Aurelio medita la fuga? Oppure una rifondazione secondo il suo solito copione?

Bentrovati amici della sfera cubica, è scoppiato il finimondo a Napoli. Tifosi inviperiti che non sanno da che parte sparare le loro cartucce di odio e delusione. Non comprendono se colpire allenatore, giocatori oppure la società. Un gioco che parte da lontano e precisamente da quando ADL fece la sfuriata contro i senatori. Proprio loro che per anni hanno mantenuto in piedi il gioco della Ssc Napoli e come in un film già visto a Castelvoturno adesso sono i peggiori, gli antinapoletani, fino a diventare il male di Napoli.

Un gioco a chi la spara più grossa che ha portato tragiche conseguenze ed i motivi sono molteplici. Il primo è che questa volta non c’è un allenatore capace di gestire uno spogliatoio perché il vero allenatore del Napoli è il figlio dell’illustre Ancelotti. Immaginate un capitano dalla verve di Insigne che prende ordini da un ragazzetto che non ha una storia calcistica, arbitrale e nemmeno di direzione tecnica di una squadra di serie Z.

Un problema che questa sfera più volte vi ha annunciato nel corso degli anni ed i nodi stanno venendo al pettine. Quanti insulti ci siamo beccati, quante contestazioni e soprattutto quanto credito è stato dato a finti sostenitori della squadra e anche della città. Sì, perché chi ha consentito che la polvere restasse sotto al tappeto, l’ambiente, ha generato una esplosione così forte che ha provocato una scossa di terremoto avvertita fino alla sede della UEFA.

Napoli epicentro di polemiche calcistiche sindacali, dove i giocatori diffamati pubblicamente dal presidente rifiutano di andare in ritiro e rischiano di essere portati in tribunale. Un capitano che gioca male e prende questioni con i più giovani che addirittura gli rifiutano di dare la mano in campo a fine gara.

Nervi saltati e dichiarazioni al vetriolo di un Presidente che stranamente apre gli allenamenti ai tifosi per sottoporre i giocatori al giudizio di una tifoseria inviperita che non riconosce più gli undici leoni di Sarri. Una violenza verbale che mette gli ex beniamini sotto pressione con la consapevolezza che non possono aprire bocca nemmeno quando lasceranno Napoli per postille contrattuali. Così è avvenuto per Lavezzi, per Higuain, Cavani e Sarri.  

E se qualcuno ha ancora dei dubbi su come vi abbiamo raccontato un anno fa la storia di Allan, allora non è degno di leggere questa rubrica e di difendere la città. Allan fu messo fuori rosa perché volle partire per Parigi. Cinquanta milioni non bastarono al Napoli per porre fine  alla sua esperienza in azzurro, da lì è nato un diverbio acceso con la società e se vogliamo dirla tutta: non è mai un bene trattenere un giocatore in una squadra dove non sta bene. Soprattutto quando prenderebbe due milioni di euro in più in una città come Parigi.

Quindi esprimo solidarietà alla moglie di Allan, il cui marito è stato vittima di un odio pubblico dove non posso omettere delle responsabilità della Società che ha gestito molto male il problema.

Esprimo anche solidarietà nei confronti di Edoardo De Laurentiis perché in questi giorni sta subendo degli attacchi ingiustificati per via delle scelte del padre. Non è lui che gestisce la cassa e non è lui che certamente decide le sorti dello spogliatoio.

Discorso diverso per Ancelotti, che invece lascia gestire un giocattolo di 650 milioni di euro al figlio quando fino all’esperienza disastrosa di Monaco portava con sé un vice di spessore come Tassotti.

C’è una grande differenza.

E adesso veniamo alle ipotesi. In questi giorni si mormora che ci sia una offerta degli sceicchi del Qatar per acquistare il Napoli. Gli stessi sceicchi che da 4 anni hanno una seconda casa all’Hotel Exelsior e vuoi vedere che De Laurentiis ha avuto l’ordine di svuotare la squadra per via di una cessione societaria?

In fondo quello che vi abbiamo detto, lo ha confermato il presidente più volte: non si fanno debiti per fare il salto di qualità.

Così come vi abbiamo detto che il valore della società non sono i cartellini dei giocatori, ma ben altro.

Intanto, Milik si da malato, Zielinsky medita una fuga e già si parla delle cessioni illustri a gennaio di Mertens e Callejon. C’è poco da sorridere, ma è chiara una cosa: ADL ha costruito e lui può distruggere. Quindi questo vuole significare due cose per la precisione.

La prima è che smantellare una squadra per rifondarla è più che giusto, ma solitamente si fa quando si è vinto qualcosa di importante, in poche parole quello che ha più volte garantito Ancelotti ai napoletani.

La seconda è che forse è giunto il momento di fare una seria riflessione sull’operato fatto fino ad oggi nel Napoli e questa discussione è stata aperta oltremanica dove il Daily Mail ha praticamente pubblicato una inchiesta contro il presidente del Napoli dove ha riportato per filo e per segno tutta la cronistoria degli eventi salienti della sua scalata nella città che ha spesso bistrattato, ricambiando con coppette e delusioni dell’ultimo miglio.

E non sono mancate citazioni che riguardano suoi asti con allenatori e giocatori, ma quello che ha scaturito la vendetta atroce degli inglesi è stata la pubblica offesa subita dalla bocca di “un rappresentante di Napoli nel mondo” circa le donne britanniche, colpevoli, a suo dire, di non lavarsi le parti intime e invitando allo stesso tempo i suoi calciatori a non andare a giocare in Premier.

E da qui si nota lo stile Inglese, una vendetta servita fredda che ha colpito nel segno ripristinando una sorta di ordine. Non esistono colpevoli che non partano da chi dirige l‘orchestra e non la rappresenta spesso in modo appropriato.

Ci sarebbe molto altro da scrivere, ma mi fermo qui. Rileggetevi le puntate della sfera cubica e sono sicuro che tra giornalisti tifosi, giornalisti accreditati e giornalisti vestiti da storici populisti neoborbonici, nessuno vi ha mai raccontato cose “scomode” che si sono poi verificate.

Alla prossima amici, occhi aperti.

Livio Varriale

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