Adidas/Nike, ecco perché ADL dice no alle multinazionali

Oggi Parola del tifoso vuole affrontare e mettere in evidenza con i suoi lettori un aspetto che è di fondamentale importanza per il bene del nostro amato Napoli.
Nella giornata di ieri il Cagliari ha annunciato il proprio nuovo sponsor tecnico: addio a Macron ed ecco il benvenuto niente di meno che ad Adidas, con la presentazione ai tifosi delle nuove maglie da gara firmate dal marchio della multinazionale tedesca. Una partnership straordinaria e inaspettata per la piazza sarda, che potrà da adesso soltanto che trarre ottimi benefici da questa scelta commerciale, in primis per quanto riguarda l’ immagine del club di Tommaso Giulini.
Adidas sbarca nel calcio italiano per la seconda volta quindi, dopo la collaborazione già in essere con la Juventus.

Alla lettura di questa notizia la domanda sorge immediata: perchè il Cagliari sì e il Napoli no ?
La risposta la vorremmo sapere tutti quanti dalla società. Quello che noi possiamo dirci è cosa significherebbe un’ operazione del genere nella nostra città.

Napoli è, lo sappiamo benissimo, una piazza che vive la Maglia azzurra 365 giorni all’ anno, h24; una fede viscerale che cresce giorno dopo giorno, indipendentemente dai risultati sul campo. L’ arrivo in città di un brand di caratura mondiale si sposerebbe benissimo con l’ amore dei napoletani per la squadra e porterebbe quindi nelle casse azzurre introiti importanti e di peso, che andrebbero a potenziare tutto il movimento che c’ è intorno al nome SSC NAPOLI.

Dal 2015 gli azzurri sono legati alla Kappa, che porta nelle tasche di De Laurentiis 8 milioni di euro annui(lo scorso Febbraio il rapporto con l’ azienda torinese in scadenza quest’ anno è stato confermato per altri due, senza però svelare le cifre alla base del rinnovo di contratto).Non il massimo, soprattutto se pensiamo che questo sponsor non restituisce nessun beneficio di immagine e di servizi ulteriori a quello dell’ abbigliamento sportivo della squadra. Anzi, possiamo dire che è il Napoli a dare visibilità al marchio Kappa, soprattutto in campo europeo.
Una piazza che ormai deve essere protagonista anche oltre i confini nazionali non può permettersi più sponsor tecnici come Diadora, Macron e Kappa(che sono invece buon riferimento per le società medio-piccole), ma deve osare. Sposare sodalizi con aziende come Adidas e Nike darebbe più potere al Napoli, che senza dover dare più di tanto in cambio, si ritroverebbe rappresentato in maniera importante su scala europea e mondiale.
Immaginiamo quanti prodotti marchio Napoli potrebbero essere realizzati grazie a queste grandi partnership e venduti sicuramente con successo a Napoli e in giro tra i milioni di tifosi azzurri sparsi per il mondo ?

Fare scelte commerciali in questa direzione rappresenta il primo passo affinché il nostro club cresca veramente, compia quel passo definitivo per entrare nel calcio delle grandi e giocarsi i trofei, a partire dalle competizioni nazionali ad arrivare a quelle internazionali.
Ogni stagione stiamo sempre allo stesso punto: riconduciamo tutte le mancanze di questa società al calciomercato, quando invece la causa principale del salto di qualità che non arriva e che non arriverà se non cambieranno i piani è la progettualità.

Bisogna lavorare dalla base e dare importanza ai fattori che oggi sono fondamentali per imporsi nel calcio contemporaneo: ce lo diciamo da anni ormai, ma ogni volta che ce lo ripetiamo siamo sempre a 0. La Juventus nove anni fa non era più niente, un club totalmente allo sbando, eppure è bastata volontà e intelligenza imprenditoriale per rivoluzionare la propria storia recente e diventare una delle società più solide al mondo.Sicuramente lì dalle parti di Torino gli agganci ci sono stati per risollevare drasticamente e completamente le sorti dei bianconeri, ma il modello di progettualità che hanno messo in campo gli Agnelli è un esempio da seguire.

A Napoli deve cambiare la mentalità, quella attuale fa riferimento al calcio che c’ è stato fino a prima del nuovo secolo e che non esiste assolutamente più. Ora il mondo del pallone è diventato un’ azienda e i risultati sul campo durante i novanta minuti passano dalle basi progettuali che un club adotta/ha la possibilità di adottare.La sensazione forte alle pendici del Vesuvio è che le possibilità ci siano per fare della nostra Maglia una delle più ammirate tra i continenti, ma la volontà non c’ è.
E allora continuiamo a ricondurre i problemi di questa società ai tradimenti di Higuain e Sarri(situazioni certamente di peso, ma solo dal punto di vista morale), alla passività di Ancelotti(anche questo tema validissimo, ma non causa delle mancanze di base in società), a Lozano e Hysaj e compagnia…
Intanto da altre parti, in piazze anche meno importanti della nostra, come Bergamo e Cagliari, si sta capendo intelligentemente come emergere.
È tutta una questione di mentalità, quella vincente.

Marco Falco

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