Caso – Hamsik, se sono i napoletani a fare i pacchi

Il racconto mediatico fatto per la cessione a gennaio del capitano del Napoli, dopo 12 anni trascorsi in maglia azzurra, ha avuto per protagonista un volgare luogo comune: i cinesi non avrebbero mai potuto ingannare De Laurentiis e la società partenopea perché i “pacchi” (le truffe) li fanno i napoletani

La cessione di Marek Hamsik ha dipinto un meraviglioso quadro che mostra una parte dell’opinione pubblica napoletana e il suo rapporto con i media. Come sappiamo la trattativa che ha visto impegnati la SSC Napoli e il Dalian ha subito uno stop. L’affare non è stato concluso ma è ancora in corso.

Insomma il capitano azzurro – dopo 12 anni – sarà probabilmente ceduto e cambierà aria durante il calciomercato di gennaio. Non so quante altre volte sia capitato nella storia del calcio. Considerato anche che il Napoli non ha preso nessun giocatore, nonostante abbia anche lasciato andare Rog a Siviglia in prestito.

Ma non è il mercato l’argomento che voglio trattare. In fondo, si tratta di un affare conveniente per entrambe le parti. L’aspetto curioso di tutta la vicenda è il modo con il quale alcuni giornali l’hanno commentata. Visto che “i cinesi” non avrebbero rispettato la modalità di pagamento pattuita, queste testate hanno ricordato che i “pacchi” non li fanno “quegli altri” – in Asia – ma noi napoletani. Questi “cinesi” come hanno potuto pensare di “fregare” i “Re della truffa“?

Complimenti! Una campagna di comunicazione gratuita in favore di uno dei luoghi comuni peggiori che caratterizzano i napoletani. Certo il popolo partenopeo è dotato per natura di grande ironia e furbizia, ma questo non vuol dire che TUTTI i napoletani commettano raggiri nei confronti del prossimo.

Io sono napoletano e non ho mai truffato o fatto pacchi a nessuno. E come me ci sono tante altre persone per bene che magari utilizzano la propria scaltrezza non per fregare gli altri ma per affrontare al meglio la quotidianità. 

Sarebbe bene che prendesse vita una narrazione di Napoli priva di luoghi comuni come questo. Il dovere e la responsabilità da mettere in gioco affinché questo non accada, sono nelle mani di chi deve raccontare le storie della nostra città. Ed esse appartengono anche a noi giornalisti.

Andrea Aversa

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