ALLA SCOPERTA DI GIOVANI TALENTI…FORSE

Nel corso di questi mesi vi ho portato alla scoperta di nuovi talenti che un giorno vorrei vedere nel Napoli come Thiago Almada, Rayan Cherki, Nicolas Dominguez e Pedri.

4 grandi talenti.

Bene, ora pensate se questa rubrica la riportassimo indietro nel tempo, con i giovani fenomeni di una volta ripercorrendo le carriere di ognuno di essi.

Cosa ne uscirà fuori?

Leggere per credere.

Per fare ciò bisognerebbe girare il mondo ma soprattutto arrivare nella terra del “Fùtbol” vero, quella sudamericana.

Ronaldo Nazario Da Lima.

Siamo intorno al 1976 in Brasile sta nascendo Ronaldo Nazario Da Lima, nome datogli per “omaggiare” il dottore che aveva aiutato la famiglia a partorire, Ronaldo Valente.

Il bambino cresce tra i campi di Bonto Ribeiro tra pane e pallone tanto da essere notato e poi acquistato del Cruzeiro, squadra militante nel Brasileirao, campionato di massima serie brasiliana.

Numero 9 sulla casacca blu e apparecchio ai denti a dimostrazione della sua giovane età . Il ragazzo, però, inizia a fare cose da grandi siglando 56 gol in 54 partite.

Segna in tutti i modi, partendo dalla difesa, di testa, da rapinatore d’area, saltando tutta la difesa, motivo per cui è un numero 9 ma che ama anche fare le cose che fanno i numeri 10, proprio per questo lo collocherei al centro tra questi due numeri, un 9.5.

Macchina da gol e numeri impressionanti che gli permisero prima la convocazione con la nazionale verdeoro con tanto di esordio contro l’Argentina poi il mondiale del ’94 vinto si ma senza neanche giocare un secondo.

Dopo la gloria è tempo di affacciarsi al panorama europeo, infatti viene venduto in Olanda al Psv per 6 milioni di dollari USA.

“Cosa c’è a Eindhoven?”, chiede Ronaldo. “Freddo”, risponde il Baixinho. “E poi?” “La Philips . “E poi?”, insiste Ronaldo. “Basta. Il freddo e la Philips”, tronca Romario.

Una sera a fine allenamento, i giocatori del Psv osservano il brasiliano che si toglie un calzettone dopo l’altro e ne contano dieci, prima di scoppiare a ridere.

Ma neanche il freddo della grigia Eindhoven riuscì ad abbattere l’uragano brasiliano, 30 gol in 32 partite con la maglia bianco-rossa. Si diverte e fa divertire perché guardarlo giocare è una bellezza agli occhi.

Nel ’96 iniziano i primi problemi fisici: operazione al ginocchio destro a causa della crescita esponenziale del figliol prodigo carioca.

 

È tempo di cambiare aria perché il ragazzino della periferia nord-ovest di Rio De Janeiro ha bisogno di caldo e di palcoscenici importanti per il talento che è pronto a mettere a servizio della squadra.

Arrivò prontamente la chiamata dalla Catalunya, i blaugrana lo aspettavano.

In terra spagnola era atterrato un vero e proprio “Fenomeno”.

“Per fermarlo bisognerebbe sparagli”, dirà Miguel Angel Lotina, l’allenatore del Logrones a cui Ronaldo aveva appena segnato 2 gol.

Il ragazzo ormai era diventato grande ed ai piedi del Camp Nou fece cose da extraterrestre.

47 gol in 49 partite ufficiali, titolo di Pichichi, scarpa d’oro, primo trofeo internazionale ovvero la Coppa delle Coppe nel 1996-1997 e Coppa del Re.

L’Italia chiama e il nazionale verdeoro risponde presente atterrando a Linate il 25 Luglio ’97. Esordì contro il Brescia ma è contro il Bologna che si presentò a tutto lo stivale come a dire:”Io sono Ronaldo, il fenomeno.”

Vince anche il primo pallone d’oro a Dicembre.

Il popolo nerazzurro è veramente pazzo del brasiliano che di lì a poco conquisterà tutto il mondo nelle vesti di “alieno.”

Dopo aver visto derubarsi lo scudetto dalla Juventus con il famoso rigore non fischiato nel contatto con Iuliano, Ronnie e l’Inter si rifanno a Parigi vincendo la Coppa Uefa del ’98.

 

Di lì’ in poi si inizia ad avere una prospettiva da giocatore più forte al mondo, lo pensavano tutti ma il suo ginocchio non era d’accordo perché inizia di nuovo a fare i capricci.

Comincia un periodo buio per il Fenomeno che inizia a mostrare sofferenza nella finale del Mondiale del ’98 persa contro la Francia, con il Lecce è solo un avviso per il fuoriclasse brasiliano che nove giorni dopo all’Olimpico di Roma in Lazio-Inter il ginocchio fa crack e con lui il tendine rotuleo.

 

Ritorna in campo ma è un rientro a due facce, nella capitale sempre contro la squadra biancoazzurra perdendo e regalando l’ennesimo scudetto alla “Vecchia Signora.”

Due facce perché poi trova il sorriso nel mondiale del 2002 vinto da capocannoniere.

Dopodichè si rompe qualcosa con Moratti e nella stessa estate si trasferisce ai Blancos del Real Madrid in cui vince per l’ennesima volta di tutto.

104 gol in 177 partite, titolo di Pichichi, Liga, coppa Intercontinentale, Supercoppa di Spagna, il secondo pallone d’oro e un altro Fifa World Player anche se poi si cambia di nuovo destinazione Milano, sponda rossonera questa volta.

 

Con il Milan fa poco poiché è tormentato dai soliti infortuni e si trasferisce in Brasile al Corinthias dove tra festini, peso non adguato, campionato Paulista e coppa del Brasile vinti, 35 centri in 69 match dice addio al calcio.

 

 

Ronaldo è uno di quei giocatori che avrei visto benissimo nel Napoli, se non fosse stato interrotto dagli infortuni parleremmo di forse il più forte dopo Diego ma con i “se” non tutto è deciso e allora ci fermiamo qui ad ammirare quanto talento c’era in un solo corpo fermato dai molteplici infortuni.

Gennaro Del Vecchio

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