Sarri alla Juve? Mi sentirei così

Se il buongiorno si vede dal mattino, allora questa settimana non oso immaginare come finirà. E’ una settimana turbolenta, Salvini che stravince le elezioni, il maltempo che continua a violentare la penisola, l’Empoli in quel modo in Serie B, il campionato che finisce (come se fosse mai iniziato) e un’estate che si appresta ad essere (l’ennesima) più calda degli ultimi vent’anni.

La notizia che scuote però è un’altra. Più dolorosa, più amara e più spaventosa. E’ come vedere il tuo migliore amico che sposa la tua ex, quella per la quale hai perso la testa in gioventù e non hai mai dimenticato: Sarri alla Juve.

Una voce di mercato che ha qualcosa in più rispetto all’arrivo di Di Lorenzo (ormai confermato) o di un addio di Allan verso il PSG.

Ci cadono le braccia al pensiero, perché non è come un Higuain qualunque, di napoletani alla Juve o di calciatori azzurri che andassero in bianconero ne abbiamo visti tanti: Ciro Ferrara, Fabio Cannavaro, Fabio Quagliarella… i meno recenti che hanno causato dolore Josè Altafini, fino ad arrivare al nostro amato Gonzalo che ha rimarcato la rivalità. Sarri però sarebbe un’altra cosa. Non è come i prima citati, fa più male. Se così dovesse essere vedremmo il condottiero in tuta, con il mozzicone in bocca allenare il nemico diretto.

C’è da fargli i complimenti. Con una pazienza e una imparzialità difficili da esprimere: ha fatto la scalata della vita. Dall’Empoli al Napoli, dal Napoli al Chelsea, e dal Chelsea alla corazzata bianconera. Mentalità contrastanti ma che se si allineano potrebbero trovare la strada giusta per qualsiasi obiettivo da raggiungere.

Non è facile ammetterlo, per niente, ma se Sarri dovesse andare alla Juventus ci sarebbe solo da complimentarsi per il lavoro svolto finora. E’ inutile dire che una buona parte di cuore azzurro si frantumerebbe come un bicchiere scagliato sul muro (reazione lecita ma da evitare in tal caso).

Non si potrebbe perdonare? Oppure sarebbe l’unica eccezione? Proprio come è accaduto fino ad oggi? L’unico che, andato via da Napoli, ha più estimatori che critiche. L’unico in grado di formare (involontariamente) una vera e propria resistenza al modo di fare della società.

Non giustificarlo sarebbe lecito, per carità: è sempre la Juventus, rivale storica che ci ha privato di scudetti, gioie, e donato tanti elementi per odiarla e invidiarla.

Giustificarlo sarebbe lecito, perché è l’uomo che dopo Maradona ha creato un sogno dal nulla, in tre anni ha riempito lo stadio con umiltà, lavoro, impegno e amore per quei colori che amano i tifosi azzurri e di cui lui fa parte.

Non c’è nulla di certo e vorremmo congelare questo momento, pur sapendo che ad un responso si arriverà.

La magra consolazione è ,come ogni volta che vediamo partire un giocatore o un allenatore che ci ha regalato parecchie gioie e soddisfazioni, pensare: “abbiamo superato la fuga di Maradona, possiamo tollerare tutto”. Forse.  

La vera domanda è: stimarlo come uomo oppure definirlo come traditore? Al popolo partenopeo l’ardua sentenza!

Matteo Sorrentino

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