Calcio storico fiorentino, lo sport antenato del calcio

“Una vera tradizione non è la testimonianza di un passato concluso, ma una forza viva che anima ed informa di sé il presente”. Così parlava Igor Stravinskij a proposito dell’importanza relativa alle radici culturali, le quali a detta del compositore russo, sarebbero il fulcro dell’evoluzione. Lo sport non si esenta da questo processo di sviluppo, il calcio tantomeno; le fondamenta del “gioco del pallone”, secondo alcuni critici, risiederebbero in uno sport risalente addirittura al XIII secolo, ma soprattutto di stampo italiano: il calcio storico fiorentino. Questa disciplina, conosciuta anche con il nome di calcio in costume o calcio in livrea, nasce a Firenze attorno al 1200 e riecheggia un’attività ludica ancor più antica praticata dai romani, quale l’Harpastum, dal greco harpazo (strappare, acchiappare). Questi giochi medioevali si differenziavano per la peculiarità di essere molto violenti, combattivi e caratterizzati da continui corpo a corpo; il calcio storico fiorentino è di analoga concezione. Esso è composto da quattro squadre secolari che glorificano a suon di scontri fisici, sudore e passione il proprio quartiere, tra queste vi sono: Santa Croce (azzurri), Santo Spirito (bianchi), Santa Maria Novella (rossi) e San Giovanni (verdi). Ad ogni team è associato un colore ben preciso che identifica uno dei distretti fiorentini, i quali dividono la città in zone delineate; a detta di molti calcianti scendere in campo sarebbe un vero e proprio motivo d’orgoglio, un’occasione per idolatrare le proprie origini con tutta la forza che si possiede. Lo sport in questione si pratica una volta all’anno, precisamente il 24 Giugno, giorno in cui Firenze celebra il suo patrono San Giovanni; il campo da gioco diviene Piazza Santa Croce, il che va ad evidenziare l’identità D.O.C. di questa attività, radicata nei luoghi storici della città. Ogni squadra è composta da 27 calcianti, i quali per cinquanta minuti (durata dell’incontro), si danno battaglia fino all’ultimo sangue al fine di riuscire a portare il pallone fino al fondo del campo avversario e depositarlo in rete, siglando così la “caccia”, vale a dire un goal; al contempo vigilano sulla regolarità della partita le figure del capitano e dell’Alfiere, i quali hanno il compito di limitare risse, azzuffate e scontri fisici oltre i limiti prestabiliti. Durante l’incontro prevale un forte agonismo anche sugli spalti, dato che i tifosi con grande animo cercano di incoraggiare i propri beniamini e trascinarli emotivamente verso la fantomatica vittoria, regalando al contempo un magnifico spettacolo: fumogeni colorati, bandiere e coreografie sono gli ingredienti essenziali che fungono da contesto al match. Al termine della competizione i quattro quartieri, indipendentemente dai loro colori rappresentativi, si unificano sotto un’unica bandiera, quella viola. Le origini hanno un ruolo fondamentale nella costruzione del presente, non a caso la Fiorentina per la stagione 2017/2018 presentò ben cinque divise, quattro delle quali ispirate ai colori del calcio storico: bianco, azzurro, rosso e verde. È stupefacente come uno sport così antico riesca tutt’ora non solo ad esser praticato, ma anche ad ispirare concezioni stilistiche moderne. Il potere della tradizione supera ogni confine, creando così scontri sportivi ed al contempo aggregazione cittadina.

Renato Oliviero

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