Balcani: un tunnel di torture.

1 luglio 2021 – Balcani: le porte dell’UE, sinonimo si speranza ma anche di tortura.

Il tema dell’immigrazione è un piatto che viene servito ogni giorno, ma ultimamente i protagonisti della nostra informazione sono di certo  la pandemia, lo sport o il numero delle star che villeggiano a Capri. Due giorni fa, oltre alla notizia di Jlo tra le vie dell’isola partenopea, è giunta la voce dell’ennesima tragedia sulla rotta balcanica. L’immagine descritta dai giornalisti è simile a quella che ha rappresentato al meglio una delle controdiaspore più grandi del mondo. Sto parlando di quel corpicino e di quelle braccia stese sulla spiaggia di Bodrum dell’ottobre del 2015. Questa volta però, la tragedia è diversa da quella del piccolo Aylan.

Confini o porte verso la salvezza?

Balcani, 30 luglio 2021, un bambino afghano muore annegato nelle acque del fiume Uni (Bosnia Erzegovina) – ANSA.  La “rotta balcanica” è l’espressione per eccellenza delle ultime tragedie umanitarie alle quali stiamo assistendo nei confini europei. L’ennesima vittima di questo fenomeno è stata quindi, registrata due giorni fa. Secondo le ricostruzioni di un testimone, il bambino di 5 anni sarebbe scivolato dalle braccia del padre durante l’attraversamento del fiume. Il piccolo bimbo sarebbe morto annegato, il corpo è stato ritrovato dalle autorità di Novi Grad solo 40 minuti dopo l’incidente. Quest’ultimo è stato segnalato alla polizia da alcuni residenti del luogo, i quali hanno chiamato vigili del fuoco e ambulanza. I sommozzatori hanno ritrovato la vittima dopo diverse ricerche, attualmente la salma si trova nell’ obitorio del centro sanitario di Novi Grad. La comunità Bosniaco-Croata, come tutti i paesi dei Balcani, assiste a scene del genere ogni giorno. Ultimamente il numero di migranti  che provano ad affrontare il tunnel di torture e sofferenze oltre la Croazia è diminuito significativamente data la pandemia. La maggior parte di essi (60%) sono  rappresentati da famiglie in fuga da contesti di guerra del Medio Oriente.

Una partita a scacchi

Rientra nella  percentuale anche la famiglia afgana colpita dalla tragedia  venerdì, era composta da padre, madre e cinque figli minorenni. L’Europa usa da anni gli stati membri e non dei Balcani come dei cuscinetti, provando a difendere i propri confini dalle grandi ondate di rifugiati. Però, a quanto pare, la strategia dell’ UE per gestire gli arrivi e di bloccarli al di fuori della sua porta non funziona. Ultimamente, si è assistito a diversi scandali riguardanti gli accordi sull’immigrazione dal 2015 al 2019  tra UE e Turchia.

Infatti, la gestione dell’immigrazione è de facto diventata una grande partita di scacchi tra Erdogan e l’UE, peccato che in gioco ci sono le vite di migliaia di persone. Improvvisamente la protezione, la tutela e il rimpatrio degli immigrati è diventato un gioco di ricatti alimentato da cifre sempre più alte di denaro. Fortunatamente, la pandemia sembra aver lasciato da parte queste questioni. Questo paradosso, purtroppo però, non ha smesso di incentivare  la violenza accettata e mascherata dalle autorità statali verso i gruppi di migranti.

Sono sicuro che l’indifferenza assertiva dei guardiani dei confini non porterà a risultati migliori di quello di pochi giorni fa. L’UE riuscirà a cambiare metodi? o rispettando al meglio la sua costituzione “rischia” di pubblicizzare una “free entrance”?

Nicolaos Nicolau

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