Barra sul tetto d’Europa: intervista al campione di nuoto Emmanuele Marigliano

Barra sul tetto d’Europa: intervista al campione di nuoto Emmanuele Marigliano

Cresciuto a Barra, quartiere popolare del territorio napoletano, è riuscito a conquistate traguardi importanti nel mondo del nuoto paralimpico. Dopo aver portato a casa il titolo europeo, rappresenterà l’Italia nel suggestivo scenario di Tokyo. La redazione di Paroladeltifoso.it è lieta di offrire ai propri lettori un’intervista rilasciata ai nostri microfoni da Emmanuele Marigliano.

Ringraziamo Emmanuele per aver accettato l’invito, la nostra realtà è molto legata al territorio campano e siamo felici di raccontare parte della tua storia. Partendo proprio dal senso di appartenenza che caratterizza l’ambiente napoletano, che rapporto hai con le tue radici?

Ho un rapporto molto passionale con il quartiere di Barra, è una zona periferica nella quale è più difficile emergere. Sono orgoglioso di portarla in giro per il mondo grazie al mio percorso, infatti, quando alcuni fanno domande sulla mia provenienza sono molto fiero di menzionare il posto in cui sono nato.

La Campania è una zona ricca di potenziale per quanto riguarda il mondo dello sport. Da atleta affermato, qual è il consiglio che daresti a chi decide di intraprendere un percorso agonistico?

Ai giovani consiglio di approcciare la carriera sportiva con divertimento per poi costruire qualcosa di importante. Quando si intraprende un percorso simile bisogna essere disposti al sacrificio ed avere una pazienza notevole. I sacrifici ripagano sempre ma è necessario credere in ciò che si sta facendo.

Partendo da un quartiere popolare sei riuscito a conquistare accessi in eventi di rilevanza mondiale, diventando un vero e proprio esempio da seguire. Qual era, invece, il tuo modello di vita preso in prestito dal contesto sportivo?

Federico Morlacchi ha inciso molto sulla mia passione, grazie a lui mi sono avvicinato al nuoto. La sua avventura ai giochi paralimpici di Rio ha catturato la mia attenzione, rimasi colpito dalla sua caparbietà. Sono emozionato perché l’idolo che seguivo è attualmente un mio compagno di squadra. Inoltre, apprezzo Clemente Russo e Lorenzo Insigne, atleti che sono partiti dal nulla per poi creare storie importanti nei rispettivi percorsi.

La conquista di titoli importanti rappresenta il vero lieto fine per ogni atleta che costruisce il proprio successo attraverso sacrificio e dedizione. A maggio hai trionfato agli Europei in Portogallo, ci racconti la tua esperienza?

Esperienza fantastica indipendentemente dal risultato. Arrivavo in Portogallo da esordiente e vincere al primo tentativo non accade tutti i giorni. Conquistare tale traguardo rappresentando una nazionale forte come la nostra, aggiunge un peso specifico maggiore alla vittoria stessa. Prima delle gare percepivo un clima di fiducia, basta pensare agli sguardi del commissario tecnico. Il gruppo mi ha sempre trasmesso sicurezza spingendomi verso il titolo.

Hai conquistato l’Europeo da mina vagante, mancano pochi giorni al grande evento di Tokyo. Quali sono le tue sensazioni?

Provo sensazioni positive, darò il massimo e punterò a qualcosa di importante. Sono emozionato, era il mio sogno da bambino e ancora oggi che manca pochissimo, faccio fatica a realizzare il fatto che parteciperò alla competizione più ambita dagli atleti. Quando ottieni la partecipazione ad un evento così importante hai raggiunto il massimo.

Cosa passa nella testa di un nuotatore quando il famoso sacrificio di cui parlavamo viene ripagato?

Arrivati ad alti livelli ripercorri tutto il percorso svolto per raggiungere quel risultato. Dagli allenamenti ai singoli sforzi passando per i discorsi dell’allenatore, è un mix di emozioni che non si può spiegare. Tali sensazioni bisogna viverle di persona.

In questi casi è il singolo a rappresentare la propria nazione. Quanto pesano quelle tre lettere sulla cuffia ogni volta che arriva il segnale di partenza?

Rappresentare una nazionale forte come la nostra è notevole. In questi casi, però, la motivazione aiuta a gettare il cuore oltre l’ostacolo per dimostrare al mondo di essere i migliori. Siamo campioni in carica, abbiamo ottenuto successi in Portogallo. Il senso di appartenenza crea una grande carica agonistica, quando trionfiamo in eventi internazionali firmiamo il tricolore. Siamo legati alla bandiera.

In scenari così importanti, come ad esempio la suggestiva Tokyo olimpica, come si annienta la pressione in modo tale da raggiungere la giusta concentrazione?

Impossibile annientare la pressione, posso soltanto gestirla nel migliore dei modi con la consapevolezza di aver fatto uno sforzo notevole per essere in quel posto. Quando si va in vasca bisogna essere lucidi dal primo all’ultimo centimetro.

Ogni pagina sportiva ha i propri punti dolenti. C’è una gara che vorresti disputare nuovamente per cambiarne le sorti?

La mia carriera è costante e mi auguro di continuare su questa strada. Modificherei la continuità del passato, molto diversa da quella degli ultimi cinque anni. Da piccolo, anche per motivi fisici, non riuscivo mai a trovarla.

A pochi giorni dalla partenza per Tokyo, quale messaggio vuoi trasmettere ai sostenitori?

Chiedo ai supporters di seguirci con tutto il calore possibile, causa COVID l’evento non vanterà la presenza del pubblico. Le persone saranno rappresentate da noi, da atleti della nazionale italiana daremo il massimo per rendere fiera la nostra gente.

Ringraziamo nuovamente Emmanuele per aver raccontato momenti importanti della sua carriera ai nostri lettori, augurandogli successi notevoli anche ai giochi di Tokyo.

Ivan Serio

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