Tra olandesi fatti in casa e ragazzini pescati in giro per il mondo: la storica “cantera” dell’Ajax

Nel corso degli anni l’Ajax si è distinta per l’ottimo vivaio dal quale sono sbocciate le carriere di moltissimi talenti che hanno anche fatto la storia di questo sport. Proprio dagli anni di Johan Cruijff prese vita questa politica che assicura ai lancieri da qualche decennio a questa parte un continuo ricambio generazionale. Inizialmente il tutto era un progetto strettamente riservato a giovani olandesi, con il trascorrere del tempo però, la politica societaria si ampliò sino ad arrivare a coinvolgere anche ragazzini stranieri pescati in giro per il mondo.


La grossa peculiarità del team di Amsterdam sta nel fatto che ogni decennio, a partire dagli ultimi del secolo scorso, è riuscita a sfornare almeno 2 o 3 talenti che poi hanno fatto le fortune dei loro successivi club. Il segreto lo si ritrova nella mentalità e nell’organizzazione del vivaio, il quale, non presenta alcun tipo di falla. Il tutto, ovviamente, accompagnato dalla presenza di strutture iper qualificate. Basti pensare, per riportare uno degli esempi più grossolani, che l’Ajax arrivata a giocarsi la finale di Champions del 1996 (poi persa con la Juventus) disponeva di ben 9 giocatori su 11 che erano frutto del proprio settore giovanile.


Caso volle che proprio uno dei più inferociti sostenitori della politica locale, Johan Cruijff, propose di ampliare la propria politica anche all’estero. L’idea era quella di aggiudicarsi i migliori giovani stranieri che spiccavano rispetto alla massa, non rendendola una priorità, ma semplicemente un’ulteriore fonte di guadagno per il team.


Senza dilungarci oltre, vediamo quali sono stati i principali talenti sbocciati dal settore giovanile dei lancieri:
Uno degli esempi più lampanti di politica estera fu Christian Eriksen. Il danese classe ’92, fu pescato nel 2008 dalla squadra danese dell’Odense, su indicazione dell’osservatore John Steen Olsen, per un milione di euro. Nel 2010 fa il suo debutto in prima squadra, sbocciando poi definitivamente nei due anni successivi, fino ad essere acquistato dal Tottenham per 13,5 milioni di euro.


Talento che forse maggiormente gli italiani ricordano fu quello di Clarence Seedorf. L’ex bandiera del Milan, prodotto del settore giovanile, debuttò con l’Ajax in prima squadra nel 1992, arrivando nel corso dei due anni successivi a vincere due campionati, due supercoppe e una Champions League. Nel 1995 passa alla Sampdoria, salvo poi trasferirsi immediatamente al Real Madrid con il quale conquista una liga ed un’altra Champions. Dopo due anni e mezzo trascorsi all’Inter senza vincere alcun trofeo, nel 2002 firma per il Milan, club con il quale vincerà due Champions e due campionati. Nel 2012 decide di chiudere la carriera da calciatore in Brasile al Botafogo.


Ennesimo prodotto, con un passato italiano, della cantera di Amsterdam,Se fu Edgar Davids, ricordato dai più per i celebri occhiali che indossava durante le partite. Debutta nella massima serie olandese nel 1991, centrocampista capace di abbinare corsa ed eleganza palla al piede, riesce a ritagliarsi un ruolo sempre più importante all’interno della squadra. Dopo una parentesi non felicissima al Milan, Davids diventa il primo olandese a vestire la maglia bianconera della Juventus, divenendo ben presto un elemento fondamentale per il successo della squadra nelle stagioni successive. Il 28 Dicembre 2013 si ritira definitivamente dal calcio giocato.


Senza voler dimenticare poi assolutamente campioni che hanno fatto la storia del calcio, come Marco Van Basten, Frank Rijkaard, Patrick Kluivert o Wesley Sneijder.
Ciò di cui non ci si deve stupire è l’immediato ricambio generazionale ogni qualvolta uno dei propri talenti venga ceduto. La mentalità, la preparazione e le strutture, sono solo alcune delle caratteristiche che ad esempio in un campionato come quello italiano mancano. Nel paese della pasta e della pizza si tendono a preferire giocatori più pronti, che però alle volte, pronti non sembrano esserlo (è il caso dello stesso Eriksen proprio ora all’Inter). Alle volte basterebbe sono quel pizzico di coraggio e sregolatezza in più, tale da poter permettere a giovani meritevoli di poter esordire con le proprie prime squadre di appartenenza. Politica, attualmente, messa in atto solo in parte dal Sassuolo.
Salvatore Sabella

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