Argentina e Serie A, un tango infinito

E’ di pochi giorni fa la notizia che il Papu Gomez lascia l’Atalanta e si accasa al Siviglia. Uno degli ultimi fantasisti argentini che ha calcato i campi di Serie A, lascia così l’eredità di questo tango tra Argentina e Campionato Italiano a Paulo Dybala, Rodrigo De Paul e Lautaro Martinez. Un tango viscerale e confidenziale quello tra il nostro campionato e la nazione dell’ ” En Unión y Libertad” che dura da tanto, per la precisione circa 80 anni , quando Domingo Ferraris nella stagione 1929 indossò la maglia del Torino.

Proviamo per un attimo a riavvolgere il nastro, difficile fare una Top 11, proveremo così a raccontarvi le gesta dei calciatori argentini che più ci hanno emozionato sui nostri campi di calcio. Un piccolo appunto, leggetelo con sottofondo musicale di Astor Piazzola nella famosa Libertango, altrimenti non c’è magia.

Daniel Passarella; El Caudillo faceva il libero, ruolo oggi obsoleto secondo molti. Dopo 8 anni al River Plate , la Fiorentina nel 1982 non ha dubbi: punta tutto su di lui per risanare la difesa. Saranno 4 stagioni in viola, quindi altre due all’Inter. Punizioni e rigori che gli valsero ben 35 reti in Serie A in 150 presenze e se un certo Socrates a Firenze ti lascia battere le punizioni vuol dire che sei davvero un generale.

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Javier Zanetti; il capitano dell’Inter merita un plauso sia per la longevità sia per l’umanità dimostrata al calcio italiano. Dal Banfield arriva all’Inter dove in 19 anni conquista tutto, dall’amore dei tifosi interisti e italiani allo storico Triplete. Il ciuffo sempre lo stesso, il carisma altrettanto, ” El Pupi” ha fatto innamorare tutti e chi lo nega mente. L’unico calciatore ad avvicinarsi ad una leggenda del calcio come Giacinto Facchetti, stesso ruolo e stesso amore per la maglia.

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Juan Sebastian Veron; non è facile arrivare in Serie A è giocare in una Sampdoria dove in campo c’era gente come Mancini, Evani, Karembeu, Montella e Mihajlovic. Avete capito bene non gente cosi ma veri fuoriclasse. Per la “Brujita” fu semplice, semplicissimo, cosi che il Parma in rampa di lancio a cavallo tra i due millenni, punta su di lui. Altra rosa piena di fenomeni ma la strega non ne risente e addirittura vince una Coppa Uefa prima di andare alla Lazio e consacrarsi definitivamente con lo scudetto, chiudendo all’Inter la sua parentesi Italiana. Juan Sebastian Veron è stato l’immagine della dolcezza del Fútbol Argentino che ha illuminato la Serie A.

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Diego Pablo Simeone; passare dalla Primera Division col Velez al Pisa mica è facile? In tal caso o sei uno che ha garra altrimenti molli facilmente. Diego viene dal quartiere Palermo della Capitale mica da una zona facile, è uno tosto e Romeo Anconetani decide di portarlo in Italia, sfruttando la crisi economica argentina. Mircea Lucescu si accorge che Simeone ha tanto margine e lo si vede da miglia. Pisa, Inter e Lazio per diventare “El Cholo” vince tutto in Italia e in Europa, cattiveria e dinamismo per quello che oggi è uno dei più grandi allenatori del Mondo.

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Hernan Jorge Crespo; forse quello tecnicamente più sopraffino di quelli che hanno avuto sulle spalle “El Nueve”. Dal Monumental di Buenos Aires alla Serie A, vestirà le maglie di Parma, Lazio, Inter, Milan e anche Genoa se non lo sapevate. Uno maniacale e lo si vede anche in veste da allenatore. Crespo viveva per il gol e per il “momento determinante” quello in cui non puoi sbagliare e devi farti trovare pronto.

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Gabriel Omar Batistuta; il Re Leone è sempre il Re Leone nulla da recriminare. In Italia prima nella culla della cultura Italiana alla Fiorentina, ricreando un mecenatismo calcistico degli anni 90 insieme a Rui Costa . Inter e Roma poi nel cammino di Gabriel, cammino segnato da delle ginocchia fragili che lo hanno fermato prima del dovuto ma 354 reti per un delantero central come lui non saranno mai e poi mai bruscolini.

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Il tango passionale e immenso continua in tutto il Mondo nonchè in Italia, il direttore d’orchestra che fu e che sarà, resterà sempre Diego Armando Maradona, ma quanto ha dato e quanto ancora darà l’Argentina al nostro calcio lo scopriremo domenica dopo domenica.

Daniela Villani

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