Coppa Italia tanto bistrattata e povera di appeal. I motivi di un prestigio ormai perso

Nel weekend appena conclusosi oltre ai campionati sono andate in scena due finali di coppa come la DFB-Pokal e la Copa del REY rispettivamente in Germania e in Spagna. Coppe nazionali che se facciamo il giro dell’europa hanno tutte una storia, un fascino e una rilevanza non indifferente rispetto alla nostra coppa Italia. La dimensione si fa grossa addirittura se andiamo nel Regno Unito dove si giocano ben due coppe, la Carabao Cup e la FA Cup, in Italia già è tanto giocarne una. Abbiamo provato a capire i motivi del perché in Italia la coppa Nazionale non goda di consensi ne di appeal rispetto all’estero.

La prima motivazione è chiaramente quella della formula. In Italia Dalla stagione 2011-2012 la formula del torneo è così strutturata: 20 squadre di Serie A, 22 squadre di Serie B, 27 squadre di Serie C e 9 squadre di Serie D; dove i primi due turni vedono in scena le squadra di Serie D e di Lega PRO e quelle di Serie B. Solo dal terzo turno le squadre di Serie A entrano in scena in base al piazzamento dello scorso campionato, fino al quarto turno dove entrano le teste di serie vale a dire dalla ottava alla prima. Chi ama il calcio ama anche i sogni, e se negli ultimi anni sono state sempre le solite Juventus, Inter,Lazio e Roma ad esser finaliste per la goduria dei media, abbiamo dovuto aspettare gli ottavi  di TIM CUP del 2017 per vedere uno storico Inter-Pordenone dove i ramarri alla scala del calcio stavano concretizzando qualcosa di incredibile. In Italia qualcosa di assurdo, anomalo e romantico, In Inghilterra una cosa abitudinaria se pensiamo che il Bury squadra di League Two gia nei primi decenni del 900 vinceva due FA CUP, oppure in tempi non sospetti nella stagione 2012-2013 il Wigan batteva il City a Wembley pochi giorni dopo la sua retrocessione in Championship.  L’analisi è semplice una coppa Nazionale va giocata senza teste di serie, senza limiti e nel segno della imprevedibilità. Le big su un campo di provincia sarebbero un sogno per i tifosi delle squadre di categorie inferiori, significherebbe avvicinamento al calcio anche a latitudini più “basse” che diverrebbe cosi vetrina per tanti calciatori che sognano di affrontare i loro idoli. Provate a immaginare CR7 o Icardi marcati da un calciatore di Serie D, buffo ma romantico.

Non va scartato per nulla invece il fenomeno del marketing e della sponsorizzazione del trofeo nazionale. Se per la collaterale Super Coppa la FIGC ha gia da anni scelto la strada emiro-asiatica frutto di numerosi introiti e rientri di immagine, per il trofeo nazionale ancora difficile riuscire ad attirare nè i colossi della TV né grossi brand se non per Nike che fornisce i palloni. Se la FA CUP noi possiamo vederla anche sui canali Murdoch è anche frutto di un lavoro mediatico e di marketing non indifferente. Basti pensare che dallo scorso anno il main sponsor della competizione britannica è “EMIRATES” ed in passato “CARLSBERG” oppure “A.O.N” . Main sponsor che attirano e permettono di assumere una rilevanza internazionale a quella che è di per se una coppa nazionale. Dunque non ce ne voglia la TIM compagnia nazionale telefonica italiana ma forse la FIGC dovrebbe guardarsi intorno e cambiare strategia di marketing e di comunicazione ai fini della rinascita del trofeo nazionale.

Terzo ed ultimo punto non per importanza è la questione logistica, ossia l’individuazione dello Stadio Olimpico Di Roma come sede della finale unica dal 2007 che ha fatto spazio alla storica finale andata e ritorno. Abbandonare Roma la capitale come palcoscenico della finale di coppa? Assurdo se si pensa che la DFB-POKAL si gioca a Berlino o la Coupè de la Ligue  a Parigi e la FA CUP a Londra. Non più assurdo se ti mettono a confronto le vicende di cronaca che ha portato con se la finale di Roma. Se gli scontri tra Atalantini e Romani di qualche settimana fa hanno suscitato scalpore, la tragedia di Ciro Esposito ha aperto una voragine su Roma, una falla per quel che concerne il tifo nonché la sicurezza e il sistema annesso della città. Sicuramente far giocare la finale a Napoli nella città della Roma sua rivale storica è stato un azzardo che poteva e soprattutto doveva essere evitato. Perché non tornare alla storica finale andata e ritorno? Cio permetterebbe sia l’evitare eventuali vicende extracalcistiche come quella del compianto Ciro sia la possibilità di seguire a tutti i tifosi la propria squadra nel proprio stadio almeno per una partita, vista la gia difficile possibilità di acquistare tagliandi tra tessere e non tessere, leggi e non leggi, si porterebbe il calcio a tutti e per tutti e evitando di gravare su Roma gia martoriata nuovi problemi vista la gia sua carente organizzazione.

Cara Coppa Italia, hai bisogno toglierti tutta la polvere di dosso, vittima di un calcio moderno che ti vuole tenere in secondo piano. Hai bisogno di tornare a luccicare in tutto lo splendore del colore aureo di cui sei portatrice. Hai bisogno di essere apprezzata e di dare possibilità a tutti, perché se le possibilità le diamo nella vita sentimentale, nel calcio cosa più sentimentale che c’è anche tu hai bisogno di una seconda possibilità.

Daniela Villani

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