Azionariato popolare? Come si fa e come si sta muovendo l’europa

Azionariato popolare

La pandemia ha ridotto all’osso la maggior parte delle società calcistiche del mondo, i ricavi sono diminuiti drasticamente, le entrate faticano ad arrivare e i bilanci sono sempre più in rosso. Questo potrebbe essere davvero il momento di agire secondo il modello basato sull’azionariato popolare. L’organigramma aziendale oltre ad essere formato da figure esperte e preparate che ricoprono ruoli ben precisi, è arricchito da altri soggetti, perlopiù tifosi, che partecipano e influenzano le decisioni societarie apportando un incremento del capitale sociale attraverso conferimenti in denaro, che gli permettono di ottenere azioni con diritto di voto da far valere nelle assemblee. In questo caso i supporter diventano soci a tutti gli effetti e partecipano agli utili e alle perdite della società a seconda dell’investimento fatto. 

I motivi per il quale si ricorre a questo modello sono vari: uno su tutti è la garanzia di una stabilità economica tramite l’afflusso continuo di capitali e la fidelizzazione dei tifosi-soci, con un ritorno indiretto degli investimenti su merchandising, diritti Tv, sponsor e stadio (quando ci si poteva recare). 

IL MODELLO IBERICO

Gli esempi più famosi di questi modelli trovano sistemazione in Spagna. Il Barcellona conta più di 150.000 soci sparsi in tutto il mondo, ciò fa capire che “Mès que un club” non è solo un motto ma uno status quo. Qui gli investitori-aficionados hanno un peso importantissimo infatti, tramite l’assemblea generale, possono gestire il club. I compiti di questo organo sono: approvare il bilancio e le modifiche dello statuto, autorizzare la vendita dei beni societari e i nuovi accordi di sponsorizzazione. I componenti hanno potere elettivo, con la regola “un socio un voto” e ogni quattro anni eleggono il presidente del club.

Stessa regola che ha permesso a Florentino Perez di essere riconfermato tre volte consecutive a capo della gestione dei Blancos. Il Real Madrid conta 93 mila soci, che nell’assemblea decidono anche quando investire nella campagna acquisti.

Il tutto è regolamentato dalla Ley del Deporte del 1990 che stabilisce il passaggio alla proprietà di privati grazie ad una nuova forma giuridica ad hoc, denominata SAD (sociedad aútonoma deportiva).

I SUPPORTER’S TRUST IN INGHILTERRA

In Inghilterra la situazione si presenta in maniera differente. I Supporters’ Trust sono dei veri e propri atti d’amore dei tifosi che, attraverso associazioni senza fini di lucro e riconosciute dalla legge, partecipano con piccole quote versate al capitale sociale del club di riferimento. Il loro compito è quello di instaurare un rapporto costruttivo con la società ed essere influenti nelle decisioni operative. In Uk si sono create addirittura dei veri e propri “Community Clubs”, gestiti dai tifosi come lo United of Manchester e l’AFC Wimbledon. Il calcio qui è a tutti gli effetti della gente, anche giuridicamente.

LA REGOLA DEL 50%+1, IL CALCIO TEDESCO

La legge del 50%+1 è stata approvata nel 1999. Essa vieta ai club tedeschi di assegnare più del 50% ad una singola azienda o ad una singola holding (Fanno eccezione solo il Bayer Leverkusen e il Wolfsburg che sono stati supportati da una stessa azienda in modo continuativo per più di 20 anni, la Dfl). Il Bayern di Monaco, ad esempio, mette sul mercato il 73% delle quote societarie mentre il restante 27% è equamente diviso in tre aziende di caratura mondiale: Audi, Adidas ed Allianz.

In questa situazione i tifosi comandano e non ci sono contestazioni tra sostenitori e presidenza. Chiunque possieda la membership ha diritto di voto e questo spiega perché la Bundesliga detenga il primato come media di spettatori presenti alle partite, il muro giallo del Borussia Dortmund non esiste per puro caso. 

Una curiosità interessante è che ogni quota per la membership della società bavarese costa €60, mentre ben €800 per il Lipsia. Questo perché la Red Bull, proprietaria del club, ha forzatamente rispettato la norma vigente. Ragion per cui il RasenBallsportLeipzig è la squadra più odiata di Germania, non avendo neanche un legame territoriale con la città, come il Wolfsburg. 

LA SITUAZIONE ITALIANA 

Dal 2019, grazie all’emendamento presentato dal membro della lega, Andrea Belotti, viene introdotto anche in Italia l’azionariato popolare nelle società sportive professionistiche. Come riporta Il Sole 24 Ore: “la norma, punta a regolare la partecipazione al capitale sociale di una società sportiva da parte di un gruppo di persone, che, in base alla percentuale di partecipazione e all’entità del loro investimento prenderanno parte ai risultati economici aziendali.”

Nella nostra penisola c’è stato già qualche tentativo concreto con l’iniziativa My Roma e in qualche squadra minore tra le quali: Mantova, Arezzo, Enna, Vibonese, Hellas Verona, Reggina

“Il nostro sogno è portare il modello dell’azionariato diffuso, che tanto bene ha fatto al Bayern”. Afferma l’economista Carlo Cottarelli in un’intervista a Repubblica. L’ex commissario alla revisione della spesa pubblica è già presidente di Interspac, società creata da alcuni volti noti della finanza milanese per entrare nell’azionariato del club nerazzurro, e ha come progetto arricchire il capitale dell’Inter tramite molte decine di migliaia di soci appassionati. 

Il tutto nasce da una situazione finanziaria disastrosa da parte del club neroazzurro, che si trova a fronteggiare un difficile momento economico con una forte carenza di liquidità e quindi una forte pressione per la ricerca di nuovi partner che possano onorare la causa. I signori Zhang attraverso Suning stanno cercando di far quadrare i conti, garantiranno le risorse economiche necessarie per la gestione e per portare a termine la stagione sportiva nel miglior modo possibile puntando allo scudetto.

I TIFOSI: “LENDER OF LAST RESORT”

Parlando di economia l’espressione “lender of last resort” (letteralmente, prestatore di ultima istanza) indica la funzione svolta in genere dalla Banca Centrale che, per prevenire o mitigare crisi finanziarie, sostiene con crediti il sistema bancario. Considerando i tifosi la grossa banca centrale del calcio, ciò che permette l’industria calciofila di esistere, e le tante società in difficoltà le piccole banche, la similitudine è chiara: i tifosi sono l’ultima spiaggia per salvare il mondo del calcio attraverso l’azionariato popolare. 

Le quote versate dai supporter farebbero riaccendere la fiamma viva del football nel cuore della gente, un fuoco che con gli stadi chiusi si sta lentamente spegnendo. Come detto in precedenza, il calcio è della gente, è di chi lo ama, è di chi con un atto d’amore investe i propri risparmi non solo a scopo di lucro, ma per dare un contributo concreto alla sua squadra del cuore. 

Una visione troppo romantica e utopistica? Gli esempi ci sono e sono stati ampiamente discussi e analizzati ora bisogna solo mettere in pratica quello che è stato fatto in tutta Europa, e come al solito siamo in ritardo!

Valerio Petrosino 

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