Caro, Callejon tu non c’entri, ma comprendi la coerenza dei tuoi tifosi. Una lezione di vita per tutti.

Bentrovati amici della sfera cubica… i che burdell detta proprio alla francese. Alla vigilia di Frosinone Napoli, il tifo organizzato della curva B espone uno striscione di contestazione al presidente del Napoli avente come destinatario Carlo Ancelotti. Il Napoli gioca allo Stirpe, vince 0-2 e nel giro di campo finale, Josè Callejon lancia la maglia e dal settori ospiti gli ritorna indietro. Oltre a lui, i supporters partenopei del tifo organizzato, invitano gli altri giocatori a non lanciare le casacche azzurre. Mertens chiede perché e la risposta è “voi non c’entrate, ma con Juventus, Milan ed Arsenal potevate dare di più”.

Questa è la sintesi VERA di una domenica dal sapore dolce, ma amaro, amarissimo. Il Napoli è una squadra che ha raggiunto l’obiettivo Champions anche quest’anno, senza vincere nulla però. Anche con Sarri non abbiamo vinto, ma quello che rende davvero deludente la stagione quest’anno, simile alle altre, è che i giocatori hanno mollato molto prima rispetto agli altri anni.

E se in passato abbiamo mollato all’ultimo per vincere lo scudetto, quest’anno la stagione è finita con tante giornate d’anticipo. Troppe, se consideriamo che il campionato del Napoli è stato davvero una delusione sul piano emotivo. Anche Insigne ha confidato ad alcuni conoscenti che la squadra “ha mollato troppo presto” e soprattutto, aggiungo io rimarcando questo dettaglio significativo, mentre era in corsa nelle competizioni europee.

E se con il Liverpool abbiamo l’alibi, ingiusto a mio modo di vedere perchè “siamo stupidi se usciamo”, che i reds siano ancora in corsa per il titolo di più forti del mondo, d’altro canto con Arsenal e con il Milan abbiamo buttato occasioni di conquista prima ancora di iniziare a giocarcela.

E questo andamento demotivato ha reso il secondo posto con 20 punti di distacco circa dalla Juve una macchia e non un successo. Il calcio è sentiment, si sa, e il sentimento puro ed irrefrenabile che a volte sfocia in violenza ne è una componente dei tifosi indipendentemente dall’appartenenza al mondo ultrà.

Gli ultrà, o meglio, i tifosi del Napoli hanno dimostrato una grande maturità restituendo quella maglia. E’ inutile fare convenevoli, la sostanza è questa. Non può, e non è, una vittoria a Frosinone a campionato chiuso, terminato, a  cancellare un malessere di una stagione dove la squadra non ha dimostrato nei momenti decisivi la stessa passione che spinge tante persone ad andare allo stadio. In casa o fuori non fa differenza. E nemmeno una maglietta lanciata sugli spalti, può essere un deterrente per calmare la delusione di un pubblico che in fondo chiede una cosa sola: progettualità.

E visto che io non sono un ultrà, nemmeno un tifoso, ma un tifosotto secondo gli schemi ottusi degli ultrà stessi, invito tutti a credere ad Ancelotti prima di tutto e di attendere la sesta giornata del prossimo campionato. In fondo l’anno scorso, mentre io stesso credevo alle fonti che volevano male al Napoli per tanti motivi che ho anche spiegato, citavo giocatori famosi in dirittura di arrivo mentre ADL smentiva dicendo che non poteva prenderli.

Ed aveva ragione. Ed è per questo che prima di parlare di presa per il culo, invito tutti voi a credere alle parole del presidente e dell’allenatore su una progettualità che parte dall’anno prossimo visto che questa stagione ci è stata annunciata più volte come di transizione.

Ed allora cari amici e cari tifosi, credeteci ancora una volta. Poi ci armeremo di proteste per mostrare il nostro malessere non per una società che non vince, ma per una società che mente.

Quel gesto becero, sotto alcuni aspetti, di lanciare indietro l’amata maglia, però, incarna uno spirito di COERENZA dal quale tutti noi dobbiamo imparare ed anche molto. E non nel nostro modo di essere tifosi, ma nel nostro modo di vivere la realtà. Non può essere una maglia, o tutte e 11 le maglie, regalate dopo una vittoria inutile a far cambiare il pensiero, la frustrazione e soprattutto una visione, opinabile perché siamo in democrazia, ma ampiamente rispettabile e, di conseguenza, da tutelare.

Come non può esserlo un posto letto in un ospedale datoci con una raccomandazione a farci cambiare idea sul fatto che la sanità dovrebbe essere uguale a tutti, come non può essere un posto di lavoro assegnato in una Università tramite clientela a farci cambiare opinione sul fatto che l’istruzione vada riformata. Perché è questo lo spirito che gli ultrà hanno mostrato oggi. Uno spirito di coerenza che viene strumentalizzato come una azione contro Callejon guarda caso proprio da chi ha una laurea, un lavoro e magari vive con quanto egli stesso protesta ogni giorno utilizzando gli strumenti corrotti che millanta di disprezzare.

Io lo dico sempre e mai lo rinnegherò. Perché io non sono amico vostro cari ultrà, perché se nel vostro modo di protestare oggi, incentraste la vostra filosofia di vita ogni giorno, io sarei con voi. Peccato però che la vita vi rende agli occhi degli altri rozzi, ma la vostra contestazione è quello che serve per cambiare il mondo.

Non vogliamo compromessi, la maglia, vogliamo progetti. Ed io vi dico che sarebbe triste scoprire, soprattutto per Ancelotti, Callejon, che un uomo vincente arrivato a Napoli in una fase discende della sua carriera, sia giunto qui per sfruttare il suo buon nome con il fine di lanciare una eventuale carriera del figlio, pettinando di conseguenza le bambole e svendendo la sua dignità per agevolarsi nella vita di tutti i giorni.

Ed è sulla base di questo che vi dico. Abbiate fiducia nelle parole del Presidente, abbiate fiducia nelle parole di uno degli allenatori più forti del mondo ed attendete il mese di novembre 2019 perché, cari amici della sfera cubica, ne vale la dignità e l’onore non vostro, ma quello loro.

Non c’è bisogno di chiedere scusa a Callejon, perché Josè l’ha compreso, ma semplicemente di attendere.

Quindi occhi aperti, amici, e alla prossima… 

Livio Varriale

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