e proprio business, quasi un lusso per pochi. Nonostante l’assidua presenza di tifosi allo stadio si sia dimostrata da sempre fondamentale per l’atmosfera attorno alla partita e per i ventidue che la giocano in campo.
Il calcio è di chi lo ama, lo si ama con il cuore e non con il conto in banca. Il calcio è di tutti.

Vincenzo Favale

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