CASUAL, CULTURA ED IDEOLOGIA: MOLTO PIÙ DI UN TIPICO ABBIGLIAMENTO
George Mead e William James, due tra i sociologi più importanti di sempre, proposero un paradigma incentrato sul concetto di “identità”, la quale veniva divisa in due Macro sezioni: identità oggettiva ed identità soggettiva. La prima, rappresenta un individuo in maniera egualitaria agli occhi di tutti, categorizzandolo grazie a componenti come il nome ed il cognome; la seconda, quella soggettiva, viene considerata come un processo fluttuante, in quanto nel corso del tempo può essere soggetta a variazioni. L’identità soggettiva si basa sull’interazione tra individui, i quali, in seguito a numerose osservazioni del soggetto interessato, ne danno successivamente un giudizio finale. Di cosa si tiene conto? Sicuramente dell’aspetto fisico, del modo di parlare, ma soprattutto dell’abbigliamento; il modo di vestirsi sintetizza molto spesso lo stato d’animo o anche l’ideologia culturale di una persona. Negli anni 80 la militanza politica inizia a “passar di moda”, lasciando così spazio ad un nuovo scenario in cui sviluppare e manifestare i propri orientamenti, vale a dire lo stadio. In Inghilterra si diffonde un vero e proprio trend, il Casual, il cui intento sarebbe quello di indossare abiti “borghesi” al fine di non destare sospetti agli occhi della polizia, e al contempo, sostenere la propria ideologia culturale. Prendendo spunto dalla tendenza britannica, allo stesso modo in Italia, iniziarono a seguire questa corrente alcune tifoserie, tra cui Lazio ed Hellas Verona. Lo storico gruppo romano de “Gli Irriducibili” creò una bandiera, il cui simbolo rappresentava un ultras in abiti appunto casuali. Successivamente il fenomeno Casual approderà in diverse città della penisola, quali Milano, Napoli, Bergamo e così via. I brand che caratterizzano maggiormente quest’ideologia sono C.P. Company, Burberry, Lyle and Scott, Fred Perry ed infine Stone Island, brand italiano apparso nel film “Green Street Hooligans”. Le scarpe, a loro volta, giocano un ruolo di grande importanza nell’outfit; tra le prescelte vi sono le Adidas Stan Smith, Adidas Samba, New Balance, Diadora, Reebok ect.
A lungo andare il “Casual” ha subito un’involuzione, dato che è passato dall’essere un fenomeno di nicchia, legato ad una mentalità ben conformata, sino a rappresentare un trend d’abbigliamento accessibile praticamente a tutti. Dunque, se al di fuori di uno stadio ci capitasse di incontrare un ragazzino vestito con alcuni dei brand sopra citati, non vorrà dire che quest’ultimo apparterrà, ne condividerà, l’essenza ideologica del “Casual”. I social ed i loro hastag hanno implicitamente acconsentito la disgregazione di questo trend, rendendolo esclusivamente un fenomeno mediatico.
Renato Oliviero